Dal Cile la mia storia di gay credente e mormone

di Leandro Valdés

Active ImageTestimonianza di Leandro Valdés, presidente di Afirmaciòn di Gran Valparaiso (Chile) tratta da afirmacion.org, tradotta da Dino M., già pubblicata su www.gionata.org


Quando hai scoperto il tuo orientamento sessuale? A che età? In che situazione ti sei venuto a trovare? Quando hai accettato il tuo orientamento sessuale e sentimentale? Sono alcune delle domande a cui cerca di rispondere Leandro Valdés, Presidente di Afirmaciòn, associazione GLBT dei credenti mormoni di Gran Valparaiso (Chile). Che scrive "questa è la storia dalla mia vita. Oggi le mie sorelle sanno che sono gay e lo sanno anche la maggior parte dei miei amici. Mi rispettano non per quello che sono, ma per quello che valgo come persona. A tutti un abbraccio dal Cile".

Io faccio parte di coloro che sono convinti che si è gay fin dal momento della nascita. Però il momento in cui lo si scoprirà varia da persona a persona. Può essere quando si è ancora bambini, come nel caso di Michael, oppure durante l’adolescenza, o da adulti, o addirittura quando ormai si ha già famiglia.

La mia infanzia fu un’infanzia "normale" perchè mi piaceva giocare con i miei amici del quartiere e mi divertivo. Ritengo che fu un’infanzia felice.
Diventando adolescente ed entrando nella scuola media (superiore, liceo o preparatoria all’università) mi sono trasformato in un ragazzo molto studioso. La mia vita era da casa al collegio e dal collegio a casa. Ho studiato in un collegio di maschi.

Pertanto ero sempre insieme a loro e ce n’era qualcuno che attirava la mia attenzione, soprattutto quelli più grandi di me e che avevano già un corpo da uomini. Intanto che i miei compagni dopo il collegio andavano al liceo femminile per vedere delle ragazze, io me ne tornavo a casa.
A quel tempo con un paio di amici del mio quartiere facevamo dei giochi sessuali, senza ovviamente arrivare alla penetrazione. Credo che lo considerassi come il processo della maturità e pensavo che con il tempo sarebbe terminato.

A 18 anni si presentarono a casa mia due missionari mormoni nordamericani, il Presbitero Evans e il Presbitero Smith. Entrambi proprio due bei ragazzi e la mia mamma li invitò a casa non credo per il vangelo, ma per la curiosità di conoscere due "gringos". A quel tempo la casa si riempiva di gente, soprattutto ragazze. I presbiteri chiacchierarono a lungo con noi e poi tutta la mia famiglia e alcuni amici si battezzarono.

Immagino la contentezza dei due missionari, ma purtroppo si trattava solo di numeri, dato che ricordo che la mia mamma si recò in chiesa soltanto una volta; io e mia sorella invece continuammo di più a frequentare, soprettutto io, dato che mi piaceva la chiesa, quello che mi veniva insegnato, e ancor più perchè il vangelo era in sintonia col mio modo di pensare.


Così crebbi spiritualmente nel quartiere di Paso-Hondo, XXX di Quilpue, la mia città. In casa a volte avevo dei problemi per andare al mio quartiere dato che il mio papà non vedeva di buon occhio la chiesa.

Però facevo il possibile per andarci con la complicità della mamma, perchè, a pensarci bene, lei mi ha sempre appoggiato. Penso che lei abbia visto un cambiamento positivo in me. Io avevo già abbandonato i miei vecchi amici e mi frequentavo coi nuovi amici della compagnia mormone.

E’ stato un bel periodo dato che c’erano molti giovani, eravamo circa 25. E così mettevamo in pratica molte attività. Però sentivo che qualcosa dentro di me non girava giusto, poichè a volte provavo un’attrazione che non mi piaceva per niente, verso qualche amico. Sono stato presidente del PMM (programma degli scapoli di maggior età del mio gruppo). Non ho mai avuto una ragazza nel mio gruppo e nemmeno nella chiesa.


Al compimento dei 20 anni andai a servire in una missione a Concepciòn, al sud del mio paese. Non è stato facile dato che avevo soltanto l’appoggio della mia mamma e del gruppo, ma non di mio padre. Però sentivo dentro di me che dovevo andare in missione. Prima non mi ero mai separato dalla famiglia e nemmeno avevo viaggiato lontano.

Ma fortunatamente grazie al grande appoggio del gruppo andai in missione. Sono stato il primo missionario ad uscire dal quartiere Paso-Hondo. Per questo tutti mi aiutarono ed io mi sentovo orgoglioso di me.


Il periodo della missione senza dubbio è stato il migliore della mia vita, per lo meno fino ad ora. Ho trovato dei compagni, non tutti buoni, ma la per la maggior parte sì.

Ho anche avuto un buon presidente di missione, il Presidente Hamblin, ed ho conosciuto persone meravigliose e sono riuscito ad arrivare ad essere capo di distretto. Il mio primo distretto fu nella zona delle sorelle. Si chiamava così la zona di Hualpen dato che eravamo 18 missionari e 9 sorelle. Io avevo 4 sorelle nel mio distretto, e fu molto piacevole. Un’ottima zona e alcuni missionari notevoli e lì la mia missione ebbe termine..


