Comunicato degli scienziati sulla guerra in Libano

Al  UNCHR - sessione giugno 2007 - delle Nazioni Unite


Oggetto

* Una lettera e una richiesta aperte per la riapertura delle indagini sulle armi utilizzate dall’esercito israeliano nella guerra in Libano nell’estate 2006 e negli attacchi a Gaza nel 2006
* Una richiesta di creazione di 2 consigli composti da medici internazionali e indipendenti, libanesi e palestinesi - uno con il compito di riesaminare le affermazioni relative all’uso di armi illegali e l’altro con il compito di effettuare esami e prove sul camo per la valutazione dei rischi per la salute e la geno-tossicità nel sud del Libano.

Osservazioni preliminari

La Commissione d’inchiesta ONU sulle violazioni dei diritti umani in Libano e Palestina è stata creata  l’11 agosto come "commissione indipendente incaricata di chiarire i fatti, non una corte né un organismo giudiziario con l’obiettivo di valutare un crimine".

La Commissione ONU per i diritti dell’uomo nel rapporto sul Libano (1) ha osservato che "la politica (dell’IDF*) di considerare ogni individuo come un nemico potenziale aveva causato violazioni dei diritti umani, e aveva portato a punizioni collettive".
Ha inoltre osservato che l’IDF ha esercitato "la forza in modo indiscriminato contro i civili libanesi" e che "i diritti dell’uomo non sono stati rispettati". Inoltre "l’uso di alcune armi era illegale, come l’uso delle bombe a grappolo..... eccessivo e non giustificato dalla necessità militare ed è andato oltre le questioni di proporzionalità. Si è trattato di una chiara violazione" delle convenzioni internazionali.

La Commissione, nel relativo rapporto di chiusura nel novembre 2006, ha emesso giudizio severo circa le violazioni dell’IDF in relazione alle convenzioni internazionali, all’uso illegale di alcune armi e l’applicazione di punizioni collettive sui civili. Tuttavia, ha anche dichiarato (punto 24°) che "nessuna delle armi chiaramente utilizzate da IDF è illegale in quanto tale secondo il diritto
umanitario internazionale". Ha inoltre dichiarato che solo "il modo in cui le armi sono state usate, in alcuni casi, viola la legge. La Commissione si è più specificamente concentrata sull’uso delle bombe a grappolo" ed ha suggerito di avviare una procedura per vietare l’uso di quelle armi che - a tutti gli effetti - sono mine ("... promuovere un’azione urgente per inserire le bombe a grappolo nella lista delle armi vietate dal diritto internazionale").

Anche se l’azione suggerita per vietare l’uso di bombe a grappolo è un punto positivo e accende le speranze che qualcosa possa essere fatta per fare rispettare l’attuale legislazione internazionale "sulle regole della guerra" e che gli appelli fatti nel 2001 e nel 2003 per una moratoria da parte del Parlamento Europeo siano immediatamente trasformati in regolamenti.

Tuttavia, la mancanza generale di conclusioni sui fatti emersi circa "le altre" armi utilizzate, accompagnata dalla dichiarazione che di per sé suona conclusiva che "nessuna delle armi chiaramente utilizzate da IDF è illegale" indica un preoccupante malinteso, o sminuisce il vasto e possibile uso "sperimentale" di "armi di recente sviluppo o recentemente modificate". Il rapporto non risponde in modo esaustivo alle preoccupazioni alla base del mandato della Commissione.

Inoltre, non si è prestata attenzione al fatto che il rispetto per i regolamenti di diritto umanitario potessero non venire rispettati, tali regolamenti impongono che le armi vengano esaminate prima dell’utilizzo in combattimento per quanto riguarda la loro "legalità" sulla base delle norme attuali. La Corte di Giustizia internazionale ha ribadito questo concetto nel relativo caso "nucleare".
La guerra del 2006 in Libano e la campagna estiva a Gaza, per cui la Commissione è stata creata, sono state caratterizzate, se non le sole in questo secolo e in modo piuttosto diffuso, dalle nuove tipologie di vittime e feriti segnalati dai civili.
Per questo motivo, si è vista la necessità di indagare i fatti in modo approfondito, di documentare la novità degli agenti che hanno provocato tali feriti e vittime e le armi utilizzate.

