Quante sono le atomiche in Italia?

di ALFONSO NAVARRA

(CON L’’INVITO - L’ENNESIMO - AD ADERIRE ALLA LIP PER UN FURURO SENZA ATOMICHE)

Quante sono le testate USA che ospita il nostro Paese?

Le armi atomiche potrebbero trovarsi, per assurdo ma fino ad un certo punto, sotto il Colosseo a Roma?

Il punto e’, che, in teoria, potrebbe essere paradossalmente possibile anche la collocazione piu’ strampalata, se si considerano le condizioni strutturali di segretezza militare con cui dobbiamo purtroppo fare i conti .

Esistono benemeriti esperti che spulciano sistematicamente le carte del Congresso USA per trovare indizi e "tracce" scritte sul numero e la dislocazione delle bombe atomiche.

Nel 1989 nell’inchiesta che feci per la rivista "Avvenimenti" sulle basi USA in Italia (lancio della rivista al congresso del PCI) ricavai i dati, appunto, dal lavoro di Arkin, che dirigeva l’Institute for policy studies di Washington.



Un altro nostro "esperto", o almeno autoproclamatosi tale, l’ex presidente Cossiga, ha scritto, da senatore, con il suo consueto stile allusivo, una interrogazione il 17 gennaio scorso: "e’ vero che 1/3 delle ANT che dovevano essere rimosse dai depositi europei si trovano ancora immagazzinate nelle strutture NATO"?

Rapido calcolo: in Europa le testate tattiche da 6.000-7.000 del 1987 circa sarebbero passate a 2.000 circa; in Italia da 1.500 a 500 circa.



Per la mia esperienza di, diciamo cosi’, agit-prop non e’ affatto una tattica vincente quella di mostrarsi troppo precisi, convinti e "professionalmente" sicuri su dati che gli esperti interni al sistema nucleare - con l’aria di "io si’ che conosco come stanno le cose" - poi ti contestano mettendo in dubbio la tua presunta, sempre relativa, "competenza" (ed avendo facile gioco sul terreno che e’ precisamente e precipuamente il loro).

Noi abbiamo tracce scritte che in Italia potrebbero esserci 90 testate a Ghedi e ad Aviano: cosa ci fa concludere che l’apparato nucleare in Italia sia tutto qui?



Dobbiamo stare molto attenti a come ci presentiamo: noi non siamo i "competenti" (magari alternativi) del sistema nucleare; difatti non lo conosciamo dall’interno (ne’ potremo mai conoscerlo in questo senso): siamo invece cittadini informati e critici che interpretano il buon senso della gente comune, la forza su cui dobbiamo fare leva: democrazia contro tecnocrazia, questa e’, comunicativamente e politicamente, la nostra arma vincente!



Altri nostri "esperti" di movimento hanno trovato "tracce" scritte (sempre su documenti USA) su armi nucleari presenti - che so - a Sigonella: si vedano i lavori (articoli e libri) in proposito del giornalista Antonio Mazzeo.



Esistono, e sono pubbliche, le dottrine di impiego ufficiali dell’arma atomica: il "first use" della NATO, gli attacchi nucleari preventivi per fronteggiare la minaccia degli Stati-canaglia (NPR USA del 2002, poi recepita dalla NATO): queste evidenze - cio’ che sta davanti agli occhi e non dietro le quinte - bastano ed avanzano. Come basta ed avanza l’espressione "equilibrio del terrore". Ci devono spingere, come cittadini, a chiedere conto e ragione di quello che del tutto logicamente potrebbe essere contenuto non sotto il Colosseo ma nelle basi straniere in Italia, fermo mantenendo che la nostra "difesa" non puo’ andare contro la Costituzione (il famoso art. 11) ne’ il diritto internazionale (ad es. la nostra adesione al TNP- Trattato di non proliferazione nucleare).



Non e’ - in sostanza - una buona tattica comunicativa da parte nostra difendere a spada tratta la cifra di 90 testate: potrebbero essere di meno, di piu’, non e’ questo numero quello che importa.

Quello che importa e’ che se, da una parte, ci tengono segrete quante sono le atomiche, dall’altra ne hanno ufficialmente programmato un possibile impiego... e che noi cittadini "normali" non ne vogliamo comunque neanche una e non vogliamo neppure sentire parlare di "deterrenza" atomica, meno che mai preventiva...



