Notiziario - Approfondimenti
America e Turchia: un’alleanza ormai in discussione

a cura di Massimiliano Caruso

di Graham E. Fuller, ex direttore del National Intelligence Council presso la CIA; ha servito per 20 anni nella CIA, soprattutto nel mondo islamico, lavorando in Germania, Turchia, Libano, Arabia Saudita, Yemen del Nord, Afghanistan, ed Hong Kong
 
Le relazioni turco-americane stanno attraversando una crisi innegabile. La risoluzione fatta passare dal Senato americano, che definisce “genocidio” i massacri subiti dagli armeni nel corso della prima guerra mondiale, non è che una delle ragioni, e probabilmente non la principale. Le relazioni turco-americane hanno infatti conosciuto un deterioramento già da diversi anni. La ragione vera è semplice e dolorosa al tempo stesso: l’assenza di armonia e di corrispondenza fra le politiche americane e gli interessi della politica estera turca in numerose questioni. Nessun colloquio diplomatico, per quanto accorto, potrà mai nascondere o cambiare la realtà.
Ecco quali sono le vere cause che stanno dietro il peggioramento dei rapporti fra i due paesi:
- I curdi: la politica americana degli ultimi 16 anni nei confronti dell’Iraq ha rappresentato una vera catastrofe per la Turchia. Dalla guerra del Golfo del 1991, i curdi hanno ottenuto in Iraq un autogoverno che rasenta l’indipendenza effettiva. Questa entità curda è destinata a stimolare le rivendicazioni secessioniste all’interno della Turchia, per non parlare poi del sostegno offerto da Washington ai terroristi curdi contro l’Iran.
- Il terrorismo: la Turchia si è impegnata in una guerra contro la violenza politica interna e contro il terrorismo per più di 30 anni, fra violenza marxista, socialista, nazionalista di destra, curda, ed islamica. Ma le politiche americane in Medio Oriente incoraggiano la violenza e la diffusione delle tendenze radicali nella regione. Analogamente, queste politiche hanno contribuito alla penetrazione di al-Qaeda in zone molto vicine alla Turchia.
- L’Iran: l’Iran è considerato il più potente fra i paesi confinanti con la Turchia, ed una delle sue fonti principali di petrolio e di gas naturale, occupando il secondo posto dopo la Russia nel soddisfare il fabbisogno energetico turco. Senonché l’America fa pressioni sulla Turchia perché rompa i suoi stretti legami economici con l’Iran, nella cornice del suo piano per imporre ulteriori sanzioni alla Repubblica Islamica. Sebbene non esista una grande amicizia fra la Turchia e l’Iran, i due paesi non si sono impegnati in una grande guerra l’uno contro l’altro ormai da molti secoli. Ankara ritiene che le politiche americane contro l’Iran spingeranno questo paese verso posizioni ancor più radicali, cosa che la Turchia non vuole.
- La Siria: le relazioni di Ankara con Damasco hanno subito una virata di 180 gradi nell’ultimo decennio, e non cessano di migliorare, a prescindere dai rapporti con gli altri paesi arabi, i quali guardano con apprezzamento alla capacità della Turchia di conciliare la sua appartenenza alla NATO ed il suo sforzo di entrare a far parte dell’Unione Europea, con il coraggio di dire “no” all’America quando si trattava di utilizzare il territorio turco per invadere l’Iraq, e guardano anche alla sua rivalutazione della propria eredità islamica, ed alla sua posizione equilibrata a proposito del conflitto israelo-palestinese. Ankara rifiuta le pressioni americane volte ad emarginare e ad isolare Damasco.
- L’Armenia: a questo proposito, vi sono in effetti contatti non ufficiali fra Ankara ed Erevan (la capitale dell’Armenia), fra cui ad esempio anche legami commerciali e collegamenti aerei. Vi è poi il desiderio delle due capitali di giungere ad un compromesso (o ad una riconciliazione). Il problema, tuttavia, sta in alcune correnti della diaspora armena, che continuano ad essere un elemento essenziale del discorso nazionalista estremista, che in pratica determina il diffondersi di un clima ostile a qualsiasi riavvicinamento fra le due parti.
- La Russia: la Turchia ha assistito ad una vera e propria rivoluzione nei suoi rapporti con la Russia, dopo 5 secoli di ostilità e di antagonismo. Mosca è diventata oggi il secondo maggior importatore di merci turche dopo la Germania, e la Turchia ha investito circa 12 miliardi di dollari in Russia, nel settore edile. La Russia è considerata la prima fonte su cui fa assegnamento la Turchia per assicurare il proprio fabbisogno di energia. A ciò si aggiunga il fatto che la Turchia guarda alla regione eurasiatica come alla chiave del suo futuro economico. Tutto ciò ha portato i generali turchi in collera con Washington al punto di parlare della “alternativa” strategica che potrebbe essere rappresentata dalla Russia, se l’evolversi della situazione con l’Occidente lo richiedesse. Malgrado la competizione esistente fra i paesi dell’area a proposito delle vie di passaggio degli oleodotti diretti in Occidente – per stabilire se essi debbano passare attraverso la Russia, l’Iran, o la Turchia – Ankara tiene molto alle proprie relazioni con la Russia, e si oppone agli sforzi americani volti a provocare l’orso russo attraverso l’allargamento della NATO nella regione del Caucaso ed in Europa orientale, e tramite il dispiegamento di missili vicino ai suoi confini.
- La Palestina: i turchi attribuiscono grande importanza alla Palestina, che essi governarono durante il periodo ottomano. Essi simpatizzano con la sofferenza del popolo palestinese, che si prolunga ormai da 40 anni sotto l’occupazione israeliana. Ankara guarda a Hamas come ad un movimento legittimo ed importante nel panorama politico palestinese, e si sforza di fare da mediatore con esso, ma questi sforzi sono rifiutati da Washington. Sebbene Ankara intrattenga buoni rapporti con Israele, tuttavia non esita a rivolgere pubbliche – e talvolta aspre – critiche a quelle che ritiene essere le violazioni israeliane.
In generale, la “nuova Turchia” si sforza di stringere buoni rapporti con tutti gli attori regionali. Ankara cerca anche di giocare un ruolo di mediazione in Medio Oriente, al fine di includere i movimenti radicali all’interno della politica ufficiale attraverso una paziente diplomazia, in contrasto con quella che essa considera come la confusa ed aggressiva politica di Washington. Inoltre la Turchia ha forti interessi in Asia Centrale. Se la “Shanghai Cooperation Organization” (SCO) promossa dalla Russia e dalla Cina dovesse riuscire a trasformarsi in un attore fondamentale in Eurasia, la Turchia, alla stessa maniera dell’Afghanistan, dell’Iran, e dell’India, ambirà a farvi il proprio ingresso, cosa a cui Washington si oppone con forza. Anche se possiamo non essere d’accordo con la Turchia per alcuni dettagli della sua politica, vi è una evidente unanimità a livello turco intorno a queste politiche, poiché esse servono gli interessi fondamentali del paese. Sebbene il Dipartimento di Stato americano parli in maniera molto diplomatica di “interessi vitali comuni” costituiti dalla democrazia, dalla stabilità, e dalla lotta al terrorismo, si tratta soltanto di vuote espressioni se paragonate alle politiche incompatibili che le due parti perseguono in molti campi. Dunque, è meglio abituarsi all’idea che una Turchia forte – insieme con la propria democrazia popolare – porterà avanti i propri sforzi al servizio dei propri interessi nazionali, indipendentemente dalle pressioni americane.
http://www.alittihad.ae/wajhatdetails.php?id=31868


Domenica, 28 ottobre 2007