Alleanza clericale contro il provvedimento sulle discriminazioni sessuali

di Agenzia ADISTA

34185. ROMA-ADISTA. "Il decreto sicurezza è incredibilmente diventato il cavallo di Troia con cui far passare di forza – e, al tempo stesso, con insidiosa vaghezza – nel nostro ordinamento un nuovo reato anche d’opinione: la discriminazione fondata sulle ‘tendenze sessuali’, quasi che queste abbiano una ‘qualità’ paragonabile alla razza e all’origine etnica". È durissimo il commento di Avvenire (7/12) il giorno dopo l’approvazione da parte del Senato del maxiemendamento al decreto sicurezza contenente un riferimento all’articolo 13 del Trattato di Amsterdam, nel quale vengono condannate le discriminazioni per motivi razziali, religiosi o fondati sull’orientamento sessuale o di genere. In un riquadro colorato in prima pagina e firmato "Av" (più che quella del direttore, tale firma rappresenta la proprietà, cioè i vescovi), il quotidiano della Cei definisce "una decisione squassante" l’iniziativa del Senato: "è stata pure presentata come una ‘mediazione’", ma "se tale fosse stata si sarebbe semplicemente qualificata come vergognosa. In realtà, era a tutti gli effetti una calcolata operazione ideologica di scardinamento del sistema sociale. Alla quale noi, per la nostra parte, non possiamo consentire".
Il ‘braccio armato’ dei vescovi in Parlamento è stata ancora una volta la senatrice teodem (ora nel Partito democratico) Paola Binetti, che ha votato ‘no’ nonostante sul maxiemendamento fosse stata posta la fiducia, e nonostante l’impegno del ministro per i rapporti con il Parlamento Chiti a modificare il testo quando approderà alla Camera. Solo l’inaspettato voto favorevole del senatore a vita Cossiga ha permesso al governo Prodi di salvarsi in extremis. "Sono stata combattuta fino all’ultimo – ha dichiarato la Binetti –, poi ho ascoltato la mia coscienza. Qui si rischia di dare spazio all’arbitrarietà del singolo magistrato davanti ad accuse che potrebbero essere quantomeno generiche".
La posizione dell’ex presidente del Comitato Scienza e Vita, comunque, è tutt’altro che estemporanea. Già lo scorso 17 novembre, in un articolo comparso sul sito della ultraconservatrice "Alleanza Cattolica", Massimo Introvigne, presidente del Centro Studi sulle Nuove Religioni (Cesnur), aveva puntato il dito contro la legge proposta dal ministero per le Pari Opportunità sulla prevenzione e repressione dei delitti contro la persona per l’identità sessuale. Se passerà questa legge, aveva scritto Introvigne, non si potrà più diffondere la dottrina cattolica sull’omosessualità, pena la reclusione in carcere fino a tre anni. Il Ddl presentato dal ministro Barbara Pollastrini il 25 gennaio di quest’anno, intitolato "Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell’ambito della famiglia, per l’orientamento sessuale, l’identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione", approvato in Commissione Giustizia della Camera, prevede all’articolo 3 il carcere fino a tre anni per chi "diffonde in qualsiasi modo" "idee fondate sulla superiorità" oppure "incita a commettere e commette atti di discriminazione" per motivi "fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere". "Vuole assicurare - è stato il commento di Introvigne - un’opportunità pari a quella degli spacciatori di droga di finire in galera ai cattolici che spacciano quel pericoloso oppio del popolo costituito dal magistero di Benedetto XVI". Per lo studioso, cioè, il decreto - "dal carattere vago e ideologico" - aprirebbe la strada "alla persecuzione dei cattolici che vogliano fare il loro dovere, cioè diffondano ‘in qualsiasi modo’ il magistero pontificio".
Certo Introvigne è ben consapevole dei contenuti più controversi del magistero sull’omosessualità, presenti nel documento Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione di persone omosessuali emanato il 23 luglio 1992 e firmato da Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E li ha citati nel suo articolo. "La ‘tendenza sessuale’ non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, ecc. rispetto alla non-discriminazione. Diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo", afferma il documento. E ancora: "Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare"; "Le persone omosessuali, in quanto persone umane, hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone, incluso il diritto di non essere trattate in una maniera che offende la loro dignità personale. Fra gli altri diritti, tutte le persone hanno il diritto al lavoro, all’abitazione, ecc. Nondimeno questi diritti non sono assoluti. Essi possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato". La domanda è se chi diffonde un testo di questo tipo, che sostiene il fondamento giuridico "in alcuni ristretti ambiti" - ha minimizzato lo studioso - di una differenza di trattamento in relazione alla ‘tendenza omosessuale’, debba farsi "tre anni di galera". La risposta, alla luce del ddl della Pollastrini, sarebbe "sì". E se è vero che il papa "è al di sopra e al di fuori delle leggi" e anche "delle sciocchezze", ha spiegato Introvigne, della politica italiana, è altrettanto vero che a rischio reclusione è in realtà chi diffonde il suo pensiero. E siccome tutti i fedeli sono chiamati a diffondere il magistero pontificio, finiranno "tutti in galera"? Bene aveva visto Ratzinger nel 1992, secondo il presidente del Cesnur, quando aveva paventato il rischio che il "riconoscimento dell’omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare", alla protezione legislativa" e addirittura alla "promozione dell’omosessualità": è questa, aveva concluso Introvigne, "la road map del centro-sinistra italiano?".

Articolo tratto da
ADISTA

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Martedì, 11 dicembre 2007