Digiuno contro la guerra

di M.G. Di Rienzo

Ringraziamo Maria G. Di Rienzo [per contatti: sheela59@libero.it] per questo importante appello di Codepink che condividiamo e a cui invitiamo i nostri lettori ad aderire.


Codepink ha annunciato un digiuno collettivo, per chiedere il ritiro delle truppe Usa e la fine dell’occupazione in Iraq, che avrà inizio il prossimo 4 luglio (festa nazionale statunitense). Fra le centinaia di persone che hanno già deciso di partecipare al digiuno vi sono Cindy Sheehan, l’ambientalista Diane Wilson, l’attore Dick Gregory, il cantante Willie Nelson, il segretario generale del Congresso nazionale delle chiese Bob Edgar, la presidente del Congresso nazionale delle donne di colore E. Faye Williams, l’ex diplomatica Ann Wright, il reduce dall’Iraq Geoffrey Millard; la presidente del Now (Organizzazione nazionale per le donne) Kim Gandy e le cofondatrici di Codepink Medea Benjamin, Jodie Evans and Gael Murphy.
Nel comunicato si legge: “Se non avete ancora aderito, vi preghiamo di riflettere sull’opportunità di unirvi a questo storico digiuno per un giorno, una settimana, o di più. Potete unirvi a noi a Washington, di fronte alla Casa Bianca, o digiunare nella vostra comunità. Potete farlo individualmente, o organizzare una staffetta in un luogo pubblico, come un ufficio del Congresso, un centro di reclutamento militare, un palazzo federale, una chiesa. E se vivete fuori dagli Usa, vorremmo incoraggiarvi a digiunare il 4 luglio di fronte ad un’ambasciata americana o ad un consolato. Mentre i funzionari si godranno i barbecue e i festeggiamenti, noi desideriamo ricordare loro la continua sofferenza degli iracheni e dei soldati. Nessuna delle cose che facciamo sarebbe stata possibile senza il vostro sostegno, e di ciò vi siamo profondamente grate.” Informazioni:
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Aderisci al digiuno contro la guerra lanciato da Codepink




Nell’intervista che segue, realizzata da Medea Benjamin, Diane Wilson spiega dettagliatamente le sue ragioni per l’azione.