Nel rapporto della Commissione, sono  riportate le testimonianze di molti testimoni (punto 247°): "le testimonianze si riferivano all’uso, da parte di IDF, di una gamma di armi o, più precisamente, munizioni che potrebbero essere considerate illegali.
Le testimonianze si riferivano all’uso di uranio impoverito, delle armi al fosforo bianco e di esplosivi aria-combustibile. Alcuni testimoni hanno anche attirato l’attenzione della Commissione delle lesioni e ferite anormali, ad es. cadaveri completamente carbonizzati ma intatti, o corpi umani che si sono semplicemente vaporizzati". Nell’affrontare queste questioni nelle sezioni specifiche del rapporto, è evidente sono stati dati peso e rilievo differenti - da parte della
Commissione - alle dichiarazioni dell’IDF a paragone con i rapporti scritti dai medici, scienziati e le testimonianze della gente in Libano, ed anche del personale UNIFIL. Pertanto la commissione conclude, visto il disaccordo fra i testimoni e il disinteresse per i fatti registrati e le prove materiali, che (punto 24°) "nessuna delle armi chiaramente utilizzate da IDF è illegale in quanto tale secondo il diritto umanitario internazionale".

Motivazioni per mettere in discussione le attuali conclusioni dell’inchiesta e per
chiedere la sua riapertura

Le conclusioni suddette vengono messe in discussione per due motivi:

* L’importanza disuguale data alle differenti fonti di informazione
* e la mancanza di testimonianze di fatti sufficienti

Noi, non avvocati ma scienziati e medici, troviamo la determinazione per sollevare queste questioni davanti il Consiglio poiché, fra tutte le altre preoccupazioni in termini di rispetto delle leggi internazionali, protocolli e raccomandazioni, queste violazioni conducono, come conseguenza, ad una mancanza di preoccupazione circa il controllo dei rischi derivanti dall’esposizione della popolazione ai differenti agenti contaminanti/tossici sulla salute futura della popolazione stessa. Non sono neanche previsti studi di lunga durata adeguati. Tuttavia, dal punto di vista dei medici, degli scienziati e dei diritti umani delle popolazioni, si tratta di
questioni essenziali.

Nel dettaglio del rapporto sull’uso di queste armi, che la Commissione identifica come armi illegali, pochi paragrafi illustrano i motivi di questa interrogazione meglio di questi;

1 Uso del fosforo bianco
(punto 259°), segnalato "a Marwaheen, il 16 luglio, in occasione del raggruppamento dei civili nel villaggio prima di essere evacuati sotto il controllo di UNIFIL. I testimoni di tale episodio sono stati i civili, intervistati dalla Commissione.
Anche gli ufficiali di UNIFIL presenti  hanno confermato quanto detto dai civili .... 12 bombe al fosforo bianco sono state sparate direttamente verso i civili".
Inoltre, (punto 261°), "il 23 ottobre The Guardian ha segnalato che il governo di Israele "aveva ammesso che l’utilizzo... di armi al fosforo nei relativi attacchi contro gli obiettivi durante la guerra, lunga mesi, portata avanti in Libano questa estate". L’ammissione israeliana è stata fatta dal ministro Jacob Edery, che è stato interrogato sull’argomento da Zahava Gal-On, un membro della Knesset. Il sig. Edery ha detto che "IDF possiede differenti tipi di munizioni al fosforo. L’IDF ha usato armi al fosforo durante la guerra contro Hezbollah negli attacchi contro gli obiettivi militari in aree aperte".

Si poteva pensare che le segnalazioni unanime dei civili e dell’UNIFIL e le segnalazioni sull’uso improprio di una carta internazionale (e di Haaretz) di munizioni al FB, avesse almeno messo in dubbio la credibilità data alla dichiarazione fatta da una parte con un evidente conflitto di interesse, vale a dire il ministro Edery. Era chiaramente sbagliato, da parte della Commissione, negare la violazione delle regole poiché il FB è stato usato come arma contro la popolazione.
Ciò deve essere chiarito da ulteriori indagini e deliberazioni.

