Mentre il mondo dimentica Gaza

a cura di Massimiliano Caruso

E’ stata una scena emozionante. Il sollievo era evidente sui volti di Mohamed al-Masri e di sua moglie Rania, mentre seguivano l’infermiera che trasferiva il loro primogenito, il dodicenne Ahmed, dalla sala operatoria dell’ospedale “Dar al-Shifa” di Gaza. L’equipe medica è finalmente riuscita a compiere l’intervento all’orecchio di Ahmed per fargli recuperare l’udito, dopo che Israele aveva temporaneamente proibito l’importazione di ossido di di azoto, che viene utilizzato come anestetico ed è necessario per poter operare. Israele ha dato il permesso di importare questo gas vitale negli ospedali della Striscia di Gaza solo il giorno prima che Ahmed fosse operato, la scorsa settimana.

La sospensione delle importazioni di ossido di di azoto agli ospedali della Striscia di Gaza aveva obbligato i loro dirigenti a chiudere i reparti di chirurgia ed a sospendere gli interventi, eccetto quelli assolutamente vitali. A seguito della ripresa delle importazioni di questo gas, il personale medico ha fatto gli straordinari per compiere quegli interventi che erano stati rinviati a causa di questa penuria. Tuttavia Bassem Naim, ministro della salute del destituito governo di Ismail Haniyeh, afferma che il pericolo che Israele blocchi le importazioni di ossido di di azoto rimane tuttora.

“C’è l’eventualità che si verifichi di nuovo un disastro sanitario, con i pazienti che muoiono perché i nostri ospedali non sono in grado di compiere gli interventi”, ha affermato ad ‘al-Ahram Weekly’. “C’è bisogno di un intervento internazionale per impedire che questa catastrofe avvenga”. Naim aggiunge che la crisi che sta attraversando il settore sanitario della Striscia di Gaza non si riduce all’eventualità che l’ossido di di azoto si esaurisca. Essa si estende, piuttosto, al deterioramento di una serie di farmaci utilizzati nel trattamento dei malati cronici. Secondo Naim, circa 30-50 tipi di farmaci sono quasi interamente esauriti. Forse quelli più importanti sono i farmaci usati dai cardiopatici […]. I reparti di cardiologia degli ospedali della Striscia di Gaza hanno cominciato ad accettare soltanto cardiopatici che soffrono particolarmente della mancanza di farmaci e dell’assenza di attrezzature appropriate. Mazen al-Tatar, direttore del reparto di cardiologia dell’ospedale “Dar al-Shifa” – il più grande della Striscia di Gaza, situato a Gaza City – afferma che l’embargo israeliano ha avuto un effetto incredibilmente negativo per i cardiopatici perché ha determinato la penuria di molti farmaci vitali che sono difficili da ottenere […].

Uno dei segni più vistosi del grave deterioramento delle condizioni sanitarie nella Striscia di Gaza è il fatto che l’ospedale “al-Wafa”, specializzato nella riabilitazione dei pazienti affetti da handicap motori, ha sospeso la maggior parte dei suoi programmi di riabilitazione. Secondo una dichiarazione rilasciata dall’ospedale, l’assedio, che include la chiusura dei valichi commerciali, ha “contribuito in maniera significativa ad ostacolare ed a impedire una serie di programmi sanitari rivolti ai feriti ed ai disabili. Esso ha anche impedito che i farmaci necessari ed il materiale medico giungessero negli ospedali, ed ha impedito ai pazienti di recarsi all’estero per ricevere cure” […]. L’assedio e la contrazione delle transazioni commerciali fra Gaza ed il mondo esterno hanno anche portato ad un forte aumento dei prezzi dei generi alimentari. Per fare qualche esempio, il prezzo di un sacco di farina è cresciuto dell’80%; perché delle 680.000 tonnellate di farina di cui la Striscia di Gaza necessita giornalmente, solo 90 tonnellate vengono fatte entrare. Similmente, il prezzo dello zucchero è cresciuto del 60%, in aggiunta a diversi aumenti nei prezzi di altri generi alimentari di prima necessità. I palestinesi di Gaza non possono neanche sognarsi altri prodotti, come le bibite analcoliche che non sono più importate. Anche il costo del tabacco è cresciuto drasticamente: il suo prezzo è aumentato del 150%.

Quanto ai materiali da costruzione, il loro prezzo è salito in maniera astronomica dopo che Israele ha bloccato la loro importazione. Un sacco di cemento, ad esempio, costa 10 volte di più. In termini pratici, la scarsità di materiali da costruzione dovuta all’assedio ha esacerbato il problema della disoccupazione a livelli senza precedenti. La disoccupazione è cresciuta fino all’80% della forza lavoro, e non è più possibile esercitare molte professioni che dipendono dalla presenza di materiali da costruzione. Anche l’industria si è fermata a causa della mancanza di materie prime.

