Riflessione
Irak: tomba dell’onore.

di Rosario Amico Roxas

Anche la bruttura irrazionale della guerra e di tutte le guerre, esige l’onore.


Una nazione aggredita in forza di una serie di menzogne elaborate ad arte per convincere la popolazione dell’urgenza di quella aggressione; menzogne scoperte e riconosciute, ma non condannate da nessuno, accettate come un gioco delle parti dove è lecito tutto pur di agire indisturbati.
Bombardato un esercito in fuga, distrutta una aviazione inesistente, affondata una flotta inidonea anche alla pesca; quindi missili intelligenti, bombe a grappolo con testate all’uranio impoverito riversate sulla popolazione civile, sui banchetti di nozze, nelle moschee il giorno della preghiera, contro autobus carichi di bambini e ragazzi che si recavano a scuola: il tutto per seminare terrore nella assurda convinzione di poter dominare l’intera popolazione attraverso il panico e la minaccia di nuove e sempre più drammatiche azioni punitive.

La reazione inattesa e immediatamente posta all’attenzione del mondo intero affinché la condannasse; il terrorismo aggressivo che ha sconvolto e distrutto l’Irak ha generato il terrorismo di difesa che si è trasformato in terrorismo di offesa.

Allora incalza la reazione con un nuovo attentatore suicida: la macchina fotografica; quella macchina fotografica che ci ha mostrato la soldatessa Lynnie che tiene al guinzaglio un iracheno nudo, umiliato, dolorante per le torture subite; immagini degne di un film dell’orrore e del sadismo.
Ma Lynnie non se ne cura, è la rappresentante di un cristianesimo (ha sostenuto di frequentare regolarmente la Chiesa) neoconservatore che entra in rotta di collisione con l’Islam in maniera violenta, disgustosa, oscena.

In una logica che divide i colpevoli dagli innocenti, chi era il colpevole in quella foto, Lynnie che reggeva il guinzaglio o quell’anonima vittima torturata nel corpo e umiliata nello spirito, per aggiungere un ulteriore tocco di degradazione al suo destino.

Le torture a Baghdad erano diventate una routine, ma alle torture si sono aggiunte le foto, per seppellire definitivamente il residuo dell’onore.
Quelle foto non furono un “incidente di percorso” ma una programmata regia per raggiungere il punto di rottura in grado di esaltare la capitolazione degli sconfitti.
Chi ha insegnato a Lynnie e al suo compare e agli altri criminali del carcere di Abu Ghraib a mettere in atto una così feroce tecnica di distruzione materiale e morale ?

Bush non chiederà mai scusa al mondo arabo per questi crimini contro l’umanità, infatti insiste con l’incessante ritornello che si sarebbe trattato di un minuscolo gruppo non rappresentativo dell’esercito americano.

L’uomo incappucciato con i fili elettrici legati alle mani è diventato, per quei popoli, un simbolo, ancora più significativo di quello delle Due Torri abbattute in un attentato che ancora attende di essere chiarito nei modi, nelle incongruenze e nelle false verità propinate.

Anche nella sua irrazionale bruttura, la guerra esige l’onore:
• un uomo quest’onore lo ha perso quando ha dovuto mentire al mondo intero per giustificarsi di un’aggressione neo-colonalista, camuffata come guerra preventiva contro i terroristi che avrebbero ordito l’attacco alle Due Torri;
• l’onore lo ha perso l’esercito che ha usato e continua a usare mezzi sproporzionati contro un nemico inesistente;
• l’onore lo ha perso il Congresso e il Pentagono che hanno permesso che oltre 3000 giovani americani morissero per una ingiusta guerra di conquista, al cui sfondo nereggia il petrolio.

Ora rischia di perdere l’onore l’intera nazione che non sa imporre la volontà democratica di porre fine ad una mattanza inaudita, che ha anche generato e stimolato una guerra civile pur di sfiancare il nemico.
Avendo capito di non poter vincere sul terreno, l’esercito più tecnologico del pianeta e la più potente organizzazione spinistica (la CIA, che fallisce solo quando deve cercare Bion Laden!!!)predispongono una guerra fratricida:

Auferre trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant».

«Depredano, trucidano, rubano e questo lo chiamano col nome falso di impero; hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace.»
(Tacito, Vita di Agricola)



Venerdì, 27 luglio 2007