Afghanistan
Piu’ soldati, piu’ guerra, pu’ stragi

di Enrico Piovesana

[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del primo febbraio 2008, dal titolo "Afghanistan: c’e’ chi dice no" e il sommario "Il Pentagono ordina rinforzi a tutti gli alleati. Berlino e Madrid dicono no. Roma scatta sull’attenti" Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la zona dell’Asia centrale e del Caucaso; e’ stato piu’ volte in Afghanistan in qualita’ di inviato]


Il quotidiano "Suddeutsche Zeitung" ha rivelato ieri che intorno al 22, 23 gennaio il ministro della Difesa tedesco Franz Josef Jung ha ricevuto una lettera "insolitamente dura" da parte del segretario alla Difesa Usa Robert Gates, in cui si chiedeva alla Germania di inviare truppe da combattimento in Afghanistan: richiesta a cui Jung ha immediatamente risposto, negativamente, con una lettera "altrettanto diretta e dura". Oggi il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha spiegato che il capo del Pentagono ha inviato la stessa perentoria richiesta "a ogni Stato che ha truppe in Afghanistan". Quindi, anche il nostro ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha ricevuto la missiva di Gates. Ma la reazione italiana, contrariamente a quella tedesca, e’ stata un immediato "signorsi’", con l’offerta - non proprio spontanea - di inviare almeno due compagnie di truppe da combattimento.

La richiesta di rinforzi di Gates ha ricevuto risposta negativa anche dalla Spagna di Zapatero, mentre pare che la Francia di Sarkozy sia orientata a rinviare in Afghanistan le proprie forze speciali che Chirac aveva ritirato un anno fa.

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Khalilzad al posto di Karzai?

La strategia del "surge", dell’incremento di truppe, perseguita da Washingotn e dalla Nato in vista dell’offensiva talebana di primavera ha suscitato commenti negativi anche nello stesso presidente afgano Hamid Karzai, che l’altroieri in un’intervista al quotidiano tedesco "Die Welt", aveva detto di "non essere certo che la soluzione sia quella di dispiegare piu’ truppe".

Un commento certamente poco gradito ai suoi "protettori" di Washington, gia’ irritati per la bocciatura di Karzai alla nomina del diplomatico britannico Paddy Ashdon come superinviato Onu in Afghanistan.

Il nervosismo dell’elegante e solitamente accondiscendente presidente afgano pare sia dovuto alle insistenti voci riguardanti lo scontento di Washington nei suoi confronti e i piani per una sua sostituzione a breve termine. La Casa Bianca, insoddisfatta dell’incapacita’ politica di Karzai di gestire politicamente l’insurrezione talebana, starebbe seriamente valutando di installare al suo posto l’afgano-americano "noecon" Zalmay Khalilzad: attuale ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, ex ambasciatore di Washington in Afghanistan (2003-2005) e Iraq (2005-2007), oltre che ex consigliere del Pentagono per il sostegno ai mujaheddin afgani antisovietici negli anni ’80 ed ex consulente della compagnia petrolifera Unocal negli anni ’90.

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Ucciso n. 3 di Al Qaeda in Waziristan

Intanto oggi "fonti anonime" della Difesa Usa hanno confermato che l’attacco missilistico che lunedi’ notte ha colpito un villaggio nel Nord Waziristan pachistano e’ stato sferrato da un aereo radiocomandato statunitense Predator e che tra le vittime - due bambini, due donne, sette jihadisti arabi e sei uzbechi - ci sarebbe anche Abu Laith al-Libi, considerato dalla Cia il link tra Al Qaeda e i talebani afgani e il terzo uomo nella gerarchia qaedista dopo Osama bin Laden e Ayman Al Zawahiri. Abu Laith "il libico", sulla cui testa c’era una taglia di 200.000 dollari, fu colui che nel 2002 annuncio’ al mondo che Osama bin Laden era sopravvissuto ai bombardamenti Usa sulle montagne di Tora Bora ed e’ ritenuto l’ispiratore dell’attentato del febbraio 2007 contro il vicepresidente Usa Dick Cheney durante la sua visita in Afghanistan.

Tratto da
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Numero 354 del 3 febbraio 2008



Domenica, 03 febbraio 2008