Conoscere il Medio Oriente
L’Afghanistan

di Rosario Amico Roxas

L’invasione dell’Occidente nel teatro medio orientale, guidata da un’ America avida di petrolio e con la pretesa di farsi controllore planetario delle fonti energetiche, non ha minimamente tenuto nella giusta considerazione le diversità culturali che animano la società araba; hanno ridotto la loro conoscenza alla divisione tra sciiti e sunniti e si sono lanciati in una sorta di crociata che non tiene nel dovuto conto la componente culturale dell’avversario.

E’ nata dalla più completa ignoranza la prima alleanza con gli “studenti del Corano”, i talebani dell’Afghanistan, stimolati, armati, foraggiati in chiave anti-sovietica.

Se avessero conosciuto la storia dell’Afghanistan si sarebbero resi conto di impelagarsi dentro sabbie mobili sconosciute.
L’Afghanistan era da tempo nelle mire di potenze europee dalla Russia degli zar in fase di espansione all’impero inglese che già dominava in India. La concorrenza tra Russia e Inghilterra garantì un periodo di relativa tranquillità, sostenuta anche dalla frammentazione in tribù dell’intera popolazione, spesso in lotta tra di loro per modeste ragioni di pascolo.

Il mancato intervento delle due potenze europee impedì una evoluzione culturale dell’Afghanistan, che rimase nominalmente un regno, ma negli effetti un territorio frammentato in una molteplice costellazione di tribù: pashtun, tagiki, usbechi, i mongoli bazar, nuristani, baluci, che non accettavano un potere centrale, per cui Kabul non contava assolutamente nulla, esattamente come è ridiventato adesso con l’intervento americano, che ha riportato indietro l’Afghanistan di molto secoli, con il predominio delle tribù, arroccate nelle loro montagne.

Questo ritorno al passato vanifica il tentativo di modernizzazione che era iniziato nel 1919 con il rovesciamento dell’impero ottomano in concomitanza con la rivoluzione russa. Fu allora che il giovane sovrano Amanullah riuscì a liberarsi della tutela britannica, programmando una serie di riforme sulla scia di quelle applicate in Turchia con la rivoluzione di Kemal Ataturk.

Si trattò di riforme “borghesi”, ma senza che esistesse una borghesia.

Amanullah governò per una decina di anni con relativa tranquillità; ma nel 1929 un colpo di stato finanziato dagli inglesi di Nuova Delhi che avevano montato una opposizione religiosa, ne provocò la fine. Ma il protettorato inglese non era tollerato neanche dai capi delle tribù che avevano sostenuto la rivolta contro il sovrano. Ciò che emerge è la tipologia della rivolta che ebbe, innanzitutto, caratteristiche religiose; erano, infatti, previste nella riforma del sovrano l’abolizione del velo alle donne, l’occidentalizzazione degli abbigliamenti, il suffragio universale esteso alle donne, istruzione mista maschi e femmine, libertà di esercitare le professioni dilatata anche alle donne. E’ in quel momento che compare il potere nascosto degli “studenti del Corano”, che avranno grande peso nella caduta della monarchia modernizzatrice.

Nel periodo della guerra fredda la CIA finanziò spesso e abbondantemente i mujahidin (guerrieri sacri); lo conferma l’ex direttore della CIA Robert Gates nelle sue memorie (From the Shadows), invertendo la versione ufficiale secondo la quale i finanziamenti sarebbero iniziati dopo il 24 dicembre del 1979, cioè dopo l’invasione sovietica; tale versione voleva consolidare la priorità cronologica dell’invasione sovietica, quasi si trattasse di una legittima difesa. In realtà fu l’invasione sovietica una reazione ai finanziamenti americani che volevano creare una testa di ponte in Afghanistan in vista del progettato oleodotto dell’UNOCAL.

I finanziamenti americani erano, in verità, una provocazione nella quale i vertici del politburo caddero pesantemente. La tecnica americana è sempre la stessa, anche perché ben collaudata; costringere, in qualunque modo, la parte avversa a muoversi, apparentemente, per prima, in modo da poter stimolare lo sciovinismo popolare e concretizzare i loro piani.
I sovietici non fecero eccezione; entrarono in Afghanistan trasformando la guerra civile finanziata dalla CIA, in un Jihad permettendo ai mujahidin di recitare il ruolo di liberatori del suolo della patria, contro lo straniero invasore. La forza d’urto venne rinforzata dai talebani che erano stati organizzati da uno sconosciuto pseudo-terrorista di origine saudita, la cui famiglia era socia nell’UNOCAL insieme alla famiglia Bush: Osama Bin Laden e il suo luogotenente mullah Omar.

