Organizzazioni cattoliche contro il DDL sulla prostituzione

di Agenzia SIR del 10-7-2008

Il CIF e la Comunità Papa Giovanni XXIII prendono posizione contro il DDL della ministra Carfagna


10/07/2008 12:25
PROSTITUZIONE: CIF, "STUPORE E SDEGNO" PER IL DDL. "OFFENDE LA DIGNITA’ DELLA PERSONA"

"Stupore, rabbia, profonda disapprovazione, sdegno per il disegno di legge recante misure contro la prostituzione per giunta proposto da un ministro per le Pari Opportunità". Così il Centro italiano femminile, che ritiene che "le norme in esso contenute" offendono "profondamente la dignità della persona umana e obbediscono alla logica farisaica di allontanare dalle strade lo scandalo" e "riaprire le cosiddette ’case chiuse’ in condomini favorevoli al mercato del sesso". "Ancora una volta - si legge in una nota del Cif diffusa oggi - la libertà del cittadino viene asservita alla violenza di quanti sfruttano il corpo femminile a scopo di lucro. Sono assai fragili, anzi del tutto inesistenti le motivazioni del legislatore che considera la prostituzione di strada un fenomeno di ’maggiore allarme sociale’ - giacché da sempre manca ogni controllo dei luoghi pubblici - e nel privato si consente già ogni sorta di sfruttamento". Per il Cif nel ddl "non è dato un rilievo sufficiente alle gravi responsabilità delle organizzazioni criminali e alle reti internazionali che le sostengono, né alla condizione di schiavitù in cui le donne e i minori vengono costretti" ed è "implicita una forma di rassegnazione del Legislatore". Le donne del Cif ritengono che "le modifiche alla legge n. 75 del 29 febbraio 1978 siano da respingere così come sono state formulate".


10/07/2008 11:10
PROSTITUZIONE: COMUNITÀ PAPA GIOVANNI XXIII, NO AL NUOVO DDL

No al disegno di legge sulla riapertura delle case di appuntamento per le prostitute: lo afferma, con forza, l’Associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII", fondata da don Oreste Benzi, che da oltre venti anni lotta per la liberazione delle donne schiavizzate a causa della prostituzione e per il loro recupero. Per l’associazione non si può "risolvere un fenomeno così complesso eliminando esteticamente il problema permettendo che esso si possa trasferire nelle nuove case di appuntamento". Infatti, a giudizio della Comunità Papa Giovanni XXIII, "tale proposta legislativa non colpisce neppure la domanda bensì la maschera", lasciando inalterato "l’orrore che colpisce oltre 100.000 donne straniere sulle strade e un numero ancora più rilevante e indefinito nei locali, alberghi, appartamenti". "La nostra Associazione - continua la Comunità Papa Giovanni XXIII - non starà a guardare e farà di tutto per impedire che un tale ddl venga approvato. Se sarà necessario manifesteremo in tutta Italia il nostro dissenso, in ogni parrocchia e ambito in cui potremmo sensibilizzare l’opinione pubblica e se necessario promuovendo anche un referendum abrogativo per abbattere questa ingiustizia e sappiamo che il mondo cattolico e anche tante associazioni laiche impegnate ci appoggeranno e sosterranno".



Giovedì, 10 luglio 2008