MB: Eravamo insieme in Iraq con la delegazione di Codepink prima che la guerra cominciasse. Come hai vissuto quell’esperienza?
DW: Non la dimenticherò mai. Le persone erano così amichevoli e gentili con noi, sebbene il nostro paese stesse minacciando il loro. Abbiamo girato per Baghdad giorno e notte, e quando mi perdevo c’era sempre qualcuno, un bambino o un adulto, che mi rimetteva sulla strada giusta.
Non riesco ad immaginare come sia la vita quotidiana per gli iracheni, oggi, con tutte le morti e la violenza che li circondano. Mi spezza il cuore pensare che i bimbi che ho incontrato sono morti o stanno morendo.
MB: Prima della guerra, gli iracheni separavano molto nettamente il governo americano dal popolo americano. Dopo tre anni di guerra, pensi che sia ancora così?
DW: No. Non vedono gli statunitensi contrastare questa guerra basata sulle menzogne, così la distinzione fra il governo e il popolo si è dissolta. Non abbiamo mostrato di essere davvero contro la guerra, e sarebbe ora di farlo. I loro corpi sono sulla linea di fuoco ogni giorno, così come quelli dei soldati. Perciò, perché non dovremmo mettere in gioco i nostri, di corpi? Dovremmo essere determinati nel costruire pace, così come altri sono determinati nel fare guerre.
MB: Il digiuno è anche a sostegno dei soldati in Iraq?
DW: Sì, perché sono vittime anche loro. Io l’esercito lo conosco bene, e ho toccato con mano cosa la guerra fa ai giovani. Durante la guerra del Vietnam ero medica. Nei campi d’addestramento ho visto come si prende un ragazzino di 17 anni e se ne fa un assassino. Li indottrinano ad odiare, ad odiare altre persone, e a uccidere, uccidere, uccidere. Gli si insegna anche ad eseguire gli ordini e a non pensare mai con la propria testa. Quando mi prendevo cura dei feriti tornati dal Vietnam, li vedevo questi ragazzini che si muovevano come zombie, si drogavano, e non sarebbero mai usciti dalla rovina in cui erano piombati. Il mio ex marito tornò dal Vietnam vivo, ma era una persona diversa. Ancora oggi ne soffre: dice che ha un nodo in gola che non se ne vuole andare. Stessa cosa per mio fratello. Adesso stiamo rovinando un’intera nuova generazione di giovani con la guerra in Iraq.
MB: Hai parenti fra i soldati che sono in Iraq?
DW: Ho dei nipoti là, e il fidanzato di mia figlia è un fuciliere che è già stato in Iraq e non vuole tornarci. Mi ha raccontato di un checkpoint in cui hanno ucciso un’intera famiglia innocente. E’ completamente traumatizzato. Quando gli ho detto del digiuno, mi ha incoraggiata. Ne’ lui ne’ il suo intero plotone vogliono tornare in Iraq. Detesto vedere questi ragazzi forzati a rischiare la vita per nulla.
MB: Tu hai già digiunato per protesta altre volte. Come furono quelle esperienze?
DW: Ho imparato dalle mie lotte contro le compagnie chimiche che un digiuno può essere un’azione davvero incisiva. Ho digiunato per due settimane per indurne una a condurre uno studio sull’impatto ambientale, e l’ho ottenuto. Il digiuno più lungo che ho fatto durò 31 giorni. Era il 1998 e stavo cercando di indurre la Dupont a riciclare le acque di scarico della sua industria. Ho cominciato da sola, poi altri si sono uniti a me, e ce l’abbiamo fatta. Ho digiunato per 29 giorni in solidarietà con la gente di Bhopal. Mi sostennero le donne di Codepink, e oltre 1.000 persone in otto paesi. Inducemmo il governo indiano a cambiare le sue politiche nei confronti della Union Carbide.
MB: Questa volta per quanto tempo digiunerai?
DW: Il mio scopo è portare a casa le truppe, affinché gli omicidi degli iracheni finiscano. Non so ancora per quanto tempo posso farcela, lascio il termine aperto. Mi propongo di protrarre il digiuno il più a lungo possibile, spingendomi oltre quanto abbia mai fatto nei miei 58 anni di vita. Penso che tutto, nella mia vita, mi abbia condotto a questo punto. Sento che il nostro futuro è in gioco, e sono pronta a intraprendere un sacrificio anche grande.
MB: Come può sostenerti chi volesse farlo?
DW: Chi vuole sostenermi può digiunare almeno per un giorno, o quanto a lungo si sente. Potrebbe anche provare a testare i propri limiti. Se pensa di poter digiunare per un solo giorno, provi per due. E’ disagevole? Sì, ma siamo rimasti nell’agio troppo tempo, ormai.
MB: Occorre venire a Washington per unirsi al digiuno?
DW: Ci piacerebbe che le persone venissero in qualunque momento, durante l’estate, davanti alla Casa Bianca. Ma possono pure digiunare a casa, la cosa importante è renderlo visibile. Gli americani hanno bisogno di vederci. I turisti che verranno alla Casa Bianca devono vederci. Chi non può venire a Washington si sieda davanti ad un palazzo federale, a un centro di reclutamento. Le persone possono digiunare a staffetta, coinvolgendo la comunità, con ogni individuo che digiuna per 24 ore. E chiediamo alle persone di altri paesi di farlo in special modo il 4 di luglio, davanti alle ambasciate Usa.
MB: Cosa fornisce la forza spirituale per condurre un digiuno a lungo termine?
