Notiziario - Approfondimenti
La nostra religione è amica delle donne

a cura di Massimiliano Caruso

Intervista a Nadia Yassine


Nadia Yassine è una delle più note figure di opposizione in Marocco, è spesso finita sul banco degli imputati per aver criticato la famiglia reale, ed è un’autoproclamata femminista. L’islamica Nadia Yassine parla della sua opposizione alla monarchia marocchina e della situazione delle donne.
 

Spiegel: Signora Yassine, come si può essere islamiche e femministe allo stesso tempo?

Yassine: Queste sono soltanto etichette. Semplificare le cose è nella logica dei media. Ma parlando seriamente: la storia del movimento delle donne in Occidente si è sviluppato in maniera completamente differente da qui. E’ basato su altre tradizioni e persegue obiettivi differenti. Da un punto di vista superficiale – se tutto ciò che conta sono i diritti delle donne – mi potete chiamare una femminista. Ma io parlo per una cultura differente, quella islamica. La nostra religione è molto amichevole nei confronti delle donne. In teoria, nei nostri testi sacri, abbiamo molti diritti. Ma gli uomini, questi piccoli ‘machi’, ci hanno derubato di questo. E’ colpa loro se il mondo intero crede il contrario.

Spiegel: Il movimento delle donne laiche in Marocco ha un punto di vista completamente differente: crede che certe tradizioni musulmane debbano essere incolpate per l’oppressione delle donne.

Yassine: Le femministe laiche fanno parte soltanto di una piccola elite. Vivono in una enclave intellettuale. Imitano l’Occidente. Si sono allontanate dalla cultura islamica. Sono seguaci di piccoli partiti politici che sono dipendenti dal re. Questa è la ragione per cui, più di ogni altra cosa, vogliono difendere i loro privilegi. I movimenti islamici, d’altra parte, sono popolari. Rappresentano la gente. Perché il fatto è che noi viviamo in una società musulmana qui. Perciò vi chiedo: in quale altro modo potrebbe funzionare il movimento delle donne, se non sulla base dei valori islamici? La nostra religione è molto più capace di risolvere i problemi sociali rispetto ai modelli occidentali di cui beneficiano soltanto le elite. Se risolvi i problemi sociali, aiuti anche le donne. Le donne non hanno nessun problema con l’Islam. Hanno un problema con il potere.

Spiegel: E tuttavia il re del Marocco ha fatto molto per le donne. Nel 2004 ha riformato l’arcaico codice di famiglia, cosicché la poligamia ora è possibile soltanto con delle limitazioni, e il matrimonio forzato è proibito, così come la violenza domestica. Eppure lei ha rifiutato queste riforme. Perché?

Yassine: Non mi sono opposta per ragioni religiose, ma piuttosto per ragioni politiche. Anch’io volevo che la situazione delle donne migliorasse. Certamente è giusto per le donne avere più libertà. Ma ciò in cosa si traduce nella pratica? Come può una donna valersi del proprio diritto al divorzio, ad esempio, se non ha un lavoro dopo il divorzio e finisce in mezzo a una strada? Nelle aree rurali, ci sono adesso molti più matrimoni illegali. Da quelle parti le donne possono scegliere fra le cose seguenti: o si prostituiscono, o si sposano, o migrano verso le grandi città. Il re ha fatto passare una legge che va bene per le donne che frequentano le scuole superiori, ma non per la gente comune in campagna.

Spiegel: Ma le cose non stanno andando in una buona direzione in Marocco? Rispetto ad altri paesi arabi, c’è almeno una certa sensazione di stabilità.

Yassine: C’è la stabilità, ma non durerà a lungo. Gli stranieri che ci visitano e vedono i puliti dintorni di Rabat e di Casablanca ricevono una prima impressione completamente sbagliata. C’è una grande disperazione dietro le quinte. Forse il governo ha migliorato la situazione legale delle donne, ma tuttora quasi non c’è lavoro per i giovani. Le periferie degradate si stanno espandendo senza alcun sistema sanitario. Non mi azzarderei neanche a mettere piede in alcuni di questi posti. Il senso di aggressione da quelle parti è terribile.

Spiegel: Dunque, cosa farebbe lei di diverso? Come sarebbe uno stato musulmano basato sulle sue idee?

Yassine: L’Islam che vogliamo far rivivere è un Islam di dialogo. Noi siamo un’organizzazione politica e sociale, ma siamo anche un movimento spirituale e non violento. Noi crediamo che il Corano sia portatore di un messaggio universale. Critichiamo il fatto che il Marocco sia una monarchia ereditaria ed autoritaria. Molti in Occidente credono che le società arabe debbano essere automaticamente dispotiche, ma questo non è vero. Un modello islamico di governo in accordo con le nostre idee è un vero esempio di democrazia dal basso, se volete.

Spiegel: Lei vuole abolire lo stato laico?

Yassine: Per me, il laicismo è un mito. Dopotutto, il re permette soltanto una limitata separazione dei poteri. Ciò che noi vogliamo è vera democrazia e trasparenza. Noi chiediamo un patto musulmano che includa tutti i gruppi sociali – un accordo che funzioni in base al minimo comun denominatore di questo paese: l’Islam. Questa alleanza dovrebbe sviluppare una nuova costituzione, che non sia più al servizio dell’autocrazia.

Spiegel: Una costituzione sulla base della legge islamica, la sharia?

Yassine: Se questa è la volontà democratica della gente, si.

Spiegel: Nel maggio del 2003, più di 40 persone morirono negli attacchi suicidi degli islamici fondamentalisti a Casablanca. Quest’anno ci sono stati altri attacchi terroristici. Lei come si distanzia dai criminali violenti all’interno del fronte islamico?

Yassine: Sfortunatamente devo dirle che nuovi attacchi sono altrettanto possibili del pericolo di un colpo di stato. Il contesto economico non è cambiato, dopotutto. Mentre voi in Occidente avete avuto una società civile funzionante, i sindacati, ed una classe media per decenni, noi abbiamo essenzialmente una classe di ricchi che si arricchisce ulteriormente senza alcun limite. Noi non abbiamo niente a che fare con le cellule violente dei fondamentalisti islamici, ma comprendiamo le loro motivazioni. Che è anche la ragione per cui io sono considerata pericolosa. Sono un’importante esponente dell’opposizione al re.

Spiegel: Cosa farebbe se il re le chiedesse di collaborare con lui?

Yassine: Vengono fatti continuamente tentativi per integrarmi nel sistema. A volte con le intimidazioni, a volte con le lusinghe. Ma fino a quando non ci saranno cambiamenti radicali in questo paese, io non posso essere parte della partita politica.

Spiegel: E lei non ha alcun problema rispetto al fatto che il suo movimento è anch’esso dominato dagli uomini?

Yassine: Questo è normale. E’ quasi una legge di natura. Gli uomini guidano sempre le grandi organizzazioni. Ma ci sono molte donne alla base. Non abbiamo neanche bisogno di una nostra quota. Questo è un altro campo in cui non abbiamo bisogno di imitare l’Occidente.

http://www.spiegel.de/international/world/0,1518,492040,00.html



Domenica, 25 novembre 2007