Medio oriente
GAZA VIVRA’

Campagna per la fine di un embargo genocida


bollettino del 12 gennaio 2008


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1

LA CAMPAGNA CONTRO L’EMBARGO CONTINUA

per decidere insieme le prossime iniziative

DOMENICA 27 GENNAIO, ore 10

Ex Scuola Elsa Morante, via Gian Paolo Orsini 44

FIRENZE

Assemblea nazionale


A Gaza la situazione sta peggiorando, ma la resistenza continua.
Se Israele credeva di poter piegare Gaza per dare il colpo mortale alla lotta di liberazione del popolo palestinese, questo disegno non è riuscito.
Non è riuscito nonostante la collaborazione plateale del burattino Abu Mazen, che anche nei giorni scorsi (vedi comunicato al punto 2) ha scatenato la repressione contro gli esponenti della resistenza per compiacere Israele e lo stesso Bush, sceso a dar man forte ad Olmert e a preparare le nuove guerre americane per il controllo del Medio Oriente.
Bush ha avuto la faccia tosta di chiamare “pace” un progetto di annichilimento del popolo palestinese: ulteriore allargamento dei confini israeliani, richiesta di riconoscimento della natura “ebraica” (cioè razziale) dello stato israeliano, chiusura totale sul rientro dei profughi, lotta frontale contro Hamas. Molti commentatori hanno letto queste dichiarazioni come un disco verde per una pesante offensiva contro Gaza.
Questa offensiva è in cantiere da tempo, e le quotidiane attività militari israeliane contro la Striscia si sono di fatto intensificate subito dopo l’incontro di Annapolis.
Tutto fa pensare che il momento dell’attacco si stia avvicinando, nel silenzio dei media e della politica occidentale.
Proprio per questo è ora il momento di riprendere con forza l’iniziativa contro l’embargo e per la libertà del popolo palestinese.
Abbiamo già scritto che quel che serve adesso è la passione e l’intelligenza di tutti quelli che sentono l’insopportabilità di quanto sta avvenendo.
Per questo l’invito ad unirsi alla campagna per Gaza non è affatto rituale.
Per questo chiediamo a tutti di essere presenti a Firenze all’assemblea del 27 gennaio.

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2

Comitato Gaza Vivrà

Comunicato stampa sugli arresti di membri della resistenza palestinese in Cisgiordania

La delegazione di solidarietà con Gaza aveva incontrato due degli arrestati il giorno di Natale a Ramallah


Abbiamo appreso con grande tristezza la notizia dell’arresto di altri 35 membri della resistenza palestinese in Cisgiordania ad opera delle cosiddette “forze di sicurezza” che rispondono ad Abu Mazen.
La delegazione di solidarietà con Gaza aveva incontrato due degli arrestati – Shaikh Hussein Abu Kwek e Shaikh Faraj Rummana - il giorno di Natale a Ramallah. Con loro avevamo discusso della situazione a Gaza e in Cisgiordania e delle prospettive della lotta di liberazione del popolo palestinese.
Abu Kwek aveva illustrato la gravità della situazione, dichiarando testualmente di non sapere se il giorno dopo sarebbe stato ancora libero piuttosto che in qualche carcere. Ora, insieme ad altre decine di suoi fratelli e compagni è detenuto in un carcere della fazione collaborazionista che fa capo ad Abu Mazen.
E’ chiaro da tempo, tanto più dopo Annapolis, che Abu Mazen è ormai un burattino nelle mani degli Stati Uniti e di Israele con i quali collabora attivamente per piegare la resistenza a Gaza e non solo. La repressione che ha scatenato in queste settimane non riguarda soltanto Hamas, ma tutte le componenti (compresi ampi settori di al Fatah) che non intendono piegarsi all’oppressione.
Di Abu Kwek e Faraj Rummana vogliamo ricordare il loro messaggio di fratellanza e l’invito al popolo italiano affinché faccia tutte le pressioni possibili sul governo per ottenere un cambiamento di linea politica contro l’embargo e per il pieno riconoscimento dei diritti del popolo palestinese.
Il Comitato Gaza Vivrà, che a tal proposito ha già in programma una prossima assemblea nazionale, continuerà con più forza la sua campagna, ed invita tutte le persone libere a manifestare in ogni modo il loro sdegno per la stretta repressiva messa in atto dai collaborazionisti di Abu Mazen in stretto concerto con l’azione genocida di Israele nei confronti del milione e mezzo di palestinesi che vivono a Gaza.
07/01/2008

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3

Sen. Fernando Rossi (MPC):

“Diritti umani: l’inferno è alle porte dell’Europa”

Il Sen. Fernando Rossi (Movimento Politico dei Cittadini), appena rientrato da un viaggio in Israele e Palestina, ha inviato una lettera appello a tutti i Deputati e Senatori del Parlamento italiano: “Mi rivolgo a tutti i Parlamentari, che non si sono venduti l’anima, pregandoli di sottoscrivere, per ragioni umanitarie, la richiesta della costituzione e invio di una delegazione ufficiale del Parlamento italiano che entri a Gaza, per controllare le condizioni di vita degli abitanti; e nelle carceri israeliane, per visitare i colleghi parlamentari palestinesi arrestati e carcerati, alcuni da vari anni, senza credibili motivazioni e senza alcun processo, a cominciare dal dott. Aziz Ad-Dweik, Presidente del Parlamento della Palestina.”
Rossi, nella sua missiva, tocca i nodi della questione mediorientale, evidenziando come “decine e decine di risoluzioni ONU che imponevano ed impongono ad Israele di ritirarsi dai territori arabi e palestinesi occupati in 60 anni di espansione coloniale e di abbattere il muro della vergogna che rinchiude in altrettanti ghetti le città della Palestina. Tali risoluzioni, che hanno anche condannato i crimini del suo esercito, che ha assassinato, ferito ed imprigionato migliaia di civili, sono state ignorate dai vari governi succedutisi in Israele e nei vari paesi d’Europa, che ora invece di chiedere l’attuazione delle risoluzioni ONU, hanno deciso di assecondare le richieste USA di costringere alla fame ed alla malattia, con un embargo vergognoso e criminale, un milione e mezzo di abitanti della Striscia di Gaza, colpevoli di non aver votato come gli Stati Uniti suggerivano.”
“In Israele e nei territori occupati dopo il 1948, vengono espropriati terreni agricoli ai contadini palestinesi che da secoli ne sono i legittimi proprietari, migliaia di case palestinesi sono state distrutte ed è appena partito un programma per abbatterne altre 80.000, mentre i nuovi insediamenti di coloni ebrei, tuttora in costruzione, vengono collocati sulle colline che sovrastano i villaggi palestinesi, a controllo delle fonti idriche.”
“Personalmente – conclude Rossi - esprimo un giudizio non positivo sulla politica estera del nostro Paese e sui silenzi dei vari partiti, ma non pretendo che questo sia condiviso; ciò che mi preme è ritrovare un comune sentire sui diritti umani”.



Lunedì, 14 gennaio 2008