DW: Gandhi parlava del digiuno come di una cosa “mentale”. Non devi preparati fisicamente, ma mentalmente. Lui lo chiamava “potere dell’anima”. Digiunare trasforma sia l’individuo sia in senso lato la società. Non mangiare riduce le tue funzioni corporee e ti permette di andare alla profondità di te stesso, di sentire là la tua connessione con il mondo. La Bibbia dice che per trovare te stesso devi perdere te stesso. Io trovo me stessa, digiunando. Gli scioperi della fame mi hanno cambiata, totalmente. Mi hanno dato più fiducia nel mio corpo. Mi hanno permesso di liberarmi dalle piccole trappole di ogni giorno, dalle illusioni, dalla paura.
MB: Alcuni distinguono fra il digiuno, dando ad esso una dimensione religiosa, e lo sciopero della fame, a cui attribuiscono una dimensione politica. Quest’azione cos’è, digiuno o sciopero?
DW: Io sono solo una pescatrice, al massimo mi arrovello con i pesci, non con le parole. Non entro in questa faccenda dell’arrampicarsi sulle parole. Non mi importa molto come vogliono chiamare il fatto che smetterò di mangiare. Sono solo una pescatrice che smetterà di mangiare per far finire la guerra.
MB: Sei religiosa?
DW: Sono cresciuta in una famiglia pentecostale, ed una delle cose che mi ha sempre colpito è che per i pentecostali ognuno è il garante di ogni altro fratello umano. In questo ci credo, davvero. Ma la definizione di “fratello” per me non ha confini. Mentre Bush dichiara che il suo dio gli ha detto di fare la guerra, il mio dio mi dice che dovremmo fare tutto il possibile per fermarla, per proteggere sorelle e fratelli in pericolo.
In questo periodo sembra che tutti parlino di religione. Ero alla fiera del libro di New York, a firmare copie del mio libro, e ho visto tutti questi testi su dio, religione e politica. E c’è tutto questo dibattito a sinistra sul non lasciare la fede alla destra religiosa. Non capisco: siamo coinvolti in una sanguinosa guerra d’aggressione, con l’apocalisse proprio davanti agli occhi, e continuiamo a parlare e parlare. E’ ora di finirla di parlare di religione e di praticarla, se si è religiosi.
MB: C’è già gente che scrive a Codepink dicendo che non vuole che ci ammaliamo per questo digiuno. Alcuni dicono che il movimento pacifista è per la vita, e che noi attiviste dobbiamo rimanere forti e in salute.
DW: E sono preoccupati per questi ragazzini che mandiamo in guerra? Scrivono loro che potrebbero ferirsi o ammalarsi? Ogni volta in cui mi viene un dubbio sul correre qualche rischio, penso ai bambini iracheni, e ai bambini che mandiamo in guerra. Non c’è paragone fra i rischi che loro corrono e quelli che corro io. Guarda, per come la vedo, la nostra nazione è a un punto di svolta. Se permettiamo a questa guerra di continuare, l’invasione di un altro paese sarà solo questione di tempo: l’Iran, o magari il Venezuela. Non possiamo rimanere sdraiati come tappetini e permettere che il nostro governo ci calpesti. Lo sai anche tu, no, che tutto quello che serve al male per trionfare è che gli onesti non facciano nulla. Dobbiamo fare qualcosa per arrestare il male.
MB: E usare altre tecniche?
DW: Lo facciamo. Abbiamo sfilato, fatto campagne di pressione, siamo state arrestate. Io ho appena finito di scontare tre mesi di prigione per aver srotolato uno striscione: 120 giorni e 2.000 dollari di multa. Abbiamo fatto una veglia davanti alla Casa Bianca che è durata quattro mesi. Ma questo non ha fermato la guerra, perciò dobbiamo andare avanti.
E durante il digiuno non smetteremo di lavorare ad altre campagne: Elettori per la pace, Città per la Pace, Dichiarazione di Pace, e non smetteremo di chiedere alle persone di unirsi a questi sforzi.
La “Dichiarazione di Pace” dice che se entro il 21 settembre prossimo, Giorno Internazionale della Pace, il governo non avrà stabilito un soddisfacente piano d’uscita dall’Iraq, noi ci impegneremo nella disobbedienza civile di massa. Io dico sempre: le donne ragionevoli si adattano al mondo, le donne irragionevoli adattano il mondo a se stesse. E’ ben venuta l’ora di essere “irragionevoli”.
MB: Pensi davvero che il digiuno otterrà qualcosa?
DW: La storia ci insegna come le persone hanno usato lo sciopero della fame: Gandhi ottenne l’indipendenza per l’India senza sparare un colpo. Le suffragiste ottennero il voto. Certo, alcuni digiuni raggiungono lo scopo e altri no. Non lo sai mai con sicurezza. Ma quello di cui io sono dannatamente sicura è che se non facciamo nulla, nulla cambierà. Il mare mi ha insegnato a fidarmi del mio istinto, delle sensazioni “di pancia”. E la mia pancia mi dice che con questo digiuno possiamo creare lo spazio per il cambiamento. Non so cosa accadrà, ma so che la fiducia può essere magica. Credo possiamo creare miracoli, quando i nostri intenti escono da noi in questo modo. E sono lieta di mettermi in gioco per questo.
M.G. Di Rienzo




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Sabato, 27 maggio 2006