Si instauro il regime del terrore talebano, tollerato dall’America, anche perché i traffici di pani di oppio contro armi, gestita dalla mafia americana, erano diventati enormi.

Quello fu solo il primo tempo della guerra afgana; un primo tempo girato per bandire il governo di Najibullah, un comunista non allineato, che aveva chiesto aiuto alla Russia per neutralizzare l’intervento americano a favore dei rivoltosi. Fu una vera guerra sovvenzionata dagli americani in chiave antisovietica.

Per i sovietici l’Afghanistan rappresentava il passaggio obbligato che necessitava all’America, per cui era loro interesse impedirlo, al fine di condividere la gestione mondiale del petrolio.

I Talebani non avrebbero mai potuto prendere il controllo dell’Afghanistan senza l’appoggio militare ed economico di Islamabad, capitale di quel Pakistan che, allora, era totalmente dipendente dagli angloamericani in quanto facente parte del Commowelt britannico, e dagli aiuti economici che non venivano lesinati. Quando i Talebani occuparono Kabul nel 1996, respingendo gli occupatori sovietici, come primo atto intimidatorio, costrinsero l’ex Presidente dell’Afghanistan Najibullah, che si era rifugiato nella sede dell’ONU, a uscire allo scoperto per parlamentare; fu brutalmente assassinato, denudato, evirato; gli organi genitali gli furono stipati in bocca e fu esposto al pubblico ludibrio nella piazza antistante il palazzo reale, in pieno centro della città nuova; per buon peso, lo stesso trattamento venne riservato anche al fratello.

Kabul è una città assai particolare, per comprendere la dimensione del gesto dei Talebani bisognerebbe conoscere la città, divisa nettamente in due: la parte antica con piccole strade tortuose, sita alla destra, guardando verso Nord, dell’omonimo fiume che si allunga fino a Jalalabad, e che prosegue il suo corso inoltrandosi in Pakistan. La parte moderna della città si è sviluppata sulla riva sinistra del fiume Kabul, ed è la più visibile e la più conosciuta dagli stranieri che difficilmente si avventurano nelle viuzze della vecchia Kabul. Quel gesto e il posto dove venne realizzato, indicano chiaramente la volontà di dare la maggiore visibilità possibile al loro tipo di comportamento.

Questo gesto non piacque ai finanziatori americani, tra i quali la UNOCAL, gigante petrolifero statunitense, per cui fu messo a tacere e i mass media occidentali, sempre ubbidienti, non ne dettero il dovuto risalto. Nello stesso tempo il presidente del nucleo operativo in Pakistan della UNOCAL, mr. Richard Keller, affermò che il nuovo governo talebano:

’…..sarebbe stato un vantaggio per noi;

che potevano contare sull’appoggio dei Talebani per

…garantirsi la via al petrolio e ai gasdotti che contava di costruire attraverso l’Afghanistan, al costo di 12 miliardi di dollari….’ (per le due citazioni, v. Carla Power e Sdarsan Raghvan ’ Afghanistan a New War for Profits’, Nesweek, 4 novembre 1996).

Inizia lo scollamento tra potere decisionale americano e la popolazione degli USA: molti americani non condivisero la politica svolta in Afghanistan:

’Nel settembre 1998 un gruppo di militanti Verdi chiese al Procuratore Generale della California di sciogliere l’UNOCAL per crimini contro l’Umanità e l’ambiente, nonché per le sue connessioni con i Talebani’.
(v. Ahamed Rashid: Talebani, islam, petrolio e il grande scontro in Asia Centrale, Feltrinelli 2001)’;

si consolidò così quello scollamento, che porterà in seguito ad un sempre maggior disinteresse verso la politica del popolo americano, esasperato anche dalla disapprovazione sul superamento della soglia etica. L’iniziativa di quei cittadini americani fallì perché era troppo grande la posta in gioco, ma il progetto della UNOCAL fu, temporaneamente, accantonato, per essere ripreso in questi tempi di rinnovata belligeranza, e con maggiori e più ambiziosi programmi; quella iniziativa dimostra però come il terrorismo, in questo caso quello promosso e sovvenzionato dall’economia americana, può essere sconfitto se cittadini educati alla pace, sia in Occidente che in Oriente, integrano i loro punti di vista e riescono a dialogare.

La rivolta dei Talebani fu resa possibile utilizzando le milizie pakistane del generale Zia e la complicità e l’aiuto di Osama Bin Laden in funzione antisovietica. Il governo dei Talebani riuscì a sostenersi grazie ai proficui commerci di pani di oppio contro dollari e armi; il tutto con la complice mediazione di Bin Laden che ben conosceva, e conosce, l’ubicazione dei luoghi di rifornimento di armi e dove portare, in cambio, i pani di oppio.

