Sui funerali di Domenico Riso

di Piero Montana.

“Tutta Isola ha salutato il suo Domenico”,” «Isola» abbraccia il suo Mimmo”; “Mille a Isola per i funerali dello steward”, questi i titoli che i quotidiani locali La Sicilia, il Giornale di Sicilia e l’inserto Palermo di Repubblica nella giornata di mercoledì 27 agosto hanno pubblicato sui funerali di Domenico Riso, lo steward di Isola delle Femmine vittima dell’incidente aereo di Madrid. Scorrendo gli articoli a riguardo ne scaturisce un senso di profonda tristezza. Mimmo, questo angelo che per professione solcava i cieli, se ne va per sempre e per chi, come me, è credente(1), rimane solo la speranza che possa ritornare alla sua dimora celeste.
Ma questa speranza è vana ed astratta se si fonda su un rito formale e non su un vero e proprio atto di fede che implica carità ed amore per il prossimo.
Ora questo prossimo nei funerali di Domenico Riso, da quanto abbiamo letto negli articoli in questione a lui dedicati, è stato completamente rimosso.
Questo prossimo infatti era costituito dalle persone care che sono morte tragicamente accanto a lui, il compagno Pierrik Charilas e il figlio di lui Ethan, un bambino di tre anni. Tutti e tre non sono scampati al rogo che ha carbonizzato i loro corpi come quelli di altre 151 vittime del disastro, che nello sgomento non si possono dimenticare.
A queste persone particolarmente care a Domenico era doveroso da cristiani rivolgere rispettosa attenzione e preghiere da parte dei ministri di culto che hanno celebrato il funerale.
La triste e drammatica realtà è che di esse, come se non esistessero, come se non contassero nulla per Domenico, nulla è stato detto, come risulta dal resoconto degli articoli che abbiamo letto. Ci si domanda se ciò sia avvenuto per rispetto al dolore del padre anziano e delle sorelle di Mimmo, che avevano chiesto una certa riservatezza per la vita privata del fratello, o per qualche altro motivo.
Come avrebbero potuto infatti dei preti cattolici celebrare un funerale per una famiglia omosessuale?
Eppure le vie del Signore sono infinte e nonostante questo funerale di facciata, di circostanza che non ha voluto mettere a disagio nessuno, il sindaco, i parenti più stretti, tutti gli abitanti di Isola delle Femmine, la Chiesa stessa, l’intera società italiana fondata sul tabù della famiglia gay, sono sicuro che Dio nella sua infinita bontà e misericordia ha accolto con amore nel suo seno anche questa famiglia distrutta, andata letteralmente in fumo in un disastro aereo, formata da Domenico Riso, dal suo compagno Pierrik Charilas e dal piccolo Ethan, a cui vanno con commozione le mie preghiere e le mie lacrime.
Dopo la celebrazione del rito funebre, qualcuno se non molti avranno tirato un sospiro di sollievo, dicendo tra sé :” In fondo è andato tutto bene”.
Qualcuno avrà lodato anche la Chiesa- che con grande magnanimità in tale circostanza, non ha fatto alcun accenno all’orientamento sessuale di Domenico- sostenendo che in fondo la vita privata delle persone riguarda solo loro. Queste ed altre considerazioni non coprono tuttavia del tutto la facciata, non riempiono il vuoto che dietro di essa si spalanca, perché questo funerale non è stato celebrato per il Mimmo reale, per il Mimmo che a Parigi conduceva un’altra vita, per il Mimmo che nella capitale francese aveva realizzato il suo sogno vivendo con un compagno amato ed il figlio di lui, con i quali aveva costituito una famiglia. No questo funerale- dispiace dirlo solo per non riaprire le ferite del padre e delle sorelle- non è stato celebrato cristianamente per Domenico Riso, ma per una persona a lui somigliante ma non del tutto identica.


Nota
1) Se tale affermazione scandalizzasse qualcuno, preciso che la mia fede è “sbocciata” davvero qualche anno fa, quando ho deciso di sbarazzarmi della Chiesa cattolica, chiedendo pubblicamente “lo sbattezzo”, ossia di essere cancellato dall’elenco dei battezzati nella parrocchia in cui sono stato registrato.

Piero Montana.
Esponente storico del movimento gay italiano



Mercoledì, 27 agosto 2008