In occasione del gay Pride di Bologna il movimento "Noi siamo Chiesa" dellEmilia Romagna ha avviato una riflessione sullaccoglienza delle persone omosessuali nella chiesa cattolica da cui è scaturito questo lettera-aperta in cui ci si chiedono: "come non rattristarsi davanti a quella Chiesa, che accoglie le persone omosessuali, ma di nascosto, senza che il resto della comunità sappia niente? […] E il trionfo della paura e dellipocrisia". Invece, ricorda Noi siamo Chiesa dellEmilia Romagna, "quando si accoglie un fratello o una sorella lo si deve fare senza timore, senza tenere conto del giudizio della gente o dei superiori. Senza nascondersi. Cristo sosteneva gli uomini e le donne emarginate nelle piazze e nelle strade, alla luce del sole, sfidando il pensiero bene dei farisei del suo tempo".
Una lettera-aperta da cui è scaturito il convegno "Omosessualità nel cristianesimo: approcci alternativi" che avrà luogo a Bologna Venerdì 20 Giugno 2008 e che vedrà confrontarsi insieme tre relatori deccezione Don Franco Barbero (comunità Cristiana di base di Pinerolo), Gianni Geraci (omosessuale cristiano del gruppo Guado di Milano) e Letizia Tomassone (pastora della chiesa Valdese di Verona).
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Ecco il testo completo del documento diffuso da Noi siamo Chiesa dellEmilia Romagna.
Nell’Appello al popolo di Dio, il documento attorno al quale nel gennaio 1996 è nato il movimento ‘Noi siamo Chiesa’, abbiamo espresso la nostra valutazione positiva della sessualità come dono, che Dio dà a ciascuno dei suoi carissimi figli e a ognuna delle sue amatissime figlie.
Ne deriva il superamento di qualsiasi discriminazione nei confronti delle persone omosessuali. Queste donne e questi uomini, nel loro vissuto, nella loro fede o nella propria personale ricerca del Padre/Madre, meritano di essere inserite a pieno titolo nella Chiesa, di essere accolte all’interno del popolo di Dio. Lo stesso discorso, lo stesso abbraccio vale per i transessuali.
E necessario superare latteggiamento di condanna ai danni della condizione omosessuale, degli intimi rapporti fra persone dello stesso sesso. Soprattutto dobbiamo stare vicino e sostenere le relazioni fra lesbiche o gay in un contesto sociale incapace di fornire un modello positivo di coppia omosessuale, in primis a causa degli atavici stereotipi culturali, che si riflettono nelle gravi mancanze del nostro ordinamento giuridico.
Si deve ricordare che l’amore non è una prerogativa degli eterosessuali, donne o uomini che siano, esiste anche tra gli/le omosessuali e pertanto è erroneo confinare il concetto di coppia solo laddove sussiste l’insita possibilità di procreare. Sono i sentimenti a fare la differenza.
A tuttoggi la pastorale ecclesiale sul tema, salvo rare e preziose eccezioni, è ampiamente deficitaria. Nelle parrocchie l’omosessualità è ancora un tabù, non se ne può parlare nei consigli pastorali e purtroppo fatica a cadere la volgare considerazione della stessa quale malattia o devianza. Ci si continua a concentrare in maniera ossessiva sui gusti sessuali della persona omosessuale, dimenticando che ciascuna donna e ciascun uomo non si esauriscono nella, pur se positiva, propria sessualità. Sono un universo di bellezza. Il risultato di un simile atteggiamento è l’emarginazione o, nei casi peggiori, l’esclusione dei gay e delle lesbiche dalla vita di fede. Gli stessi pronunciamenti del Magistero in materia si presentano poi come una serie di divieti e non tengono conto dei risultati raggiunti dalla moderna teologia ed esegesi biblica.
Infine, come non rattristarsi davanti a quella Chiesa, che accoglie le persone omosessuali, ma di nascosto, senza che il resto della comunità sappia niente? I preti e il laicato, che si comportano in questo modo hanno l’obiettivo di sfuggire lo scandalo, le reprimenda dei signori o delle signore benpensanti, senza dimenticare le autorità episcopali competenti.
Ecco allora che gli incontri si fanno ‘al buio’, come ai tempi della Chiesa catacombale. E’ il trionfo della paura e dell’ipocrisia. Invece, non ci si deve vergognare della propria omosessualità perché non c’è niente di ‘sporco’ in essa e ancora quando si accoglie un fratello o una sorella lo si deve fare senza timore, senza tenere conto del giudizio della gente o dei superiori.
Senza nascondersi. Cristo sosteneva gli uomini e le donne emarginate nelle piazze e nelle strade, alla luce del sole, sfidando il ‘pensiero bene’ dei farisei del suo tempo.
Noi Siamo Chiesa (Nsc) dell’Emilia Romagna
Portavoce: Giampaolo Spettoli
Sito web: emiliaromagna.noisiamochiesa.org
E-mail: nscemiliaromagna@libero.it
Martedì, 10 giugno 2008
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