2 Uso di esplosivi aria-combustibile
L’IDF ha finalmente ammesso l’uso di tali armi ma soltanto come "misure contro-mine". Nonostante le prove e le dichiarazioni iniziali dei medici libanesi circa le caratteristiche cliniche delle vittime civili caratteristiche di un’esposizione allo scoppio di proiettili aria-combustibile, la Commissione ha nuovamente accettato, come conclusiva, la suddetta dichiarazione dell’IDF.
L’IDF non ha presentato gli altri dati e/o richiesto un’ulteriore indagine della questione. In relazione all’uso di proiettili/bombe/munizioni aria-combustibile, esistevano in Libano ed all’estero molte informazioni visto che i medici già sospettavano e segnalarono il loro uso nel luglio 2006 al Consiglio libanese dei medici ed al governo libanese. Le relazioni dei medici sulla stampa, in televisione in Libano, nel mondo arabo e in Europa, hanno mostrato le caratteristiche insolite dei cadaveri delle vittime civili attaccate mentre viaggiavano all’aperto dalle bombe/missili sganciati dagli aerei. Ci chiediamo come questa prova sarebbe potuta sfuggire ad un’ulteriore ricerca della Commissione. Suggeriamo, ancora in base al consolidamento successivo di questi rapporti, che il Consiglio raccomandi un’ulteriore analisi "dell’incidente" segnalato al ponte di Ramhallie, vicino a Sidon, e di un altro evento simile nella vicina Tire. Le dichiarazioni dei testimoni e la documentazione clinica/tecnica per entrambe le ipotesi sono disponibili su
richiesta dal Consiglio, se l’inchiesta dovesse essere riaperta, come richiediamo. 

3 piccole bombe, "DIME" e le armi a obiettivo intelligente sono tutti quei dispositivi per "la riduzione dei danni collaterali" che il Generale Maggiore dell’aeronautica israeliana Yitzhak Ben-Israel ha descritto come progettate per "permettere di colpire l’obiettivo senza causare danni ai passanti o altre persone".

"Le bombe a diametro ridotto, modificate per includere un contenitore composito e un esplosivo metallico inerte a densità (DIME), possiedono il potenziale per colpire in modo letale obiettivi molli e ridurre drammaticamente i danni collaterali" (4).

Nonostante si sia detto che nell’estate 2006 "la versione americana fosse ancora in fase di collaudo e non fosse stata usata sul campo di battaglia in quel momento (5)", si è ammesso che il collaudo RPG (virtuale) è stato finanziato da DARPA (6) nel gennaio 2005. Dovrebbe essere possibile per la Commissione trovare informazione oppure scoprire se tale collaudo è stato completato nel successivo anno e mezzo, vale a dire prima degli attacchi dell’IDF, o se Israele ha schierato "una versione israeliana" di questo tipo d’arma.

Le richieste di acquisizione dei fatti in merito alla questione sono state portate all’attenzione del pubblico da un gruppo di medici di guerra dei reparti di urgenza e chirurgia in Libano e a Gaza.

Essi stessi sono stati avvisati della frequenza di ferite inspiegabili senza la presenza di frammenti rilevabili ai raggi X o visibili sui corpi delle persone e con conseguenze cliniche mai viste prima. Un’inchiesta giornalistica, con il supporto delle analisi scientifiche, ha indicato che le armi DIME sono compatibili con queste ferite e probabile causa delle morti come segnalate dai medici di Gaza (7). Ora è possibile affermare che i bambini nella zona di Tire, in Libano e la gente anziana che andava in soccorso dei propri familiari morti furono vittime "di armi a target", che causano questo tipo di ferite. Poiché, su questa specifica questione, la Commissione ha privilegiato unilateralmente la dichiarazione di una parte in chiaro conflitto di interessi, chiediamo che la Commissione riapra l’inchiesta e crei un gruppo indipendente e nuovo per riconsiderare le prove orali e la documentazione disponibili sull’uso di queste armi. Le dichiarazioni dei testimoni e la documentazione clinica/tecnica per questi casi è disponibile su richiesta dal Consiglio, se l’inchiesta verrà riaperta, come richiediamo.

Il denominatore comune di tutte le suddette armi è che non lasciano "tracce a occhio nudo" ed è difficile identificarle in caso di situazione di emergenza. Questo rende più difficile la cura dei feriti in situazioni difficili. Il fatto che non lascino frammenti su/nei corpi delle vittime significa che queste convenzioni non sono comprese nelle convezioni di guerra definite (8). Per dimostrare l’utilizzo di tali armi è necessario raccogliere i dati ed i fatti di varia natura, nonché una metodologia d’inchiesta supportata scientificamente e medicalmente.

