Kenya.
Le comunità religiose si impegnano per la pacificazione del paese

di Agenzia NEV del 12-3-2008

Roma (NEV), 12 marzo 2008 - “Non lasciate la ricostruzione del paese ai politici soltanto. Questo è il momento per voi di andare tra la gente e portare riconciliazione”. Sono le parole con cui Kofi Annan, ex segretario generale dell’ONU e mediatore di pace nella crisi che ha recentemente devastato il Kenya, ha esortato le comunità religiose del paese africano durante un Forum tenutosi all’inizio di marzo a Nairobi. Dopo l’accordo stretto tra il presidente Mwai Kibaki e il leader dell’opposizione Raila Odinga per la formazione di un governo di coalizione, per il Kenya è tempo di ritorno alla normalità e soprattutto di pacificazione. “Vogliamo rassicurare i nostri concittadini del nostro impegno per il dialogo e la ricerca di una pace duratura”, ha dichiarato nel suo intervento al Forum il pastore Peter Karanja, segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese del Kenya. Una dichiarazione non scontata perché le chiese non solo sono state colpite dalle violenze seguite alle contestate elezioni dello scorso 27 dicembre (che hanno causato 1.500 vittime) ma, come lo stesso Karanja ha riconosciuto, nel conflitto hanno anche preso posizioni di parte. “Oggi possiamo però ripartire da nuove basi - ha affermato Karanja -, promuovendo il perdono reciproco, l’accoglienza al di là degli schieramenti, e contribuendo alla ricostruzione del paese”. In questo senso, le chiese cristiane del Kenya sono state coinvolte nella definizione delle linee guida per la creazione di una struttura nazionale di riconciliazione, come pure sono state consultate su possibili riforme costituzionali. Le comunità religiose sono state chiamate a svolgere un importante ruolo anche nel reinsediamento degli oltre 300.000 sfollati che ancora vivono in scuole, stazioni di polizia e locali di culto. “Ad ogni persona che torna a casa diamo degli attrezzi e dei semi da piantare. Anche questa iniziativa fa parte di un più ampio programma di pacificazione del nostro paese”, ha spiegato Joseph Wangai, capo del dipartimento per lo sviluppo della chiesa anglicana keniota e partner dell’agenzia umanitaria ecumenica Action by Churches Together (ACT) International.



Giovedì, 13 marzo 2008