Per il disarmo atomico
Cinque minuti a mezzanotte

di Giorgio Nebbia

Ringraziamo Giorgio Nebbia (per contatti: nebbia@quipo.it) per averci messo a disposizione questo suo articolo già pubblicato su "La Gazzetta del Mezzogiorno" (Bari), di venerdì 19 gennaio 2007.


Chi, se non gli scienziati atomici, può meglio avvertire l’umanità dei pericoli associati alla diffusione delle bombe atomiche ? Il loro “Bollettino”, pubblicato negli Stati Uniti continuamente dal 1945, subito dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, ogni mese informa i lettori dei progressi e degli insuccessi del disarmo nucleare pubblicando in copertina un “orologio” con la lancetta dei minuti che indica quanto siamo vicini ad una catastrofe nucleare planetaria. La lancetta era a sette minuti a mezzanotte quando solo gli Stati Uniti possedevano le bombe atomiche; si avvicinò a tre minuti a mezzanotte nel 1949 quando anche l’Unione Sovietica dimostrò di possedere tali bombe.
La lancetta si allontanò dalla mezzanotte quando le potenze nucleari (che nel 1968 erano diventate cinque: Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Unione sovietica e Cina) sembrarono accordarsi per una riduzione dei loro arsenali; si è riavvicinata alla mezzanotte dopo l’entrata dell’India e del Pakistan nel club nucleare; dal 2002 l’orologio segna sette minuti a mezzanotte, ma nel frattempo si sono verificati molti eventi. La Corea del Nord ha fatto esplodere una bomba atomica; l’Iran sta producendo uranio arricchito (a parole solo per le sue centrali elettriche); circolano notizie secondo cui Israele, che da decenni possiede bombe atomiche, potrebbe attaccare gli impianti nucleari iraniani; gli Stati Uniti si sono rifiutati di aderire al trattato contro le armi spaziali e stanno aggiornando e perfezionando l’arsenale delle proprie bombe nucleari. Gli Stati Uniti e la Russia hanno smantellato una parte delle “vecchie” bombe nucleari, ma i relativi “esplosivi” sono mal conservati e mal custoditi, esposti a incidenti e a furti e a tentativi di appropriazione da parte di criminali e terroristi, e comunque ci sono ancora nel mondo 27.000 bombe nucleari e duemila di queste sono pronte per essere lanciate nel giro di pochi minuti. Una ripresa della costruzione di centrali nucleari commerciali, proposte come alternative all’uso dei combustibili fossili, responsabili dei mutamenti climatici, potrebbe mettere in circolazione materiali utilizzabili per bombe atomiche. Si delinea, insomma, una “seconda era nucleare” e per questo i direttori del “Bulletin of the Atomic Scientists”, hanno deciso di spostare, proprio mercoledì 17 gennaio 2007, alle tre e mezza del pomeriggio, la lancetta dell’orologio del disastro atomico da sette a cinque minuti a mezzanotte, avvertendo così che tale disastro è più vicino.
La salvezza può essere cercata soltanto nel disarmo nucleare, imposto, fin dal 1968, dall’“articolo sei” del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, rimasto sempre lettera morta per l’opposizione degli Stati Uniti; così come è stata ignorata la sentenza della Corte Internazionale di giustizia del luglio 1996 che ha dichiarato illegale l’uso o la minaccia di uso delle armi nucleari. Il disarmo nucleare è stato invocato dai premi Nobel riuniti a Roma nell’ottobre scorso, dai “Medici contro la guerra atomica” (insigniti del Premio Nobel per la Pace), dagli appelli di tutti i Papi; anche nel discorso della “Giornata della pace 2007”, il primo gennaio di quest’anno, il Papa ha sollecitato i governi perché si impegnino a perseguire “la diminuzione e il definitivo smantellamento” delle armi nucleari. Ogni anno, nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo stesso impegno è votato da tutti i paesi membri, con l’opposizione degli Stati Uniti. Un nuovo appello per il disarmo nucleare è stato lanciato nei giorni scorsi in Italia da padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano che non ha mai mancato di testimoniare a favore dei più poveri e della pace. Purtroppo tutte queste parole scivolano via come acqua fresca sulla disattenzione generale.
Eppure un disarmo atomico sarebbe possibile; si è riusciti, pur dopo anni di dibattiti, a vietare le armi chimiche e quelle biologiche, perché non si dovrebbero vietare quelle nucleari ? Diminuirebbe la sicurezza dell’Occidente ? Di certo no, anzi è proprio il possesso di armi nucleari da parte delle grandi potenze che spinge altri paesi a dotarsi anch’essi di tali armi. Il disarmo nucleare getterebbe nella miseria le industrie militari ? Neanche questo, perché anzi lo smantellamento delle bombe esistenti, il trattamento dei materiali radioattivi contenuti in tali bombe, la loro messa in sicurezza e sepoltura in cimiteri permanenti, comporterebbe un tale sforzo tecnico-scientifico e industriale da assorbire diecine di migliaia di lavoratori.
Il denaro risparmiato fermando le attività nucleari militari --- centinaia di miliardi di euro ogni anno nel mondo --- permetterebbe di affrontare e risolvere almeno una parte dei problemi di miserie, di ingiustizie e di sottosviluppo che sono la vera radice della violenza internazionale. Nel prossimo marzo partirà una grande campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. Mi permetto di rivolgermi con il cuore ai lettori: se ci informiamo e ne parliamo, possiamo allontanarci dalla mezzanotte della catastrofe che rischia di provocare inaudite sofferenze, di spazzare via milioni di vite umane. Diamoci da fare, vi prego, perché vinca la vita.



Sabato, 20 gennaio 2007