Un altro denominatore comune di queste armi è che non c’è una legislazione specifica inerente il loro uso. Ciò inoltre implica che nessuna di queste viene specificamente vietata. La mancanza di una legislazione specifica è dovuta al fatto che tali armi sono di tipo nuovo (DIME, piccole bombe) o sono state modificate (proiettili aria-combustibile), o al fatto che potrebbero essere state usate in modi differenti in relazione al loro uso consentito (FB). Complessivamente condividono uno status da "limbo", una zona grigia e una condizione giuridica "non classificata".

Allo stesso tempo si riconosce la loro natura illegale, sulla base delle attuali convenzioni che in linea generale vietano tutte le armi che non sono rintracciabili nelle vittime, a meno che non vengano utilizzate analisi complesse, e/o sulla base del fatto che il loro raggio di azione non può essere limitato ad un obiettivo, o dalla natura chimica dei loro agenti attivi.

Dati i confini vaghi della legislazione e della legalità/illegalità di tali armi, il riconoscimento da parte dell’IDF dell’uso delle armi aria-combustibile SOLTANTO come de-minatori, del fosforo bianco SOLO contro installazioni militari, delle piccole bombe/missili "intelligenti" SOLTANTO allo scopo ridurre le vittime, solleva il sospetto di comodo cover-up della loro presenza sui campi di battaglia e un modo per fare accettare "gli errori o un loro più ampio utilizzo" che giustificherebbe  la reiterazione del loro uso.

Non vorremmo che un’inchiesta iniziata per trovare la verità si modificasse e si trasformasse in un modo per rendere dare un nome e giustificare la presenza in guerra di una varietà di armi illegali, così diminuendo il rigore delle convenzioni di Ginevra e della convenzione per il controllo delle armi chimiche e altre ADM.

È necessario aggiungere che l’uso da parte dell’IDF a Gaza di alcune delle suddette armi è stato denunciato e sono disponibili a sostegno di ciò testimonianze e testimoni. Da Gaza non erano disponibili dati per la Commissione, poiché John Dugard, il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, incaricato dalla Commissione di intraprendere una missione esplorativa urgente, tentò di intraprendere tale "missione esplorativa ad alto livello" e di raggiungere Beit Hanoun nella striscia di Gaza, ma le autorità israeliane non gli hanno permesso di effettuare un’indagine sul campo a Gaza. Non sono necessari commenti e ancora non sappiamo se sia riuscito a raggiungere quei luoghi.

A proposito della raccomandazione finale della Commissione 
La Commissione nella sua relazione finale suggerisce un’ulteriore inchiesta (2), e dichiara che "la ricerca scientifica attualmente in corso in Libano ed all’estero sugli effetti di determinate armi utilizzate durante il conflitto deve essere portata avanti" e suggerisce che "i risultati saranno decisivi per ciò che riguarda la valutazione della legalità di determinate "nuove armi" alla luce del diritto umanitario internazionale. Il Consiglio dovrebbe incoraggiare tali sforzi e sviluppi di follow-up".

Le richieste che poniamo al Consiglio sono generalmente in accordo con queste raccomandazioni ma aggiungiamo alcuni punti, come in dettaglio di seguito.

Trasparenza - nel rapporto non si fa riferimento a chi sono gli attori responsabili di un’ulteriore indagine, vale a dire se sono indipendenti dai governi e dai partiti politici.

Metodologia - si dovrebbe puntualizzare il tipo di strumenti investigativi devono essere utilizzati e la metodologia programmata per l’acquisizione dei dati.

Siamo consapevoli che "ricerca" è un sostantivo generico e sappiamo, a causa della nostra professione, che la metodologia di acquisizione dei dati e la loro elaborazione sono punti critici. Entrambi hanno un rapporto diretto con l’indipendenza della squadra scientifica. Apprezzeremmo e suggeriamo che il Consiglio consideri questi punti specifici e rifletta su una ricerca qualificata e non solo generica.

