Un Medio Oriente marcio di armi
20 miliardi di dollari dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita

...e 30 miliardi a Israele


di ‘Umar Lazzaro

Ripendiamo questo articolo dal sito www.islam-online.it .

Nell’approccio alle diverse letture e correnti presenti all’interno del mondo islamico, fonte di grande confusione – e, in fondo, base della “grande incomprensione” nei confronti dell’Islam – è lo stabilire rapporti tra “corrente religiosa” e orientamento politico.

Certo è innegabile che l’Islam sia “din wa dawla” (fede e organizzazione sociale) che sollecita all’azione, tanto che “solo agendo nella trasformazione della società, il musulmano ottempera agli ordini di Dio” ([1]), e che “l’attualizzazione della fede nelle vite degli uomini passa per l’impegno nella ricostruzione della società” ([2]).

Ma questo non significa affatto che si possano stabilire equivalenze tra le posizioni in teologia, diritto e dottrina, e le posizioni politiche. Chi si impegna in questo tipo di analisi, divide sostanzialmente tra un “Islam aperto” (all’assimilazione al pensiero unico occidentale, sostanzialmente), ed un “Islam retrogrado ed oscurantista” (con carica fortemente identitaria e potenzialmente aggressivo ed anti-occidentale).

Se le posizioni politiche litigano nel valutare quale delle due sia predominante, in una guerra di percentuali (per certa destra il 99% è retrogrado; per altri molto meno), nessuno o quasi si sogna di contestare la legittimità e la rappresentatività di tale segmentazione per cui dall’inclinazione religiosa derivi univocamente la posizione politica.

Basta invece dare un’occhiata alle vicende della Ummah per rendersi conto che esiste un amplissimo ed estremamente variegato ventaglio di posizioni, che rompe clamorosamente questo genere di rappresentazioni.

Il caso più evidente è quello dell’Arabia Saudita. Questo paese in particolare dagli ultimi 30 anni promuove in tutto il mondo la corrente che ne ha promosso la stessa nascita (ai tempi dell’accordo tra il predicatore Muhammad Ibn ‘Abdu-l-Wahhab e Muhammad bin Sa’ud – il capostipite appunto della dinastia saudita), e che viene dipinta dai commentatori politici come “retrogrado-oscurantista” e – di presunta conseguenza – antioccidentale e “filo-terrorista”.

Nella realtà, vediamo invece che l’Arabia Saudita è uno dei più saldi baluardi per il controllo dell’area da parte degli Stati Uniti, che non mancano di far avere il loro sostegno anche economico.

L’ultima notizia parla infatti di 20 miliardi di dollari offerti dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita, un poco meno quindi degli altri 30 miliardi offerti contestualmente all’altro grande alleato della regione: Israele.

Vediamo così quanto certo “oscurantismo wahhabita”, quanto certa chiusura mentale possa rappresentare non una “minaccia per l’occidente”, quanto il suo migliore alleato.

E questo dovrebbe anche far riflettere molti musulmani, che nella ricerca di un’identità forte, sollecitata dall’incontro-scontro con la modernità, cercano rifugio in quello che appare loro come il “vero Islam” non tanto per cognizione e studio, quanto per quella patina di purezza di cui la suddetta corrente si ammanta, salvo poi mostrarsi per quello che può essere - e spesso è davvero: strumento di legittimazione del potere e di conservazione politica e sociale, dietro e nonostante la retorica “integrista”.

--- NOTE


[1]. M. Campanini, Il pensiero islamico contemporaneo, 2005 il Mulino, p. 161


[2]. S. Qutb, citato in Ibidem., p. 161



Mercoledì, 01 agosto 2007