Notiziario - Approfondimenti
Il Kosovo finirà nelle mani del Pentagono?

a cura di Massimiliano Caruso

Le previsioni fatte dagli esperti prima della dichiarazione illegale di indipendenza del Kosovo stanno diventando realtà: il territorio sottratto alla Serbia si sta trasformando in una enorme base militare degli Stati Uniti e della NATO.
George W. Bush ha ordinato spedizioni di armamenti in Kosovo. Incidentalmente, il presidente americano ha dato quest’ordine due giorni dopo la visita a Mosca del segretario di stato americano Condoleezza Rice e del segretario alla difesa Robert Gates, che avevano esortato Mosca alla cooperazione, ad estese consultazioni, ed a far mostra di maggiore apertura in generale.
La fretta con cui il Pentagono sta cercando di porre sotto la propria ala il neonato ed inesperto Kosovo dimostra la scarsa fiducia dell’Occidente nell’eventualità che la pace si imponga nei Balcani dopo la cessione del Kosovo. Ma l’Occidente faceva uso di questa retorica – la necessità di porre fine alla crisi iugoslava – al fine di giustificare il proprio appoggio ai separatisti del Kosovo. Non può esservi pace quando una parte viene armata contro l’altra. Ciò significa gettare ulteriore benzina sul fuoco…
I serbi hanno già fatto proprio il messaggio. Nella città di Kosovska Mitrovica (nel Kosovo settentrionale), sono accorsi disperatamente per difendere il loro ultimo rifugio: un tribunale (il riferimento è all’occupazione, avvenuta due settimane fa, del palazzo di giustizia della città, attualmente divenuto sede del tribunale dell’ONU (N.d.T.) ) . In precedenza era la sede della giustizia serba, ma attualmente è occupata da legali internazionali che lo cederanno ai loro colleghi albanesi. E’ stato versato del sangue nel corso degli scontri con le forze internazionali. Sono in corso numerose manifestazioni a Belgrado, in favore della minoranza serba in Kosovo.
La città, divisa dal fiume Ibar in un settore albanese ed in un settore serbo, sarà oggetto di controversie ancora per molto tempo. Belgrado ha già inviato un appello all’ONU, chiedendo che la regione settentrionale del Kosovo adiacente a Kosovska Mitrovica, abitata compattamente da serbi, sia restituita alla Serbia. Queste persone hanno bisogno in primo luogo di protezione, ma i sostenitori dell’indipendenza del Kosovo probabilmente non se ne preoccupano. Nella prima metà degli anni ’90, i paesi occidentali chiusero gli occhi di fronte all’espulsione di 300.000 serbi dalla Croazia. Certamente ora non si prenderanno la noia di occuparsi di appena 100.000 persone. La gente a Belgrado dice che se 300.000 uccelli improvvisamente lasciassero una data regione, il mondo ne sarebbe allarmato, eppure esso nemmeno si accorse della tragedia serba.
Una delle ragioni che stanno dietro la decisione di Washington di rifornire il Kosovo di armi è la sua intenzione di mantenere Kosovska Mitrovica all’interno del Kosovo, perché è una turbolenta – e strategicamente importante – città serba. Ma il principale obiettivo è di dare ai kosovari carta bianca per soffocare le proteste nelle enclave serbe in tutto il territorio del Kosovo. Questa opinione è sostenuta da Yelena Guskova, direttrice del centro di crisi dei Balcani presso l’Istituto di Studi Slavi dell’Accademia Russa delle Scienze.
L’invio di armi ai kosovari è finalizzato a legalizzare i futuri sforzi degli albanesi di espellere la minoranza serba dalla provincia. In altre parole, ai kosovari viene data la possibilità di completare ciò che essi hanno cominciato: cacciare i non albanesi fuori dalla provincia, però con le proprie mani, al fine di non gettare un’ombra sulle forze della KFOR guidate dalla NATO, per non parlare poi degli Stati Uniti.
Sembra che il Kosovo sarà il primo stato sotto la completa protezione della NATO. Le forze di peacekeeping della KFOR sono state garanti dell’ordine nella provincia da 9 anni a questa parte. Considerate le intenzioni di Albania, Macedonia, e Croazia di aderire all’Alleanza Atlantica al summit del 2-4 aprile a Bucarest, il Kosovo potrebbe diventare il più forte sostegno della NATO nei Balcani. Il Pentagono ha già costruito la più grande base militare del mondo sul suo territorio – Camp Bondsteel. Ora ha iniziato la costruzione di una seconda base militare, ha affermato la Guskova.
Il colonnello-generale Leonid Ivashov, presidente dell’Accademia per i Problemi Geopolitici, è convinto che Washington, perlomeno sotto l’attuale amministrazione, non abbia bisogno di stabilità nei Balcani o nel resto dell’Europa: “Gli Stati Uniti non sono in grado di influenzare gli eventi in una situazione stabile. Se vi è calma in Europa, gli Stati Uniti non hanno niente da fare laggiù. La strategia politica americana è basata sul controllo attraverso il caos”.
http://en.rian.ru/analysis/20080325/102208039.html



Domenica, 06 aprile 2008