E l’Italia va in guerra in Africa...

Dopo mesi di attivismo, com’era prevedibile, la Francia è riuscita a trascinare l’Europa nella sua guerra africana. La UE ha infatti deciso l’invio di truppe in Ciad e Repubblica Centrafricana allo scopo, formale, di aiutare i profughi del Darfur. Il Darfur è però un pretesto, la Francia non è per nulla interessata alla sorte dei profughi sudanesi; alla Francia importa avere una copertura legale per le proprie operazioni militari nei due paesi. La mancanza di conoscenza della situazione sul terreno e la scarsità di notizie sui bagni di sangue nell’area, hanno spinto il nostro paese ad offrire addirittura appoggio logistico, si parla di elicotteri, ad un’avventura che ha tutti i crismi della truffa come non se ne vedevano dai tempi dell’invasione dell’Iraq. Come per l’Iraq la partecipazione del nostro paese è fondata su una menzogna; in Iraq c’erano da neutralizzare le armi di distruzione di massa, qui invece ci sono da salvare i profughi del Darfur. Ora, a parte il fatto incontestabile che i profughi del Darfur sono stati abbandonati a loro stessi per anni, salvo quando qualche politico o attore occidentale aveva bisogno di una photo-opportunity, la realtà è molto diversa da quella che ha portato il nostro paese ad aderire a questa nuova avventura.

La scorsa primavera i dittatori dei due paesi, Idriss Deby Itno per il Ciad e Francois Bozizé per la Repubblica Centrafricana erano vicini alla rovina. Le due capitali si trovavano assediate dai rispettivi oppositori che potevano contare sul supporto di gran parte dei rispettivi eserciti. Allora è intervenuta la Francia, mettendo in fuga i ribelli a forza di bombardamenti aerei e attacchi delle truppe d’elite del dispositivo "sparviero". Un intervento illegale, visto che i trattati siglati bilateralmente tra la Francia e le sue due ex-colonie proibiscono esplicitamente qualsiasi intervento armato in loco.

A seguito della sconfitta dei ribelli i due dittatori hanno dato sfogo alla vendetta. Secondo due missioni ONU inviate nei due paesi, sono centinaia di migliaia i profughi in fuga dalla rappresaglia dei militari governativi. Rappresaglia che consiste nella triste pulizia etnica delle regioni colpevoli di aver dato sostegno ai ribelli.

Così siamo arrivati alla totale desertificazione del Nord-Est della Repubblica Centrafricana, dove sono stati bruciati tutti i villaggi, esattamente come in Darfur qualche anno fa, e alla guerra di tutti contro tutti nell’Est del Ciad, dove bande di predoni pagati dal governo assaltano i villaggi e i campi dove i profughi hanno trovato rifugio. Il governo del Ciad è arrivato ad armare e mandare in battaglia anche i bambini, visto che con gli adulti non ci riesce. Lo ha ammesso anche il nuovo ministro della difesa, che ne tratta la liberazione con l’ONU.

L’unica dichiarazione ufficiale francese parla di "un intervento per salvare due presidenti eletti", Per il resto il ministero della difesa e quello degli esteri rifiutano ogni commento e in Francia si parla d’altro. Menzogne, come è una menzogna il recente allarme-fame lanciato da Medecins Sans Frontières per i profughi del Darfur. L’allarme, inteso a spingere l’intervento, è stato duramente contestato da altre agenzie umanitarie (in prima fila l’italiana COOPI, che dice che i problemi nei campi non solo relativi alla fame, ma alla taccagneria dei paesi donatori e al caos che regna nella regione) e non è difficile cogliere il legame esistente tra l’utilità dell’allarme falso e il fatto che il fondatore di MSF sia ora il ministro degli esteri del governo Sarkozy, impegnato ad ottenere dalla UE quella legittimazione che l’ONU ha già rifiutato alla Francia più volte.

La realtà è quella di una satrapia sanguinaria, quella di Idriss Deby Itno in Ciad, forte del controllo sulle risorse petrolifere tanto care ad EXXON e Total. Un governo da operetta, con Deby ormai inviso alla sua stessa etnia che modifica d’imperio la Costituzione per correre per essere eletto per la terza volta con elezioni-farsa. Un dittatore la cui "assistente particolare" nonché "prima dama" del Ciad è la promessa sposa del figlio. Potrebbe sembrare una telenovela se non fosse una tragedia.

Tragedia che continua grazie al sostegno militare francese e a quello economico della Banca Mondiale, lesta a sbloccare il "fondo etico" destinato alle spese sociali in modo che Deby potesse arruolare mercenari e comprare armi per combattere il suo stesso popolo. Tragedia che travolge tutto e tutti e che ha portato alla morte anche Brahim, figlio ed erede designato di Deby, che è stato ucciso nel garage del condominio dove abitava ne sobborghi di Parigi. Una morte misteriosa, che potrebbe essere stata determinata dal suo stesso padre per gelosia, dall’opposizione (il ministro della difesa di Deby ha raggiunto l’opposizione dopo che Brahim lo ha preso a schiaffi), dalla Francia o da qualche trafficante di droga, visto che il giovane Deby in Francia si dedicava a questo genere di traffici sotto l’occhio benevolo delle autorità di Parigi.

Tra poche settimane, senza che nessuno ne sappia niente visto che i nostri media non hanno speso una sola riga per un conflitto che devasta un’area immensa e coinvolge milioni di persone, l’Italia partirà quindi per un’altra missione illegale, stupida e controproducente come è stata quella in Iraq. L’unica differenza è che questa volta non ci sarà nemmeno uno straccio di dibattito prima della partenza, è già tutto deciso. Politici di destra e di sinistra non sembrano nemmeno essersene accorti, è bastato dire che si va ad aiutare i profughi del Darfur, poco importa che in realtà le truppe europee saranno dislocate ed opereranno a centinaia di chilometri di distanza dai poveri profughi.

Un epilogo del genere non è poi così strano, in fin dei conti per alcuni dei nostri deputati il Darfur è "un locale per la ristorazione veloce" (un fast food) e per i nostri media è l’occasione per sciacallare un po’ di visibilità a poco prezzo, quello della carità pelosa; per i più accorti è invece un pretesto per diffamare il governo sudanese (che non è certo peggio di quello del Ciad, ma per alcuni è uno "stato canaglia") o addirittura la Cina, mentre le potenze coloniali continuano a fare e disfare come più conviene loro.

Agli abitanti del luogo non resta che la fuga attraverso i deserti. I più fortunati, quelli che non moriranno in una pietraia o in mare su imbarcazioni di fortuna, arriveranno fino in Europa a disturbare quelli che vorrebbero che se ne stessero a casa loro e allo stesso tempo contribuiscono a fomentare la violenza dalla quale fuggono. I ciadiani chiedono all’Europa e alla Francia la ragione di questo stato di cose, ma non ricevono risposte. Nessuna risposta alle domande poste con cortesia, nessuna risposta alle denunce degli stessi organismi ONU, nessuna risposta agli appelli delle opposizioni democratiche dei due paesi.

Evidentemente non c’è niente da spiegare, è inutile chiedere giustizia a chi li opprime e li sfrutta nascondendosi dietro ipocrisie e menzogne. Ne devono fare di strada prima di diventare "civili e democratici" come noi europei; più di un secolo di truffe, violenze ed inganni non gli ha insegnato niente, continuano a farsi ammazzare e a chiedere che le leggi dei bianchi valgano anche per loro. Come se non fossero africani.

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Giovedì, 02 agosto 2007