Dom Cappio pone fine al digiuno.

E per Lula non ci sono più ostacoli


di Agenzia ADISTA

34215. SOBRADINHO-ADISTA. Al 24.mo giorno di sciopero della fame contro il progetto di deviazione del corso del fiume São Francisco, dom Luiz Flávio Cappio ha dato l’alt, accogliendo l’appello della sua famiglia, degli amici e dei "fratelli e sorelle di lotta che - ha spiegato - mi hanno sempre desiderato vivo e in lotta per la vita" (v. Adista nn. 85, 89 e 90/08). Ma ha precisato: "Finisco il digiuno, ma la nostra lotta per la vita continua". Nel suo comunicato, letto durante una messa celebrata il 21 dicembre a Sobradinho dal vescovo di Juazeiro, dom José Geraldo da Cruz - a cui ha preso parte seduto su una sedia a rotelle e con la flebo al braccio - Cappio ha ribadito il proprio impegno a lottare per "la vita del fiume São Francisco e del suo popolo, per l’accesso all’acqua e al vero sviluppo della popolazione di tutto il semi-arido, non di una sola parte. Questo vale una vita e sono felice di dedicarmi a questa causa". Una causa che ha ricevuto un’ondata di solidarietà in tutto il Paese: "Uno dei grandi motivi di gioia in questo periodo - ha detto - è stato quello di vedere il popolo sollevarsi e riprendere coscienza della forza dell’unione", con "gli occhi rivolti al futuro che desideriamo per il nostro amato Brasile. Un futuro dove tutti, senza alcuna eccezione, abbiano pane da mangiare, acqua da bere, terra da lavorare, dignità e cittadinanza".
Dom Cappio, che dall’inizio del suo digiuno ha perso 9 chili, ha fatto poi ritorno all’ospedale di Petrolina, dove era stato ricoverato il 19 dicembre dopo uno svenimento, mentre dettava una nota di risposta alla sentenza del Supremo Tribunale Federale che aveva dato il via libera (6 voti a favore e 3 contro) alla ripresa dei lavori di deviazione del corso del fiume (sospesi dal Tribunale Regionale su richiesta del pubblico ministero federale per alcune irregolarità nell’approvazione del progetto). "È scoraggiante - aveva detto - sapere che la Giustizia, che dovrebbe essere l’ultimo rifugio dei cittadini, si è piegata ai potenti".
C’era una volta Lula
È un bel sospiro di sollievo quello che deve aver tirato il presidente Lula, peraltro ben deciso ad andare avanti ad ogni costo con il progetto (contro cui un tempo si opponeva accanitamente), e disposto tutt’al più a impegnarsi per l’ampliamento del programma di costruzione di cisterne, che il governo non ha mai neanche lontanamente portato a termine, e per la rivitalizzazione del São Francisco (promessa già disattesa nel 2005, all’epoca del primo sciopero della fame del vescovo). Molto diversa la controproposta presentata il 18 dicembre dal vescovo e dai movimenti sociali, che comporta l’abbandono della costruzione dei due grandi canali previsti dal progetto, e la sostituzione di uno dei due, quello est, con condotti in grado di trasportare 9 metri cubi d’acqua per secondo nelle aree di maggior deficit idrico in Pernambuco e Paraíba; la rivitalizzazione dei bacini dei fiumi São Francisco, Jaguaribe, Piranhas-Açu e Parnaíba; la realizzazione delle opere previste dall’Atlante del Nordest dell’Agenzia nazionale delle Acque e l’introduzione e diffusione di tecnologie appropriate - intelligenti, efficienti ed economiche - di raccolta e immagazzinamento dell’acqua piovana (disponibile in quantità enorme, pari a quasi 800 volte il volume d’acqua trasportato dal progetto governativo, ma concentrata in un breve periodo dell’anno) per il consumo umano e per la produzione agricola delle comunità contadine sotto il controllo dell’Asa (Articolazione del Semi-Arido brasiliano) e dei movimenti sociali, nel quadro di un piano di sviluppo socio-ambientale sostenibile secondo il paradigma della convivenza con il semi-arido, che risolverebbe una volta per tutte il problema idrico della popolazione ad un costo pari alla metà di quello della faraonica opera governativa.
Un mezzo inaccettabile
Difficile valutare quanto, sulla decisione del vescovo, abbiano pesato le pressioni del Vaticano, che a sua volta aveva ricevuto quelle del governo Lula, in cerca di qualcuno che potesse togliergli le castagne dal fuoco. In una lettera a dom Cappio, il card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, era stato molto esplicito: "È necessario preservare la vita, dono di Dio, e l’integrità della salute. La prosecuzione del digiuno, già prolungatosi molto e in maniera radicale, mettendo a repentaglio la sua sopravvivenza, non è un mezzo accettabile e contraddice i principi cristiani". Da qui la richiesta a Cappio di tornare alla diocesi di Barra, interrompendo "questo gesto estremo".
Il vescovo però aveva lasciato cadere la richiesta del Vaticano, intendendola solo come un invito "amichevole" e "fraterno", e non come un ordine: "Ho risposto alla Santa Sede: pongo fine al digiuno nel momento in cui verranno bloccati i lavori e l’esercito lascerà la regione. Chi più desidera interrompere il digiuno sono io".
Anche il presidente della Conferenza dei vescovi brasiliani (Cnbb), dom Geraldo Lyrio Rocha, aveva chiesto a Cappio di porre termine allo sciopero della fame: "Mi sento in dovere di dirle - gli aveva scritto in una lettera - che non posso concordare con la sua decisione di portare avanti il digiuno cominciato il 27 novembre". Ma al di là delle contrastanti opinioni espresse sul ricorso del vescovo allo sciopero della fame, la Chiesa brasiliana è divisa anche in relazione al progetto. Dom Tomás Balduino, consigliere permanente della Commissione pastorale della Terra, ricorda come nel 2006 ben 112 vescovi cattolici ed evangelici si fossero pronunciati in maniera netta contro il progetto di deviazione delle acque del São Francisco. "Ma - afferma - un numero uguale o forse maggiore potrebbe trovarsi dall’altro lato. La Cnbb ha chiesto al governo di rivitalizzare il fiume e di rispettare i popoli della regione. Tuttavia, riguardo al progetto, riconosce che non c’è unanimità nella Chiesa ritiene ciò perfettamente comprensibile". (claudia fanti)
---------
da Adista n.1 del 2008 - http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=39138

Articolo tratto da
ADISTA

La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma
Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24
Fax +39 06 686.58.98
E-mail info@adista.it
Sito www.adista.it



Giovedì, 27 dicembre 2007