Questa impostazione "popolare" ci permette, tatticamente, di allertare con giusta preoccupazione, ad es., i cittadini che vivono in prossimita’ degli undici porti cd "nucleari" italiani, che e’ bene non siano falsamente rassicurati dalle nostre affermazioni che le atomiche in Italia si trovano SOLO a Ghedi e ad Aviano...



Ne’ e’ bene che dormano tranquilli, che so, i cittadini di Vicenza, con il sito Pluto alle porte (Longare è a 9 km), quello che conteneva le mine atomiche ADM (e le granate, e i missili a corto raggio) che sarebbero state fatte brillare piu’ o meno sul posto (qui il solito "esperto" avrebbe da questionare: non qui, ma ai valichi, qualche km piu’ in la’...) per "difendere" (sic) la popolazione da un’invasione corazzata del Patto di Varsavia.

Le autorità militari oggi ci assicurano che è dal 1992 che le bombe atomiche nel sito Pluto non ci sono più. Dobbiamo quindi dire ai resistenti vicentini: credete loro a scatola chiusa, perche’ anche noi sappiamo (sappiamo?) che le bombe atomiche in Italia si trovano solo ed esclusivamente ad Aviano e Ghedi?

Questo mentre, osservano dal Presidio Permanente, sono in corso oggi lavori di scavo sotterranei a Longare per 25 ettari ed altezza svariati piani, in pratica molto piu’ consistenti del progetto Dal Molin pubblico e "visibile"!



Il Comitato "No dal Molin" di Longare ha pubblicato un prezioso opuscoletto sul famigerato Sito Pluto. In esso si cita lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano ricordare (28 febbraio 2007, al Senato) che la 173^ Brigata Usa che verra’ riunificata a Vicenza e’ "strumento del piano di dissuasione e ritorsione anche nucleare denominato .

Ragioniamo. Abbiamo una 173^ Brigata che e’ attrezzata, secondo il nuovo modo ufficiale di fare la guerra, anche per attacchi nucleari. Senza armi nucleari, magari solo micro? Ma va la’! E da qualche parte dovra’ pure avercele, o mettercele, se le servono (ed e’ addestrata a usarle). Le nascondera’ sotto il Duomo di Vicenza? O non e’ logico supporre che adoperera’ il deposito sotterraneo immenso di Longare, protetto da strati impenetrabili di roccia e cemento, con un Centro di intelligence (L’Espresso, 6 ottobre 2006) che resisterebbe anche ad un attacco atomico?



No, non e’ giusto, non e’ spirito di verita’ tranquillizzare i cittadini di Vicenza, come quelli di Livorno, di Genova, di Taranto, di Catania... eccetera. Sono posti dove, oltretutto, l’incidente con fuoriuscita di radioattivita’ potrebbe comunque scapparci, come e’ scappato a Longare nel giugno 1992: lo denuncia il citato opuscoletto, ipotizzando una errata manovra nella manutenzione di bombe o materiale fissile.

Ci si riferisce ad un articolo, a firma di Alessandro Mognon, de "La Nuova Vicenza" del 5 giugno 1992: "Tracce di radioattivita’ a Site Pluto e i militari cementano una galleria - Inviato in segreto dagli Stati Uniti un reparto speciale a Longare".

Nell’opuscolo sono infine riportati dati inquietanti delle ASL sulla mortalita’ per tumori, nel territorio vicentino, quelli piu’ strettamente legati alle radiazioni...



Morale della favola: invece di farsi forti e belli di una presunta sapienza dei "massimi esperti" (che tali oltretutto non sono) conviene, al contrario, confessare di "sapere di non sapere" intorno alle segrete cose che il complesso militare-industriale vuole tenere sigillate e fuori dal controllo della societa’.

Noi chiediamo di liberarci delle atomiche anche per colmare, almeno in parte, il clamoroso ed assordante deficit di democrazia e di informazione che pesa come una spada di Damocle sulla vita e sulla salute del nostro popolo, come dei popoli di cui minacciamo "per deterrenza" la distruzione.



Sabato, 21 luglio 2007