Allarme mafia

di Rosario Amico Roxas

Le ultime retate della polizia a Palermo hanno riservato brutte sorprese; in mezzo ai noti personaggi incaricati ad incassare il pizzo dai commercianti, regolarmente divisi in zone, quartiere e competenze, sono stati fermati giovani incensurati figli della piccola borghesia e tra questi anche figli di commercianti che pagano ad altri “colleghi” il pizzo pattuito.
Si tratta di un vero allarme sociale perché vanifica lo sforzo deterrente della polizia e dei carabinieri.
Molti sono stati arrestai, altri hanno preferito sparire dalla circolazione e, possibilmente, emigrare anche in America ad offrire manovalanza; così il numero degli esattori si sarebbe assottigliato, invece ecco la sorpresa.
La mafia è in continuo ricambio e trova i sostituti a quanti non possono operare.
La tecnica è la più vile.
Tampinano i giovani per scovare il più debole, ma nello stesso tempo in più adirato con una vita che deve subire. E’ il giovane che in pizzeria non consuma la pizza oppure ne divide una con l’amico.
E’ il giovane che non dispone del motorino oppure non ha di che mettere il carburante.
A questi giovani, che sono studenti universitari, diplomati, tutti in attesa di primo impiego e che non hanno trovato neanche quello precario, si presenta il piccolo boss della zona, offre la pizza, i soldi per la benzina; offre anche la compagnia di disponibilissime ragazzine che in cambio hanno ricevuto la dose quotidiana di cocaina. Si stabilisce un legame di sudditanza e di gratitudine; attenzione gratitudine, non riconoscenza che prevede l’atto di riconoscere, che può modificarsi nel tempo. Gratitudine, come quella che ci viene ossessivamente proposta e che dovremmo provare ad libitum per quegli americani che sarebbero venuti SOLO per liberarci dal nazi-fascismo.
In nome della gratitudine, quando giunge il momento, vengono portati a delinquere, anche per piccole cose, ma sufficienti per essere coinvolti e, quindi, ricattabili.
Entrati in quel circuito non è più consentito uscirne, così la manovalanza cambia, si altera anche nella consueta composizione, inglobando ragazzi che fin ora era impensabile ritrovare nell’elenco dei ricercati. I ragazzi noti alle forze dell’ordine se ne stanno ben visibili nel bar sotto casa, mentre quella determinata autovettura prende fuoco.
Il parco della manovalanza, in questo modo, diventa senza fine, sempre rinnovato, sempre privo di identificazioni. La precarietà organizzata, utilissima per contenere i costi aziendali e, così, aumentare gli utili; il lavoro saltuario usato come mezzo di ricatto che viene sottratto al minimo segno di insoddisfazione, è diventato un “ufficio di collocamento” del quale la mafia si serve abbondantemente per rinnovare le sue fila e disperdere ogni traccia di sé.

Rosario Amico Roxas



Giovedì, 20 marzo 2008