Appello per Gaza e Territori

Dedicato a Daniel Amit, la cui morte ci addolora profondamente ma ci spinge a impegnarci ancora di più. Firmano l’appello un gruppo di ebrei italiani.


Il procuratore generale israeliano Menachem Mazuz ha per ora bloccato il taglio della fornitura elettrica a Gaza, come minacciava il Ministero della difesa israeliano, grazie alla mobilitazione di decine di associazioni per la difesa dei diritti umani, israeliane e internazionali. Però la situazione nella Striscia resta disastrosa perché, nel frattempo, è comunque stato ridotto il flusso di carburante necessario in particolare alle attività ospedaliere. Negli ultimi giorni, dei palestinesi probabilmente rifugiati in Egitto e in Iraq hanno cercato di raggiungere l’Italia su un barcone: decine risultano “dispersi”, almeno 17 sono annegati. John Dugard, relatore speciale dell’ONU, ha riferito all’Assemblea Generale, il 24 ottobre, che l’80% della popolazione di Gaza vive sotto la soglia di povertà. In un’intervista rilasciata a Umberto De Giovannangeli sull’Unità del 29 ottobre, John Holmes, segretario generale Onu per gli affari umanitari, dichiara che:

  • tra i beni bloccati ai valichi di frontiera ci sono prodotti di prima necessità come il latte in polvere per i bambini, i formaggi, lo zucchero;
  • dall’estate scorsa, il numero dei convogli umanitari che hanno potuto raggiungere Gaza sono diminuiti dai 3000 di luglio a 663 della scorsa settimana;
  • dal giugno scorso il principale punto di passaggio delle merci, il valico di Karni, è chiuso come quello di Rafah per il passaggio delle persone e sempre meno malati gravi possono lasciare Gaza per farsi curare in Israele;
  • secondo gli ultimi dati dell’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai rifugiati palestinesi), il 90% degli stabilimenti produttivi è fermo; da mesi non si può né importare né esportare;
  • i primi a fare le spese di questa situazione sono i soggetti più deboli, i bambini, poiché non bisogna dimenticare che bambini e adolescenti costituiscono oltre la metà della popolazione palestinese.

Proprio delle morti di bambini palestinesi parla Gideon Levy in un bell’articolo su Ha’aretz, poi ripreso da Internazionale n. 713 di ottobre: “L’anno appena trascorso [per il calendario ebraico] è stato piuttosto tranquillo. Secondo lorganizzazione per i diritti umani BTselem sono stati uccisi ‘solo’ 457 palestinesi e dieci israeliani, comprese le vittime dei razzi Qassam. Ma è stato comunque un anno terribile: tra le vittime ci sono infatti 92 bambini palestinesi. Per fortuna, invece, nessun bambino israeliano è stato ucciso dai palestinesi”. Non indica il dato una sproporzione evidente tra l’insicurezza in cui si trovano gli abitanti israeliani di Sderot e l’insicurezza ben più profonda in cui si trovano costantemente i cittadini palestinesi? E questo senza peraltro risolvere la questione di Sderot! È infatti del 1.11.2007  la notizia che altri Qassam si sono abbattuti sulla cittadina israeliana; i missili non hanno provocato vittime ma il ministro della difesa Barak ha minacciato “una vasta operazione militare su Gaza”. La dichiarazione è allarmante, poiché sappiamo che cosa potrebbe volere dire questa “vasta operazione”: forse l’eliminazione definitiva della questione “Gaza” con distruzioni e morti fra civili, il rischio della discesa in campo dei militanti di Al Qaeda e ulteriori molto più gravi minacce a Israele. Ci chiediamo:

--      In che cosa consistono le misure di sicurezza che dovrebbero essere insite in simili operazioni militari?

Inoltre e paradossalmente, l’emergenza di Gaza “oscura” quello che avviene quotidianamente in Cisgiordania dove, malgrado i “buoni rapporti” fra Abu Mazen e Olmert, non solo negli ultimi mesi i posti di blocco sono aumentati ma si susseguono raid e incursioni militari nelle strade e nelle case palestinesi con arresti e devastazioni; i coloni quasi quotidianamente aggrediscono – feriscono e a volte uccidono – i vicini palestinesi, distruggono coltivazioni e raccolti, sradicano alberi nella totale impunità. Ci chiediamo ancora:

--      Se il problema a Gaza sono i missili su Sderot, qual è il problema nei Territori occupati?

Tutta questa violenza messa in atto dal governo israeliano e dall’esercito mentre si sta preparando la conferenza di “pace” ad Annapolis, è quantomeno inquietante ma forse è anche il segno di una situazione sociale, in Israele, ormai gestibile solo attraverso i riverberi di un’occupazione territoriale sempre più feroce; di una società composta da settori profondamente indeboliti e attraversati da fratture e ferite mai rimarginate, ripiegati su se stessi e incapaci di reagire a politiche governative prone al neocolonialismo imperante che sta trasformando tutto il Medioriente in un’enorme emergenza umanitaria. Come dice Gideon Levy nell’articolo sopra citato: “Israele è l’occupazione. L’occupazione è Israele”.

Perciò, come ebrei, ci rivolgiamo:

  • A tutti i gruppi e gli individui dell’area pacifista perché si uniscano a noi in questo appello o si mobilitino con altri appelli e pressioni per prevenire l’invasione di Gaza da parte dell’esercito israeliano, oltre che per il ritorno a condizioni civili di vita delle popolazioni palestinesi e la fine dell’occupazione.
  • Al nostro governo e al ministro degli esteri perché faccia tutti gli sforzi diplomatici necessari per impedire al governo israeliano questa ulteriore follia.
  • Agli esponenti del mondo ebraico perché escano dal riserbo e condannino le politiche delle leadership israeliane che, apertamente lesive dei diritti umani dei palestinesi, corrodono anche come un tumore maligno le basi di una reale sicurezza (che nasce, in primis, da benessere e solidarietà) per la società civile israeliana, continuamente ricattata dallo spauracchio della propria estinzione.

Irene Albert, Dunia Astrologo, Marina Astrologo, Andrea Billau, Angelo Camerini, Giorgio Canarutto, Paola Canarutto, Giovanni Cipani, Ilan Cohen, Beppe Damascelli, Lucio Damascelli, Marina Del Monte, Ester Fano, Carla Forti, Giorgio Forti, Daniel Galliani, Ivan Gottlieb, Joan Haim, Stefano Levi Della Torre, Dino Levi, Patrizia Mancini, Miriam Marino, Marina Morpurgo, Ernesto Muggia, Celeste Nicoletti, Carla Ortona, Sergio Ottolenghi, Valeria Ottolenghi, Marina Piperno, Brenda Porster, Paola Sacerdoti, Renata Sarfati, Stefania Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Jardena Tedeschi, Ornella Terracini, Claudio Treves

Per contatti e adesioni: campodellapace@yahoo.it



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Per Gaza e Territori

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Giovedì, 08 novembre 2007