Brasile - Rio Sao Francisco
Deviarlo non serve a vincere «la seca»

di Dom Luiz Flávio Cappio

Mi accusano di essere nemico della democrazia perché sto digiunando e pregando contro un progetto autoritario, sbagliato e retrogrado del governo federale, che è la trasposizione delle acque del fiume São Francisco. Il mio gesto non è un’imposizione volontarista di un individuo. Se fosse così, non avrebbe gli appoggi numerosi, diversificati e crescenti che ha ricevuto da parte di ampi settori della società, incluso all’interno dello stesso Pt.
Se vivessimo in una democrazia reale non dovrei fare quello che sto facendo. Uno dei peggiori mali della «democrazia» in Brasile è credere che il mandato ricevuto dalle urne conferisca un potere illimitato, ciò che consente il totale disimpegno dai discorsi della campagna elettorale. Clientelismo, finanziamenti statali deviati, tangenti sulle opere pubbliche e «compravendita» di deputati sono sfortunatamente pratiche correnti nella politica brasiliana, a quanto si è visto, e ancora lontani dal finire. La società è stanca e deve reagire.
Il progetto della deviazione non è democratico perché non democratizza affatto l’accesso all’acqua delle persone che soffrono la sete nella regione del semi-arido vicina o lontana al rio São Francisco. Il governo mente quando dice che porterà l’acqua a 12 milioni di assetati. E’ un progetto che vuole usare denaro pubblico per favorire le imprese, privatizzare e concentrare nelle mani dei pochi di sempre l’acqua del Nord-est.
La trasposizione non ha niente a che fare con la siccità. Tanto che i canali dell’asse nord, dove correrà il 71% del volume d’acqua deviato, passeranno lontano dal sertão meno piovoso e dalle aree a più alto rischio idrico. E l’87% di quell’acqua sarebbero destinate ad attività economiche a fortissimo consumo d’acqua, come l’irrigazione delle colture delle frutta, l’allevamento di gamberi e la siderurgia, tutte dirette all’esportazione e con enormi impatti ambientali e sociali. Questi numeri vengono dall’ EIAs-Rima (Estudos de Impacto/Relatório de Impacto sobre o Meio Ambiente), che per legge sono pubblici, mentre, su internet, il governo ha messo solo degli spot pubblicitari.
Il progetto di trasposizione è illegale ed è portato avanti in forma arbitraria e autoritaria: gli studi sull’impatto sono incompleti, l’iter sugli effetti ambientali è truccato, le aree indigene sono colpite e il Congresso nazionale non è stato consultato come previsto dalla costituzione. Ma il governo ha mandato, l’esercito per avviare i lavori, abusando del ruolo delle forze armate e militarizzando la regione.
Quello che più indigna e che è più crudele, è il fatto che il governo insiste nel ricattare l’opinione pubblica, in particolare i 4 stati che si pretende siano i beneficiari, con la promessa di acqua abbondante e facile, nascondendo chi sono i veri destinatari, i dettagli del funzionamento, i costi e i meccanismi dei pagamenti per i quali i piccoli usuari sussidieranno i grandi, come già capita con l’energia elettrica. Gli obiettivi della trasposizione li chiariscono i dati dell’EIAs-Rima: il 70% all’irrigazione, il 26% all’uso industriale, il 4% alla popolazione residente.
Noi proponiamo un progetto molto più grande. Vogliamo l’acqua per 44 milioni di persone del semi-arido. Per 9 stati e non solo per 4. Per 1356 municipi e non solo per 397. E il tutto per la metà dei costi previsti per la deviazione nel Programma di accelerazione economica di Lula. L’ Atlante Nord-est dell’Agência Nacional de ??guas e le iniziative dell’ Articulação do Semi-??rido sono molto più attendibili, danno la priorità alle esigenze idriche umane e privilegiano l’uso delle acque abbondanti e sufficienti del semi-arido.
Sono stato definito «fondamentalista» e «nemico della democrazia» perché ho cercato di sollevare il popolo, e di questo i «democratici» che mi accusano hanno paura. Perché non si presenta la verità sul progetto e non si discute quale sia la miglior soluzione, quale il cammino del vero sviluppo del semi-arido? Questa è la nostra lotta, questa la vera democrazia.



Giovedì, 27 dicembre 2007