Il vaso di Pandora è stato aperto e, anche se in forma molto minore rispetto ad altri paesi, in Italia si comincia a parlare anche di questo: la sessualità dei preti.
Non mi riferisco a cronache scandalistiche o a chi cerca morbosamente storie di situazioni estreme per provarne sottile piacere. Mi riferisco alla trasmissione trasmessa su "La7" il 1° ottobre verso le 22 dove si prendeva in considerazione lomosessualità del clero. Una trasmissione, tutto sommato, equilibrata finalizzata allinformazione. Perché informare? "Perché parlare è meglio che tacere", ha detto la conduttrice. Mi trova concorde. Ma cè modo e modo di parlare. La gerarchia ecclesiastica, alla quale era stata riservata una poltrona in questa trasmissione, ha preferito disertare. Unassenza fin troppo eloquente, una porta chiusa davanti al mondo.
Gli unici rappresentanti della Chiesa ufficiale, uno psicologo e un esponente di CL, hanno condotto il discorso cercando in tutti i modi e maniere di isolare i problemi del clero come se fossero unicamente affari personali. Tra lallarmato e lemotivo hanno insistito che listituzione Chiesa con queste cose non centrerebbe affatto. Listituzione Chiesa parlerebbe chiaro: chi non si adatta è fuori luogo!
Nonostante questa dura posizione di parte, dallo psicologo, verso la fine della trasmissione, è uscita una timida positiva proposta: "Forse se i preti cominciassero a stare più assieme, a condurre una vita in comune un poco le cose cambierebbero...".
Mi sembra la cosa migliore che sia stata detta dai due.
Il problema, principale, infatti, non è che la Chiesa-istituzione stabilisca norme più o meno rigide ma è la frequente inesistenza di dialogo o lesistenza di poco dialogo e incontro nel mondo ecclesiastico. La poltrona vuota nella quale avrebbe dovuto sedere un rappresentante della gerarchia ecclesiastica lo mostra una volta di più con unevidenza direi brutale. Questassenza sembrava dicesse: "Abbiamo parlato chiaro. Non cè altro da aggiungere!".
Invece bisogna aggiungere altro, anzi molto altro ma non a parole! E necessario sapersi fare compagni di viaggio di tutti, soprattutto di coloro che ne hanno più bisogno e farglielo chiaramente sentire.
Don Barbero, prete sospeso dal suo ministero per le sue visioni troppo "aperte", ha confermato la diffusa triste realtà : "Siamo davanti ad una Chiesa che fa documenti su documenti ma che non sa dialogare": Ecco, per me il principale punto problematico è proprio questo: siamo davanti ad una Chiesa chiusa a riccio.
E ovvio che poi, in mancanza di dialogo, molte istituzioni ecclesiastiche finiscono per non conoscere veramente i loro preti, per non conoscere in dettaglio gli aspetti nascosti delle personalità . A costoro sfuggono le ansie di chi entra in seminario e danno per scontato mille e mille cose o, se vedono qualcosa che non gli piace, tendono a colpevolizzare. E ovvio che poi, in mancanza di dialogo, la solitudine in molti preti gli scoppia dentro come una bomba ad orologeria creando pure selvagge ricerche di sesso in direzioni altrettanto selvagge. Poi, con il tempo, costoro giungono a giustificarsi.
In mancanza di autentico dialogo è ovvio che un seminarista, magari entrato da piccolo in seminario, giunga sessualmente "ibernato" fino a 36 anni (come testimoniato nel recente libro-intervista di Marco Politi) e poi ad un certo punto, conoscendosi veramente, crolli. A questo seminarista, divenuto oramai prete, cosa disse il vescovo consigliandogli di sospendere il sacerdozio? "Prenditi il tempo che vuoi: la Chiesa ha bisogno di preti sereni". Tutto qua.
Si dirà che questo è un esempio non recente e magari la risposta del vescovo non è negativa.
Esempio recente o meno, risposta negativa o meno, mi sembra assolutamente erroneo lasciare sola una persona o, in alcuni casi, colpevolizzarla. Una persona in qualsiasi situazione si trovi ha bisogno di sentire la Chiesa come un luogo di crescita, non come un semplice luogo di riferimenti morali alti, sublimi, che nei frequenti casi di debolezza e fragilità umana, sono poco praticati o impraticabili.
Evidentemente la discussione sulla sessualità del clero si può prestare a molte altre considerazioni. E però indubbio che una sessualità serena o meno è una cartina di tornasole che indica una realizzazione felice o meno nella Chiesa.
Qui a me preme indicare che i preti non sono elementi staccati dalla Chiesa e, pure se con grosse difficoltà , ne fanno assolutamente parte, la esprimono. Unistituzione tentata a condannare e ad escludere i problemi vedendo nei preti in difficoltà delle "mele marce", unistituzione che non sinterroga profondamente sul senso e sui suoi metodi educativi non da effettivamente la migliore testimonianza al mondo.
Su questo punto nevralgico non ci si è assolutamente soffermati nella trasmissione de "La7". Mi sembra grave.
Io aggiungo che una Chiesa che oltre a non interrogarsi non mette in atto le sue forze migliori davanti ai problemi, da lidea di essere impotente a cambiare in meglio le persone, impotente a risanare eventuali dicotomie e scissioni interiori.
Una vera risposta cominceremo ad averla quando, con umiltà , i rappresentanti della gerarchia ecclesiastica cominceranno ad apparire anche a queste trasmissioni, mostrando di ascoltare e rispondere con pacatezza, assumendo scelte di reale vicinanza con gli "ultimi" della propria famiglia ed evitando proclami moralistici tanto altisonanti quanto inefficaci.
Ma forse bisognerà attendere ancora molto...
Il link alla inchiesta de "La7"
http://www.la7.it/blog/default.asp?idblog=15
Martedì, 02 ottobre 2007
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