Promulgazione di responsabilità istituzionale - durante il periodo degli attacchi israeliani nel 2006, l’uso di nuove armi sia Gaza che in Libano, è stato denunciato in lettere formali alle istituzioni locali ed è stato segnalato pubblicamente sui mezzi di comunicazione da molti medici sia in Libano che a Gaza. Questi erano i medici che stavano curando le vittime e i feriti. Lettere ufficiali sono state scritte dai medici libanesi al loro governo ed all’ordine dei chirurghi del Libano e sia i medici libanesi che di Gaza hanno rilasciato interviste alla stampa ottenendo ampia diffusione a livello mondiale e nessuno ha contestato. Gli scienziati internazionali hanno richiesto indagini indipendenti basate su queste relazioni e un’indagine scientifica indipendente su tali casi guidata dall’ONU. Abbiamo inoltre tentato, come gruppo scientifico internazionale indipendente, di ottenere informazioni dirette dal governo libanese, dalla persona responsabile al WHO in Libano e dall’arbitro internazionale, a proposito della creazione di una commissione scientifica/medica o sulla possibilità che essa fosse già al lavoro. Tutti le richieste non hanno ricevuto risposta.

Alcuni dei medici summenzionati potrebbero anche essere stati sentiti dalla Commissione ma non è chiaro se i rapporti degli esperti, se utilizzati, siano stati presi nella considerazione dovuta e sia stata redatta un’analisi congiunta dei rapporti insieme ad una squadra di medici e di scienziati, o comunque nulla di tutto questo è menzionato nella relazione finale. Le denunce basate sulle prove cliniche dell’uso di nuove armi non hanno ricevuto attenzione tecnica e, conseguentemente, non è stata approntata o consigliata una strategia per la protezione della popolazione da eventuali pericoli dovuti all’uso di queste armi.

Per contro, le dichiarazioni verbali dell’IDF sono state accettate come valide e sono state integrate nel rapporto come conclusioni finali.

C’è adesso la documentazione e le informazioni raccolte grazie ai medici, le vittime e le persone presenti sul luogo degli attacchi che mostrano che le nuove armi sono state utilizzate a Gaza e in Libano.

La mancanza di un’ulteriore indagine circa la denuncia di un uso più ampio delle nuove armi, da un lato ancora "non classificate" e, dall’altro lato, dirette contro la popolazione civile potrebbe ammontare a una grave mancanza di azione da parte dei governi e delle missioni delle istituzioni internazionali ONU, pone inoltre in prima linea la questione dell’importanza delle istituzioni internazionali rispetto alla regolazione e direzione dell’uso della forza nel mondo e del loro potenziale per costringere pacificamente al rispetto dei diritti umani e alla regolamentazione della condotta di guerra.

Il rapporto ambientale dell’UNEP è l’unica missione esplorativa "materiale" di cui siamo consapevoli, fatta in Libano. I dati di questa indagine sono stati tutti analizzati in un laboratorio unico, il laboratorio Spitz in Svizzera. Nelle indagini precedenti dell’UNEP, fu utilizzato più di un laboratorio. Gli aspetti metodologici dell’inchiesta dell’UNEP sono stati criticati dagli scienziati indipendenti che hanno scritto i rapporti relativi alla contaminazione da uranio in alcune aree del Libano (9).

Nel frattempo, non è stata però presa in considerazione e non se ne fa menzione nella relazione finale, in quanto elemento di preoccupazione, la presenza concomitante di differenti agenti inquinanti nell’ambiente, tale presenza può essere fatta risalire a questo periodo per quanto riguarda gli effetti possibili sugli animali nelle zone bombardate, inoltre non si fa menzione delle metodologie di analisi per gli effetti genotossici, che sono invece disponibili, e dovrebbero essere utilizzate per vedere vi sono effetti in relazione ai cambiamenti ambientali causati dalla guerra. A questo punto, questa è la preoccupazione maggiore in relazione alla protezione della popolazione e per il diritto alla salute e al trattamento, sarebbe una mancanza non agire in questo senso.

Conclusioni e richieste
A nostra conoscenza, l’uso - sia a Gaza che nella zona di Tire, Libano - di FLM (Focused Lethality Munitions) che usano la tecnologia DIME Dense Inert Metal Explosive (DIME) (3) è segnalato da medici, testimoni e dati clinici.

