ARGENTINA
DITTATURA: SACERDOTE CONDANNATO ALL’ERGASTOLO

Le reazioni della chiesa


di Agenzia MISNA del 10-10-2007

10/10/2007 9.27 Ergastolo: questa la condanna comminata ieri dal primo Tribunale federale di La Plata, 60 chilometri a sud di Buenos Aires, all’ex-cappellano della polizia ‘Bonaerense’ Christian Von Wernich, accusato di violazioni dei diritti umani durante l’ultima dittatura (1976-’83). Nella breve lettura delle sentenza emessa ieri sera alle 19:30 ora argentina (00:30 di oggi, ora italiana), Von Wernich è stato riconosciuto colpevole di sette omicidi, 31 casi di ‘intimazione illegale’ (tortura) e 42 casi di sparizione (forzata) di persone, crimini commessi (tra il 1976 e il 1983) in cinque centri di detenzione clandestini nella vasta provincia di Buenos Aires. Il processo, iniziato lo scorso luglio, è stato seguito con grande attenzione dagli argentini e ieri, centinaia di persone avevano affollato l’aula e gli spazi antistanti il Tribunale. Nella lettura della sentenza i giudici hanno nuovamente, la prima volta lo avevano fatto nel 2006, utilizzato la parola “genocidio” per indicare i crimini commessi e le violazioni dei diritti perpetrati dai militari durante la dittatura argentina. (cliccando sulla freccetta azzura in ’homepage’, gli abbonati potranno accedere a una lista di articoli correlati alla vicenda)[MZ]



ARGENTINA 10/10/2007 9.46 DITTATURA: SACERDOTE CONDANNATO … REAZIONI DELLA CHIESA-2

“La Comissione nazionale Giustizia e Pace vuole manifestare tutto il suo dolore per quelle azioni dirette, in collaborazione o complicità, che alcuni esponenti della Chiesa Cattolica possono aver compiuto…durante l’ultima dittatura militare nel paese”. Inizia così la nota diffusa ieri sera dalla Commissione Nazionale Giustizia e Pace della Conferenza episcopale argentina pochi minuti dopo la lettura del verdetto di colpevolezza nel processo contro l’ex-cappellano della polizia ‘Bonaerense’ Christian Von Wernich, accusato di violazioni dei diritti umani durante l’ultima dittatura (1976-’83). Nella nota, l’organismo della conferenza dei vescovi esprime la propria solidarietà con tutte le vittime della dittatura. “Speriamo che l’azione della giustizia possa servire come riparazione e consolazione per i sopravvissuti, i loro familiari e quelli degli scomparsi” si legge nel messaggio. “Vogliamo affermare – prosegue la nota – che la violenza, in ognuna delle sue espressioni, non è cristiana né evangelica”. “Di fronte all’imperativo che la giustizia cerchi la verità sul passato, la sfida di proiettare una nazione senza esclusi ci aiuti a trovare il cammino di incontro e riconciliazione che possa rendere possibile, nella giustizia e la pace, costruire una patria di fratelli” si legge in conclusione della nota. Quasi contemporaneamente anche la Commissione Esecutiva della Conferenza episcopale argentina – formata dal cardinale Jorge Mario Bergoglio (arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Cea) e dai vescovi di Tucuman, Lomas de Zamora, e San Miguel – diffondeva un messaggio nel quale la Chiesa in Argentina si dice “commossa dal dolore causato dalla partecipazione di un sacerdote in delitti gravissimi”, riferendosi ai crimini dei quali Von Wernich è stato riconosciuto colpevole. “Crediamo – scrivono i vertici della Chiesa argentina - che i passi della giustizia nel chiarimento di questi fatti debbano servire per rinnovare gli sforzi di tutti i cittadini nel cammino della riconciliazione e sono un richiamo ad allontanarci tanto dall’impunità quanto dall’odio e dal rancore”. Nella nota la Commissione esecutiva della Cea ribadisce quanto affermato già in passato: “se un qualsiasi esponente della Chiesa, qualunque sia sta la sua condizione, avesse avallato con raccomandazioni o complicità qualunque di questi fatti (la repressione violenta), avrebbe agito sotto sua personale responsabilità, errando o peccando gravemente contro Dio, l’umanità e la sua stessa coscienza”. [MZ]



ARGENTINA 10/10/2007 16.04 DITTATURA: SACERDOTE CONDANNATO...ALTRI PARTICOLARI - 3

Un clima di profonda commozione, con due momenti particolarmente intensi: quando anche Maria del Carmen Morettini è stata inclusa tra le vittime del cosiddetto ‘Gruppo dei 7’, giovani oppositori uccisi nel 1977, e quando dalla sentenza è emersa la parola “genocidio”. Questa l’atmosfera che ha accolto il verdetto di condanna all’ergastolo nei confronti di Christian Von Wernich, l’ex-cappellano della polizia ‘Bonaerense’, accusato di violazioni dei diritti umani durante l’ultima dittatura (1976-’83). Tutta la stampa argentina, al pari di quella internazionale, dà ampio spazio oggi alla vicenda, segnalando, tra l’altro, che l’ergastolo è la stessa pena infitta il 19 settembre 2006 dallo stesso ’Tribunal oral federal’ 1 (Tof1) di La Plata – composto dai giudici Carlos Rozanski, José Isaurralde e Norberto Lorenzo – a Miguel Etchecolatz, l’ex-direttore del reparto investigativo della ‘ Policía bonaerense’. Anche nel caso di Etchecolatz i giudici avevano parlato, per la prima volta, di “delitti di lesa umanità commessi nell’ambito del genocidio” avvenuto durante l’ultima dittatura (1976-’83), parola, il ‘genocidio’, che non figura nella legislazione scritta argentina. Terminata la lettura della sentenza su Von Wernich – le motivazioni si conosceranno il 1° novembre - decine di mani hanno sventolato fazzoletti bianchi con l’immagine di Julio López, il muratore di 77 anni scomparso nel settembre 2006 dopo aver testimoniato contro Etchecolatz e aver riconosciuto in lui l’uomo che lo aveva rapito e torturato nel 1976 in uno dei 21 campi di detenzione che l’ex-ufficiale dirigeva nella provincia di Buenos Aires; López è stato ribattezzato “il primo ‘desaparecido’ della democrazia”. Von Wernich sconterà la pena in un carcere comune, ovvero l’unità federale 2 di Marcos Paz, dove era detenuto finora; questa disposizione – scrive il quotidiano ‘Pagina 12’ – dovrebbe escludere per lui gli arresti domiciliari una volta compiuti i 70 anni, tra qualche mese. “Non credevamo di poter mai vedere un evento del genere. Noi madri siamo molto commosse, è stata fatta giustizia ma aspettiamo altra giustizia” ha detto Hefe de Bonafini dell’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo; anche il segretario per i diritti umani, Edualdo Luis Duhalde, ha parlato di verdetto “storico”, auspicando “che anche tutti gli altri i processi proseguano fino a condannare tutti i responsabili”. Quella di Von Wernich è la terza condanna per le violazioni dei diritti umani compiute negli anni dell’ultima dittatura emessa dopo la cancellazione delle ‘leggi del perdono’ – ‘Punto Final’ (1986) e ‘Obediencia Debida’ (1987) – sancita dal Parlamento, nel 2003, e ratificata dalla Corte suprema, nel 2005. Prima dell’ex-cappellano militare era stato condannato, oltre a Etchecolatz, anche l’ex-gerarca Julio Simón, alias “Turco Julián”, tristemente noto per i crimini commessi nel centro di detenzione clandestina ‘Olimpo’. [FB]


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Giovedì, 11 ottobre 2007