Lettera aperta al Vescovo di Locri P. Giancarlo Bregantini

di Stefania SALOMONE

«Per obbiedienza sono venuto, per obbedienza parto»


Caro P. Giancarlo,
nonostante la notizia mi avesse già a caldo lasciato parecchio interdetta, ho voluto attendere un filmato che mi mostrasse anche il tuo volto.
E’ arrivato, attraverso il microfono della trasmissione “Le Iene”, ed è proprio il volto che mi aspettavo, il volto sereno di un uomo che ha fatto della fedeltà la propria ricchezza.
“Fedeltà” è un termine, o meglio un concetto, che tendo a sottolineare perché è, a mio avviso, l’origine e il senso della nostra fede, già a partire dalla storia della salvezza e della nuova alleanza di Dio con l’umanità.
Purtroppo nei secoli abbiamo assistito alla distorsione del senso dell’obbedienza, parola che ha condizionato e sta condizionando tante esistenze, nonostante, ormai è accertato, sia assente nei Vangeli.
Questo termine viene usato in riferimento ad agenti atmosferici “anche il vento gli ubbidisce….”, ma mai a uomini, e neanche a Dio.
Mai nei Vangeli Gesù chiede di obbedire a Dio o di servirlo, ma di assomigliargli. Ecco che comprendiamo che il termine più adeguato è senza dubbio “fedeltà”.
Mentre l’obbedienza sottomette, la somiglianza innalza. Innalza alla condizione divina, che è il traguardo al quale ogni individuo è chiamato e al quale deve arrivare.
La promessa che tu hai fatto ai tuoi superiori è una promessa di obbedienza nel senso più ampio del termine, cioè a definire il massimo livello di collaborazione nella costruzione del Regno di Dio. Questo è ciò che Dio stesso, attraverso Gesù, chiede a tutti noi cristiani.
Lasciare un progetto “santo” attraverso il quale sei stato accanto agli ultimi non è segno di fedeltà. E’ cieca obbedienza a un disegno che potrebbe non essere la volontà di Dio.
Sono sicura che la cosiddetta “promozione” ti interessi poco e niente, ma è la giustificazione apparente dietro la quale si nasconde ben altra intenzione. E questo tu lo sai. E’ fin troppo evidente.
Se davvero vuoi “obbedire”, cioè restare fedele a ciò che la tua coscienza certamente ti indica, l’unica strada è “disobbedire”.
Gesù ci ha mostrato come fare, Gesù ha trasgredito a tutte le leggi preordinate, leggi contrarie al benessere dell’uomo, e per questo è stato messo a morte; disobbediente fino alla morte, nonostante la morte, oltre la morte.
Sei un uomo coraggioso, generoso, che ha sfidato il potere degli sfruttatori e dei malavitosi; la tua opera è “vino nuovo”, si tratta ora di lasciare che venga deposto in “otri nuovi”.
Non temere, trasgredire “la legge” è cosa che viene da Dio.

Stefania SALOMONE



Lunedì, 12 novembre 2007