Inoltre, vi sono chiare indicazioni e prove che le armi "intelligenti" sono state usate selettivamente sui bambini sia a Gaza che a Tire. È irrilevante il fatto che questo sia stato dovuto a un errore intrinseco nel controllo "intelligente" delle bombe sul campo (errori  durante l’esperimento) o se si è trattato di un collaudo intenzionale di bombe a intensità differente sulla popolazione inerme. Questi punti sono irrilevanti dal punto di vista della coscienza, della legge ed delle vittime.

Siamo anche consapevoli di prove provenienti da almeno due attacchi differenti nei pressi di Sidon e Tire, che hanno causato la la morte di civili con un bombardamento in aree aperte con proiettili aria-combustibile ad alto potenziale. 

Chiediamo al Consiglio, nel corso del suo prossimo incontro nel giugno 2007, di promuovere ed organizzare immediatamente la continuazione del lavoro della Commissione, in particolare con due gruppi di lavoro che devono essere creati:

* Un gruppo indipendente (dai governi e dalla struttura militare) di medici indipendenti e internazionali, libanesi e palestinesi e scienziati con il compito di riconsiderare, sulla base della loro esperienza, le dichiarazioni di utilizzo delle armi illegali, raccogliendo e considerando le prove scientifiche e mediche già acquisite.

* Un gruppo di medici, veterinari e scienziati internazionali, libanesi e palestinesi incaricati di realizzare prove sul campo secondo le procedure riconosciute per la valutazione del rischio di genotossicità e altri rischi sulla salute negli animali nelle zone che hanno subito pesanti bombardamenti e quindi sono state distrutte nel sud del Libano. Questi studi contribuiranno a stabilire se:

A. è necessario lanciare appelli di attenzione per la salute dei bambini e della popolazione,

B. è necessario mettere in quarantena le regioni a rischio,

C. attivare un sistema di allarme nelle strutture mediche locali che attualmente non sono in grado di fare fronte ad un possibile aumento futuro dei problemi di salute della popolazione,

D. progettare i protocolli epidemiologici per i prossimi anni, e E. creare una cultura locale per questo genere di follow-up.

Inoltre sosteniamo le raccomandazioni già formulate dalla Commissione al Consiglio, quale la richiesta che "(d°) il Consiglio dovrebbe richiedere la mobilizzazione di esperti professionisti e tecnici, la cui esperienza è necessaria per fare fronte al disastro ecologico che coinvolge l’ambiente marino del litorale libanese ed oltre.

In questo contesto, potrebbe essere utile utilizzare il sistema della convenzione di  Barcellona che coinvolge il Mediterranean and Regional Marine Pollution Emergency Response Centre per il Mediterraneo con sede a Malta; e (e°) il Consiglio dovrebbe stabilire una procedura di follow-up sulle misure da prendere, in particolare per la ricostruzione del Libano e, sopratutto, per gli indennizzi per le vittime fra la popolazione civile libanese"

Ringraziando per l’attenzione

 

Prof. Paola Manduca, genetista, università di Genova, Italia
Prof. Mauro Cristaldi, biologo, università di Roma, Italia
Prof. Luisanna Ieraaldi, biologo, università di Roma, Italia
Prof. Emilio del Giudice, fisico, INFN, Milano, Italia
Prof. Angelo Baracca, fisico, università di Firenze, Italia
Prof. Alberto Tarozzi, Sociolo, università di Bologna, Italia
Prof. Francesco Spinazzola, MD, Istituto superiore di Sanità, Roma, Italia
Prof. Gianni Tognoli, MD, direttore Mario Negri sud, Italia
Prof. Massimo Zucchetti, fisico, università di Torino, Italia
Dott. Ali Mansouri, chirurga d’urgenza, Complesso ospedaliero Sud, Sidon, Libano
Dott. Bachir Cham, chirurgo, Complesso ospedaliero Sud, Sidon, Libano
Dott. David Halpin, FRCS,
Dott. Ibhraim Faraj, chirurgo, ospedale di Al Haram, Tire, Libano
Dr. David Halpin, MD, FRCS, chirurgo ortopedico e traumatologico, Regno Unito
Dott. Chris Busby, università di Liverpool, facoltà di medicina, Regno Unito
Fabio de Ponte, giornalista indipendente
Monica Maurier, filmaker per gruppo di lavoro newweapons *, 23 maggio 2007

 


02/11/2007



http://www.articolo21.info/notizia.php?id=5624

Giovedì, 08 novembre 2007