In quella prima guerra afgana il ruolo della Casa Bianca non è stato un segreto per nessuno; ciò che è stato tenuto molto riservato ai cittadini occidentali è l’utilizzazione che gli Usa avevano fatto dei servizi segreti dell’Egitto, dell’Arabia Saudita, e del Pakistan del generale Zia, creando, finanziando, armando e addestrando una fitta rete internazionale di guerriglieri islamici; il tramite con questi guerriglieri era sempre Osama Bin Laden, insieme al mullah Omar, uomini-chiave della CIA in Medio Oriente.

L’avvento al potere dei Talebani (letteralmente significa studenti di teologia) mostrò presto il suo vero volto: non fu uno Stato teocratico, fu semplicemente una feroce dittatura, che riportò l’Afghanistan indietro di secoli; fu proibito alle donne di lavorare, uscire di casa, accompagnare i bambini a scuola; praticamente venivano isolate entro le mura domestiche. La condizione delle donne in Afghanistan non venne mai presa in considerazione agli esportatori di democrazia; solo Hilary Clinton prese le difese delle donne afgane durante il mandato del marito, ma più per compiacere le femministe americane nel periodo dello scandalo Lewinski che per cercare di migliorare le condizioni di vita delle donne afgane. Qualunque forma di civile libertà venne negata in nome di una teocrazia solo verbale. Anche i rapporti fra Talebani e Pakistan cominciarono a diventare difficili; il mullah Omar, notoriamente nel libro-paga della CIA, non perdeva occasione per mandare segnali di indipendenza e di ostilità ai pakistani.

Il secondo tempo della guerra in Afghanistan iniziò dopo l’11 settembre, e prevedeva di cacciare i Talebani dall’Afghanistan, diventati inaffidabili e di eliminare o catturare Osama Bin Laden e il mullah Omar, entrambi renitenti alla cieca obbedienza pretesa dalla CIA, due dei mostri che si sono rivoltati contro il proprio ideatore. Venne abbattuto il regime fondamentalista dei Talebani, venne creato un governo fantoccio con gli aiuti degli USA, ma non è stato conseguito alcun risultato, se non quello di aver imposto un governo filo-occidentale, consenziente ad accettare il nuovo ordine programmato, riportando, però, il paese al tipo di governo tribale. Ufficialmente esiste un riferimento politico, nel filo-occidentale Kazar, ma in realtà sono le 14 tribù in cui è frazionata la popolazione afgana che hanno ripreso il potere che era stato largamente ridimensionato durante l’impero Ottomano. Le operazioni militari angloamericane continuano ancora, e siamo alla metà del 2004, con bombardamenti a tappeto, alla ricerca di qualche talebano sfuggito alla cattura.

Le conseguenze, come ho già scritto, sono disastrose, con innocenti bambini che pagano per tutti.

La religione musulmana trova qui una distorsione in senso fondamentalista.

I talebani si differenziano dai sunniti e dagli sciiti; il loro credo, basato su una interpretazione del Corano in chiave fondamentalista, non trova riscontro nello stesso Corano, in quanto loro sostengono affermazioni non contenute nel Corano ufficiale, ma che pretendono trovarsi in versetti andati perduti, dei quali si dichiarano i più legittimi custodi. Sono gli hasciscin, termine dal quale deriva “assassini”, ma in realtà significa “consumatori di hascisch”. Si tratta di una setta estremamente feroce, i cui componenti sono considerati come i killers dell’Islam; danno prova del loro coraggio e del loro disprezzo per la vita (propria e altrui) lanciandosi dai picchi delle montagne del Nord dell’Afghanistan, per dimostrare di saper morire senza lanciare un urlo; ovviamente in quei gesti sono drogati e totalmente condizionati nel comportamento.

L’America ha affidato a questa gente la difesa dei propri interessi, ma quando si è resa conto che si tratta di personaggi inaffidabili, ha deciso di liberarsene e di combatterli, ma sul loro terreno e alle loro condizioni; non esiste guerra tecnologica che può fermarli.

Per questo si tratta di una guerra dalla quale le forze occidentali non possono che uscire sconfitti; e se non avviene lo scontro finale è solo perché non rientra negli interessi dei talebani, in quanto intendono sfruttare ancora l’avidità di pani di oppio con i quali ottengono tutte le armi che necessitano loro.

L’influenza talebana comincia anche a penetrare in Iraq, mentre è tollerata dall’Arabia Saudita, sulla carta alleata degli USA, ma nella realtà i peggiori nemici che permutano petrolio con dollari, ma lì sono wahabiti (alla casa Bianca ne ignorano anche il significato), e quindi i più fanatici fondamentalisti.


Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)

(continua con l’analisi dell’Iraq e le sue guerre)

Lunedì, 10 dicembre 2007