Cristianesimo ed omosessualità
Il cammino dei gay cristiani.

Prove d’ecumenismo in salsa ambrosiana


Riflessioni di Cristian tratte da Acqua di fonte n.47 del giugno 2008, già edito su www.gionata.org


Da un paio di anni l’iniziativa ecumenica della Veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia è stata l’occasione per far entrare in contatto il gruppo dei gay cristiani de La Fonte di Milano con gli altri gruppi di omosessuali credenti, con il Guado, tendenzialmente cattolico, e con il gruppo Varco, collegato alla chiesa Valdese, e con gli amici Battisti e Vetero-cattolici. Permettendo così di confrontare aperture e chiusure, nostre ed altrui, con quanti vivono esperienze simili ma con percorsi ed approdi, sia personali che ecclesiastici, diversi. Un cammino ecumenico in salsa ambrosiana che pian piano sta dando i suoi frutti e che merita di essere conosciuto e fatto proprio da ognuno di noi.

In oltre 20 anni di attività, il gruppo La Fonte (ndr storico gruppo di cristiani omosessuali di Milano) ha avuto modo davvero di affrontare svariati argomenti, inerenti la vita di fede ma anche il vissuto di chi l’ha frequentato.
Io stesso, in circa 12 anni, ho sentito alcuni di questi temi ritornare ciclicamente nelle discussioni e nelle riflessioni – sia personali che di gruppo – come un fiume carsico che pare esaurirsi, ma che in realtà continua a scorrere nelle profondità dei nostri pensieri e, forse, nelle profondità dei nostri bisogni, veri o proiettati che siano.

Uno dei temi che più spesso ho sentito citare, sebbene declinato in vari modi, è il rapporto con la gerarchia ecclesiale; vuoi nell’importanza della presenza al gruppo di un sacerdote quale guida spirituale e punto di riferimento, vuoi lamentandoci dell’ultimo pronunciamento di turno della curia vaticana, vuoi ironizzando sull’ennesimo pettegolezzo di argomento clericale, vuoi proponendo contatti e necessità di instaurare relazioni di un qualche tipo con i pastori della chiesa ambrosiana e così via…

Da un paio di anni, l’iniziativa della Veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia, ha portato ancora più acqua a questo particolare fiume. La preparazione di questo evento è stata infatti un’occasione per entrare in contatto con altri gruppi di omosessuali credenti di varie confessioni cristiane: il Guado, come noi tendenzialmente cattolico, il gruppo Varco, collegato alla chiesa Valdese, alcuni amici Battisti e Vetero-cattolici, e infine il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano durante l’iniziativa dell’annuncio ecumenico della Parola in San Gottardo.

C’è stato così modo anche di valutare non solo le posizioni della gerarchia cattolica, ma anche il nostro modo di porci e di vivere la Chiesa, in una prospettiva più ampia ed articolata; di poter confrontare aperture e chiusure, nostre ed altrui, con la cartina di tornasole di esperienze simili ma con percorsi ed approdi, sia personali che ecclesiastici, diversi.
In particolare, le difficoltà organizzative dell’esperienza della veglia di quest’anno ci hanno portato, come gruppo e come singoli, ad approfondire il nostro relazionarci con l’autorità, le sue esigenze ed i suoi modi di procedere.

Già il primo anno, con l’amico Gianni Geraci del Guado, si era pensato di poter celebrare la veglia per le vittime dell’omofobia in una chiesa cattolica; i tempi ristretti però non lasciavano la possibilità di elaborare e approfondire la proposta; avevamo pertanto accettato con gioia e riconoscenza la pronta ospitalità della comunità valdese di Milano.

Quest’anno dunque, memori dell’esperienza passata e consci delle inevitabili difficoltà di un simile percorso, ci siamo mossi per tempo, o almeno così pensavamo. I contatti con la Curia ambrosiana sono sembrati nascere subito sotto buoni auspici; certo non ci è stata data come si suol dire – carta bianca, ma non sembravano esserci chiusure a priori.

Purtroppo, come tutti sappiamo, le cose si sono ben presto incagliate su questioni più di forma che di sostanza, più di lessico umano che di Parola di Dio.
Per le diverse idee e posizioni, sia personali che dei gruppi coinvolti, non siamo alla fine riusciti a raggiungere una sintesi sulle richieste che ci venivano fatte, sebbene queste non riguardassero il contenuto e lo schema della veglia in sé, quanto le modalità e il testo di comunicazione dell’evento all’esterno della ristretta cerchia dei gruppi e dei loro amici.

