“lettera aperta” scritta da un gruppo di sacerdoti e religiosi omosessuali.

da ADISTA

Il documento seguente è stato diffuso da Adista che scrive:

NON CI NEGATE DI ESISTERE. LETTERA APERTA DI PRETI OMOSESSUALI CATTOLICI

Non abbiamo nulla da nascondere, e voi? La domanda sale dalla lettera aperta che un gruppo di omosessuali preti sottopone alla comunità cristiana e alla gerarchia cattolica che con la recente Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica li vorrebbe far scomparire dalla ‘presentabilità’ ecclesiastica. Non sono nostri gli istinti irrefrenabili nascosti dentro una castità coatta, non è nostra la vostra pedofilia, non è nostro il vostro essere ossessionati dal sesso, non siamo noi ad identificarci con una tendenza sessuale. Noi ci riteniamo e vogliamo essere persone, solo persone. Non vogliono avere nulla da nascondere i preti omosessuali che hanno consegnato ad Adista in esclusiva la lettera aperta. E proprio per questo, questa Chiesa li costringe a nascondersi, a celare il loro volto: costretti a chiedere la garanzia dell’anonimato, pur avendo il coraggio di firmarsi a viso aperto nella redazione di Adista.
A firmare la lettera sono 39 preti: 26 diocesani e 13 religiosi, provenienti da tutte le regioni d’Italia (complessivamente 18 diocesi e 6 Istituti religiosi).

Il documento è rivolto a tutti i credenti, e al Cardinale Zenon Grocholewsky, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, autore dell’”Istruzione”che esclude le persone omosessuali dai seminari. Questo il testo della lettera:

LETTERA APERTA

Carissimi fratelli e carissime sorelle in Cristo,

la recente “Istruzione” della Congregazione dell’educazione sulla esclusione delle persone con tendenza omosessuale al seminario e al sacerdozio ci spinge a presentarvi alcune nostre riflessioni al riguardo.

Siamo dei sacerdoti cattolici con tendenza omosessuale, diocesani e religiosi, e il fatto di essere tali non ci ha impedito di essere buoni preti.

Alcuni di noi hanno speso la loro vita in missione, altri sono parroci e pastori delle anime, amati stimati dalla loro gente, altri ancora vivono il loro sacerdozio nell’insegnamento con molta dedizione e professionalità.

La nostra tendenza omosessuale, come il documento farebbe credere, non è stato un impedimento a far si che la vita del ministro sacro sia animata dal dono di tutta la sua persona alla Chiesa e da un’autentica carità pastorale.

Carissimi fratelli e carissime sorelle in Cristo, la nostra omosessualità non ci ha mai messo in una situazione tale da ostacolare gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne come afferma il documento al paragrafo 2!

Come uomini e sacerdoti ci sentiamo gravemente feriti da questa affermazione assolutamente gratuita!

Non abbiamo problemi maggiori degli eterosessuali a vivere la Castità perché omosessualità non è sinonimo di incontinenza, né di istinti irrefrenabili: non siamo malati di sesso e la tendenza omosessuale non ha intaccato la nostra salute psichica, né le nostre doti morali e umane.

Il documento definisce determinante per il candidato il fatto che eventuali tendenze omosessuali transitorie siano chiarite e superate da tre anni prima dell’ordinazione diaconale.

Vorremmo farvi notare che la maggior parte dei preti hanno vissuto il periodo del seminario come un momento molto sereno dal punto di vista sessuale.

Confrontandoci tra di noi sacerdoti in varie occasioni ci siamo resi conto che i turbamenti, per gli eterosessuali come per gli omosessuali sono venuti dopo, causati non dalla tendenza sessuale, ma dalla solitudine, dalla mancanza di amicizia, dal sentirsi poco amati, e, qualche volta, abbandonati dai superiori o dalle loro comunità.

Inoltre, per quanto ci riguarda moltissimi tra noi hanno preso coscienza della loro omosessualità solo dopo l’ordinazione.

Si ha la sensazione che questo documento nasca come reazione ai casi di pedofilia recentemente manifestati soprattutto nella chiesa americana e brasiliana.

La tendenza omosessuale non è assolutamente sinonimo di pedofilia e soltanto l’idea di essere talvolta scambiati per pedofili diventa per noi insopportabile!

Si ha pure un’altra impressione: che il mondo eterosessuale pensi agli omosessuali come necessariamente inseriti in una cultura gaia, esibizionista, pungente, fuori degli

schemi, una filosofia di vita che spesso appare agli occhi di molti come contraria ad ogni regola morale, in cui tutto è permesso.

Certe manifestazioni del mondo gay così anticonformiste nascono come rivalsa da anni di ghetto e di persecuzione in cui è stato imprigionato il mondo omosessuale, ma sappiate che non tutto il mondo gay condivide tali manifestazioni.

In ogni caso vorremmo assicurarvi che nessun di noi ha mai assunto atteggiamenti stravaganti né accetterebbe un permissivismo edonistico in cui non esistono leggi morali.

Nel documento sembrerebbe che il problema maggior per poter essere buoni preti sia la tendenza sessuale, per poi sorvolare su certi stili di vita che pur ineccepibili dal punto di vista sessuale creano il vero scandalo tra i fedeli: ci riferiamo al lusso, all’attaccamento al denaro, alle egemonie di potere, alla lontananza dai problemi della gente.

Carissimi fratelli e carissime sorelle in Cristo, noi consideriamo la nostra omosessualità come una ricchezza, perché ci aiuta a condividere l’emarginazione e la sofferenza di tanti fratelli e sorelle; per parafrasare San Paolo, possiamo farci tutto a tutti, deboli con i deboli, emarginati con gli emarginati, omosessuali con i gay.

L’esperienza mostra che la nostra condizione omosessuale, se vissuta alla luce del Vangelo, sotto l’azione dello Spirito ci mette in condizione di sostenere e appoggiare nel loro cammino di fede i fratelli e le sorelle con tendenze omosessuali, attuando quella pastorale che la Chiesa riconosce come necessaria e desiderabile.

Quella Chiesa che ha ricevuto il ministero della riconciliazione ha bisogno di riconciliarsi con il mondo gay, di cui fanno parte molti credenti e moltissimi altri figli e figlie di Dio: uomini e donne di buona volontà che hanno il diritto di trovare in essa il tetto della loro anima.

Carissimi fratelli e carissime sorelle in Cristo, come tutte le persone oneste non possiamo negare la nostra fragilità, condizione della natura umana : portiamo il dono di Dio in vasi di creta, ma la nostra situazione non è un ostacolo ad essere pastori secondo il cuore di Dio.

Ora, dopo la pubblicazione del citato documento, proviamo maggiore disagio, come se la nostra vocazione non fosse autentica!

Ci sentiamo figli abbandonati e non amati da quella Chiesa alla quale abbiamo promesso e dato fedeltà e amore!

Ci sentiamo fratelli minori in un presbiterio in cui, ora, ci viene fatto credere essere entrati quasi clandestinamente!



Giovedì, 15 dicembre 2005