Ma il peggio per i palestinesi di Gaza deve ancora venire. Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha approvato una serie di punizioni collettive, apparentemente per obbligare i movimenti della resistenza palestinese a sospendere il lancio dei loro razzi artigianali contro gli insediamenti israeliani che circondano la Striscia. Il vice ministro della difesa israeliano Matan Vilnai, il quale ha presieduto la commissione di sicurezza che ha raccomandato l’imposizione della punizione collettiva, ha dichiarato lo scorso venerdì sul primo canale della televisione israeliana che questa forma di comportamento statale bandito a livello internazionale è “un mezzo legittimo per fare pressione sui civili palestinesi affinché si mobilitino contro le fazioni che prendono di mira Israele”. Il governo israeliano ha approvato le raccomandazioni di Vilnai, il ché significa che la situazione umanitaria a Gaza verrà, a breve, di nuovo intenzionalmente aggravata da Israele.

Tra le punizioni collettive che il governo israeliano ha approvato vi è una clausola legata alla riduzione della fornitura di elettricità a Gaza (la clausola relativa al taglio dell’elettricità è stata per il momento sospesa, a seguito dell’intervento del procuratore generale israeliano Menachem Mazuz, il quale ha ritenuto che il tema vada ulteriormente approfondito prima di poter autorizzare questa misura; restano in piedi gli altri provvedimenti (N.d.T.) ). Questo significa che parti di Gaza verranno gettate nell’oscurità con l’inizio dell’inverno. Il governo israeliano ha anche deciso di ridurre la quantità di combustibile che la centrale elettrica di Gaza può importare. In base a statistiche fornite dal Comitato Popolare per la Resistenza all’Assedio (PCRS), il taglio dell’elettricità avrà un impatto negativo sulle stazioni di pompaggio dell’acqua, il ché significa che l’acqua corrente all’interno delle case sarà anch’essa tagliata per molte ore al giorno. La quantità di combustibile utilizzata per il trasporto e la distribuzione del gas per uso domestico sarà anch’essa limitata. Ampie fasce della popolazione palestinese a Gaza sono in stato di allarme, ed i centri di distribuzione del gas sono estremamente affollati di gente che riempie le bombole del gas prevedendo che le forniture saranno tagliate.

Inoltre, fra le sanzioni collettive approvate dal governo israeliano vi è l’imposizione di ulteriori restrizioni ai movimenti dei cittadini palestinesi in ingresso ed in uscita dalla Striscia di Gaza.

Jamal al-Khadri, che dirige il PCRS, considera le sanzioni israeliane come “una violazione dei più elementari diritti umani e di tutte le convenzioni internazionali che permettono agli esseri umani di vivere in condizioni di libertà e dignità”.

Egli ha dichiarato ad ‘al-Ahram Weekly’ che “queste misure aggraveranno le sofferenze del popolo palestinese, e soprattutto quelle dei malati e dei bambini. Esse avranno conseguenze negative su tutti i fronti”. Al-Khadri ha sottolineato che punire la Striscia di Gaza “non contribuirà alla stabilità della regione o ad una vita in pace e sicurezza, ma aumenterà le sofferenze, ed aggraverà la situazione”.

I giornalisti israeliani Avi Yesiscrof ed Amos Heril hanno riferito che alcuni alti ufficiali dell’esercito israeliano avrebbero detto che essi raccomandano l’imposizione di una punizione collettiva pur rendendosi conto che ciò non contribuirà a spingere i palestinesi ad esercitare pressioni sulla resistenza per fermare i lanci di razzi contro gli insediamenti israeliani. I due giornalisti hanno messo in evidenza che il piano di punizione collettiva ha l’obiettivo di preparare l’opinione pubblica ad una operazione militare su larga scala e di lunga durata che Israele intende condurre a Gaza. Essi cercherebbero inoltre di convincere i residenti dell’insediamento di Sderot, che è stato il bersaglio della maggior parte dei razzi della resistenza palestinese, che l’esercito israeliano sta facendo tutto il possibile per proteggerli.

Lo scrittore ed analista politico israeliano Uzi Benziman ha pubblicato un articolo sul quotidiano ‘Haaretz’ affermando che, oltre al fatto che simili punizioni sono immorali, esse certamente otterranno risultati opposti, alimentando fra i palestinesi la spirale dell’odio contro Israele, e facilitando l’arruolamento di giovani palestinesi nelle attività della resistenza. Benziman sostiene che l’esperienza ha dimostrato che le punizioni collettive imposte da Israele ai palestinesi hanno fallito. “Al contrario, questo approccio ha rafforzato la determinazione delle organizzazioni palestinesi a colpire Israele, ed accresce il numero degli attentatori suicidi che vogliono vendicarsi”, ha scritto su ‘Haaretz’ la scorsa domenica.



http://weekly.ahram.org.eg/2007/869/re81.htm

Giovedì, 08 novembre 2007