Tornando al mio barrio, trovai che nella mia casa tutto era a gambe all’aria. I miei genitori si erano separati e una delle mie sorelle si era sposata ed aspettava il primo bambino. Ma in casa mio cognato e mio fratello erano senza lavoro. Non c’era neanche un pezzo di pane per mangiare!

Il cambiamento dalla missione alla realtà della mia casa fu molto brusco. E così fu che dovetti subito cercar lavoro. Il gruppo mi aiutò molto e grazie ad un fratello trovai un lavoro in un collegio dove sto lavorando tuttora. La maggior parte degli amici del gruppo erano andati in missione ed io mi sentivo solo. Però Marco, un caro amico gay, mi fu di aiuto e mi diede la sua amicizia. Poi anche lui andò in missione.


Dopo breve tempo arrivò dalla missione una ragazza del mio barrio. Tutti quanti pensavano che io e lei fossimo una coppia eccezionale. Io ero combattuto tra quello che sentivo in me e quello che il gruppi il vescovo e i capi mi dicevano che dovevo fare. Un giorno chesi a Maria di essere la mia fidanzata, ma lei rispose no. Che sollievo! Bene, continuai a frequentare il mio gruppo, ma non era più la stessa cosa. Mi sentivo diverso.


Poi ritornò dalla missione il mio amico marco e dopo breve tempo andò a lavorare in un complesso turistico.Lì conobbe alcuni gay e me lo riferì. In seguito ritornò dal suo lavoro e mi raccontò di essere stato in una discoteca gay. All’inizio gli dissi di stare attento e che non era un posto che andava bene per lui. Però in seguito gli chiesi di portarmi con sè. All’inizio lui non voleva, ma poi ci andammo e quella realtà mi piacque. Mi sentii come liberato, come se quello fosse l’ambiente a cui appartenevo. Così cominciai a condurre una doppia vita: un buon mormone nella giornata di domenica e un gay nei sabato notte.


Prima di allora non ero mai andato a letto con un uomo. Questo successe con un collega di lavoro. Io avevo 25 anni e lui era bisessuale. Fu il primo uomo della mia vita. Dopo questa prima volta ce ne furono molte altre. E nel frattempo non potevo certo continuare così. Stavo male. Piangevo molto.

Chiedevo al Padre Celeste di aiutarmi, poichè non volevo essere così. Fu per me un periodo di grande dispiacere finchè un giorno da solo in casa mi misi a meditare e a pensare che cosa volessi io dalla mia vita. Avevo due possibilità: proseguire rimanendo nella chiesa e finire ammogliato oppure vivere la mia vita come gay. Scelsi questa seconda opzione e credo che fu la più giusta. Da quel giorno non tornai più ad andare in chiesa.


Allora il mio vescovo, che oltre ad essere il mio vescovo era anche mio amico, venne a trovarmi e mi chiese perchè non andassi più in chiesa. Gli raccontai la verità, che ero gay e che non potevo vivere una doppia vita, e che avevo già fatto la mia scelta. Lui mi guardò negli occhi e mi disse:"Guarda Leandro, io non posso dirti se quello che fai è giusto, ma quello che so è che Dio ti ama per quello che sei. Se pensi che così sarai felice, avanti, e magari tu possa incontrare un uomo che ti ami e ti apprezzi per quello che sei come persona".

Mi emoziono ancora nel ricordare queste parole. Sono convinto che siano state dette proprio da un uomo di Dio. Così la mia vita diventò completamente gay, però ebbe fine la relazione col mio collega di lavoro.

In seguito ho conosciuto José; quello che fu il mio primo compagno. Siamo stati insieme due anni. Ho un bel ricordo sia di lui che di quel tempo. Poi , quando già avevo smesso di frequentare il frivolo mondo delle discoteche, ho conosciuto altri uomini, ma sono state relazioni di coppia che sono durate poco.
E navigando in internet un giorno mi sono imbattuto in Afirmaciòn. Sul sito compariva il numero di telefono di Brus, il presidente di Afirmaciòn Cile. Lo chiamai ed insieme a Marco, il mio amico di sempre, andammo a casa sua. E da quella prima volta non ho più smesso di partecipare al gruppo, poi ho incontrato dagli amici sinceri, ma la cosa più importante è che ho ritrovato Dio e il Vangelo.

Oggi sono presidente di Afirmaciòn Gran Valparaiso. Siamo un gruppo piccolo ma molto unito e più che altro siamo amici. Questa è la storia dalla mia vita. Oggi le mie sorelle sanno che sono gay e lo sanno anche la maggior parte dei miei amici. Mi rispettano non per quello che sono, ma per quello che valgo come persona.

A tutti un abbraccio dal Cile. Con affetto.

Leandro, Afirmaciòn di Gran Valparaiso (Cile)


Articolo originale (sito esterno)

Historia personal de Leandro Valdés
http://www.afirmacion.org/voces/leandro.shtml



Giovedì, 20 marzo 2008