Notiziario - Approfondimenti
Gerusalemme soprattutto? Niente affatto

a cura di Massimiliano Caruso

La festività di Hanukkah (festività ebraica, conosciuta anche come “Festa delle Luci”; commemora la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme dopo la vittoria dei Maccabei sui Seleucidi; la festa dura 8 giorni (N.d.T.) ) e la conferenza di Annapolis apparentemente hanno suscitato un po’ di isteria fra gli auto-nominati “guardiani” di Gerusalemme. Nelle ultime settimane è stato quasi impossibile sintonizzarsi su una qualsiasi delle stazioni di “Israel Radio” senza ascoltare almeno uno di due spot che cercano entrambi di rafforzare i legami tra il popolo (ebraico) che vive a Sion e la sua capitale.
In uno degli annunci, le masse ebraiche sono invitate a visitare il Monte del Tempio (quello che per i musulmani è “al-Haram al-Sharif”, il Nobile Santuario, ovvero la spianata delle moschee, dove si trovano la Cupola della Roccia e la Moschea “al-Aqsa”; nell’antichità vi sorgeva il Tempio degli ebrei; il Monte del Tempio è noto anche con il nome di Monte Moriah (N.d.T.) ). “I giorni di Hanukkah durante i quali il Tempio fu purificato dai Maccabei! Cosa sei tu, Gerusalemme: la città di Dio o una città ordinaria? E dov’è il tuo cuore: a Givat Ram e alla Kirya o presso il Monte Moriah?” (la “Kirya” ospita il comando centrale delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) ed il ministero della difesa, a Tel Aviv, ed è una delle istituzioni più altamente simboliche per lo stato di Israele (N.d.T.) ). E’ questa la domanda retorica del presentatore Avshalom Kor, con la sua voce che identifichiamo inevitabilmente con i quiz annuali sulla Bibbia e gli spot nazionalistici che egli trasmette quotidianamente dalla “Army Radio” (la radio dell’esercito israeliano, nota anche con l’acronimo “Galatz”, è una stazione radiofonica a diffusione nazionale finanziata principalmente dal Ministero della Difesa; il suo personale è composto da militari e da civili, e la sua programmazione include programmi di informazione e di intrattenimento; divenne via via più popolare nel corso degli anni, soprattutto in coincidenza con la guerra dei sei giorni (1967), la guerra dello Yom Kippur (1973), e la guerra del Libano (1982) (N.d.T.) ). Poi, egli informa gli ascoltatori che “il Monte del Tempio è aperto agli ebrei, che possono visitarlo sotto la protezione della polizia” ogni giorno, e li invita ad andare a visitarlo, “dopo un’immersione in una ‘mikveh’ (bagno rituale), e senza indossare scarpe di cuoio”.
Il pubblico religioso di questa predica non ha alcun bisogno di istruzioni del genere, ma se stanno già predicando il comportamento religioso agli ascoltatori laici, sarebbe stato corretto da parte loro informarli anche del fatto che la maggior parte dei rabbini – inclusi i più importanti della destra religiosa – continuano a vietare del tutto agli ebrei di ascendere al Monte del Tempio. Anche “dopo l’immersione in una ‘mikveh’, e senza indossare scarpe di cuoio”. Ma se questo spot desta timori sui possibili rischi per la sicurezza, nel caso in cui grandi masse di ebrei decidessero improvvisamente di rispondere all’appello cercando di salire al Monte del Tempio, il secondo annuncio, parte di una nuova campagna per Gerusalemme condotta dall’ex ministro Natan Sharansky e dall’ex capo dell’ufficio di Benjamin Netanyahu, Yehiel Leiter, suscita un altro tipo di inquietudine. “Ogni nazione possiede una capitale che appartiene soltanto ad essa. I francesi hanno Parigi, gli inglesi hanno Londra, ed anche noi ne abbiamo una – Gerusalemme unificata e liberata”, tuona lo speaker diverse volte nel corso di un’ora, continuando: “Sopra tutti i luoghi – Gerusalemme. Sopra ogni controversia – Gerusalemme. Sopra tutte le generazioni – Gerusalemme. E’ tempo di venire a giurare fedeltà a Gerusalemme. E’ tempo di annodare un nastro d’oro per identificarci con Gerusalemme. Poiché, soprattutto – Gerusalemme”.
Vale la pena esaminare le rivendicazioni su cui questa nuova campagna è basata. Gerusalemme soprattutto? Niente affatto, almeno dal punto di vista religioso.
L’ebraismo celebra la sacralità della vita, e di conseguenza la halakha (la halakha rappresenta la totalità delle leggi e delle prescrizioni che nell’ebraismo regolano la pratica religiosa e la vita quotidiana; questo corpus di leggi include tutte le prescrizioni che nella religione ebraica si sono sviluppate a partire dai tempi biblici; oltre alla legge biblica esso include la legge talmudica e la legge rabbinica, ed altre usanze e tradizioni (N.d.T.) ) ci insegna che solo tre comandamenti sono “yehareg uval ya’avor” – ovvero leggi per le quali il fedele deve dare la propria vita piuttosto che violarle: i divieti sullo spargimento di sangue, sull’adorazione degli idoli, e sulle relazioni sessuali proibite. Il controllo di Gerusalemme non è incluso in questi comandamenti. Né Gerusalemme è al di sopra dell’osservanza dello Shabbat, delle leggi della kashrut (le norme dell’alimentazione ebraica (N.d.T.) ), o dei comandamenti che ci esortano a prenderci cura degli orfani e delle vedove. In effetti, non vi è alcuna connessione nella tradizione ebraica fra sovranità e sacralità, e sicuramente non vi è alcun comandamento che prescrive la sovranità politica ebraica su Gerusalemme.
Si, Gerusalemme è un simbolo. Secondo la tradizione, fu conquistata da re Davide, che ne fece la sua capitale. Suo figlio Salomone vi costruì il Tempio, a cui gli ebrei andavano in pellegrinaggio tre volte all’anno. Si, per 2.000 anni gli ebrei hanno desiderato Gerusalemme, menzionandola nelle loro preghiere, ma si trattava di un simbolo, oltre che di un luogo concreto.
Mettere a rischio la vita degli ebrei per Gerusalemme è ben lontano dall’essere “al di sopra di ogni controversia”, come recita lo spot – certamente non lo è da un punto di vista religioso. Non è un caso se i leader del Partito Nazionale Religioso, all’epoca guidato da Moshe Haim Shapira, furono tra i maggiori oppositori alla Guerra dei Sei Giorni. Una volta che la guerra fu iniziata, essi si opposero all’ingresso dell’esercito israeliano a Gerusalemme Est, anche se ciò fosse accaduto nel mezzo della battaglia. La sacralità di Gerusalemme in generale, e del Monte del Tempio in particolare, non dipende da chi possiede la sovranità sulla città.
Ed in questa sede non abbiamo detto neanche una parola a proposito della lesione dei diritti di un’altra nazione, che appartiene ad un’altra fede, la quale considera anch’essa Gerusalemme ed il Monte del Tempio come luoghi sacri. Gerusalemme soprattutto? Niente affatto.
http://www.haaretz.com/hasen/spages/934659.html


Domenica, 30 dicembre 2007