Certo, sotto più di un punto di vista, anche questo aspetto era importante, e non poco. Prova ne è che anche all’interno del gruppo La Fonte è stato occasione di un intenso dibattito nella giornata che abbiamo trascorso a Chiaravalle.
Senza contare poi che, almeno nella mia esperienza, la questione si inserisce nell’altro fiume carsico che attiene agli argomenti della visibilità e della testimonianza, della discrezione, della prudenza, dell’essere percepiti come un gruppo troppo intimista o addirittura catacombale.Molti gruppi utilizzano da anni strutture cattoliche per i loro incontri; La Fonte stessa si ritrova in una parrocchia di Milano senza che questo desti scalpore o crei scandalo.
Pareva però un segno di testimonianza particolare che si pregasse per le vittime dell’omofobia in casa di chi spesso viene considerato - viene da dire non tanto a torto - particolarmente restio ad aperture esplicite sull’argomento.
L’esperienza personale di molti di noi è testimonianza che la Chiesa Cattolica sa anche essere accogliente, comprensiva, attenta; forse proprio per questo alcuni suoi pastori, investiti di particolari responsabilità, tendono ad essere anche molto prudenti ed a tener conto di tutte le realtà cittadine, attenti a che non si creino malintesi ed equivoci.

Del resto è compito di ogni cristiano rendere testimonianza dell’operato della Grazia nella propria vita, al di là degli inviti alla prudenza e dei consigli su come meglio operare. Non sempre l’assennatezza va d’accordo con la testimonianza, ma non è nemmeno detto che sempre siano in conflitto.
Con la nostra scelta abbiamo forse rischiato di dare l’impressione di cedere ad unmoto di orgoglio nello scegliere di accettare l’accoglienza della Chiesa Battista, si è forse compiuto un gesto profetico nell’accettare l’accoglienza di una chiesa dove la questione dell’omosessualità non fa meno problema che in casa cattolica.

Si spera di aver dato un segnale ai nostri pastori, testimoniando al contempo la volontà di rimanere saldamente ancorati alla chiesa cattolica e l’insofferenza nel non comprendere prudenze a volte considerate eccessive, in pastori che sembrano temere che gli venga chiesta ragione del loro accompagnarsi a peccatori e pubblicani.
Si è chiarito con noi stessi e con gli altri gruppi, che la prospettiva della Fonte è di servizio alla persona, all’interno della fede e della Chiesa Cattolica, che in nessun modo il gruppo si pone obiettivi politici. Certamente chi frequenta il gruppo può avere di tali obiettivi, ma non è il gruppo il luogo in cui operare per il loro perseguimento.

Molti di noi possono aspirare a maggiori diritti civili o ad una migliore accoglienza nella società, ma al gruppo andiamo per aiutarci a vicenda nello scoprire un pezzetto del volto di Cristo; alla veglia aderiamo ormai da due anni, per pregare il Cristo non solo per coloro che si trovano nella sofferenza a causa dell’omofobia, ma anche per i fratelli che avvelenano la propria anima cedendo alla paura del diverso, di tutti i diversi, ovvero per coloro che l’omofobia la praticano; per pregare affinché sia a loro che a noi venga donata la Grazia, la forza e la saggezza di farci prossimo non solo degli amici e di chi ci è simile o gradito, ma anche di chi disprezziamo, ci disprezza a sua volta o addirittura ci odia.

Lo si diceva all’ultima Torrazzetta, il gruppo come occasione di trovare l’equilibrio e l’amore di sé, aprirsi nell’esercitare l’amore per tutti gli uomini per arrivare a godere e rinfrancarsi nella pienezza dell’amore di Dio.
Se l’equilibrio del proprio io è una conquista ardua, il superamento del risentimento e l’apertura fiduciosa al mondo non lo sono da meno; soprattutto se, in una prospettiva cristiana, includiamo nel concetto di mondo tutto il creato e dunque anche quelle realtà che possono esserci ostili.

Anche per questo, per le difficoltà ed il lungo cammino che come cristiani siamo chiamati ad affrontare, è importante salvaguardare sia l’esperienza di comunione con gli altri gruppi sia il timido dialogo iniziato con i nostri pastori. Servizio ai fratelli è anche cercare ed offrire eventuali spazi di dialogo e collaborazione; se con gli altri gruppi è più semplice, con la curia ambrosiana non è impossibile.

L’augurio e la speranza è che il prossimo futuro porti la concreta possibilità di collaborazione con entrambe queste realtà. La veglia, incontri comuni, scambio di esperienze, momenti di convivialità, progetti pastorali specifici, sono molte le occasioni che si possono creare e cercare. Cerchiamole, creiamole!



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Lunedì, 25 agosto 2008