MYANMAR 27/9/2007 9.25 TESTIMONI: NUOVE PROTESTE, ALCUNI SOLDATI RIFIUTANO DI SPARARE SULLA FOLLA
“Alcuni dei soldati si sono rifiutati di sparare sulla folla, mentre altri hanno preso i monaci a bastonate. E’ stato uno
spettacolo terribile, tenuto conto che tradizionalmente nel paese i bonzi sono figure molto rispettate”. Una fonte della
MISNA da Yangon, che chiede di restare anonima per questioni di sicurezza, racconta l’atmosfera che si respira nella
principale città del Myanmar (ex Birmania), sotto i riflettori per le proteste che da giorni stanno portando per le strade
migliaia di monaci buddisti e semplici cittadini, che manifestano contro il carovita e la giunta militare al potere. “Anche
questa mattina la gente si sta riunendo nei pressi della pagoda di Sule, dopo che la polizia ha isolato l’area circostante
alla pagoda di Shwedagon, il più importante dei templi buddisti – aggiunge – mentre nella notte sono stati compiuti
centinaia di arresti”. Duecento religiosi buddisti in due monasteri di Yangon, secondo fonti della dissidenza non
confermate, mentre altri 500 monaci sarebbero stati prelevati dal monastero di Mogaung a Yankin, nel distretto meridionale
di Yangon, e altri 150 a Ngwe Kyaryan a Okkalapa, distretto orientale dell’ex capitale: oltre 800 bonzi in tutto. “La città
di Yangon è grande e ci abitano tra i quattro e i cinque milioni di persone, anche se una stima precisa non viene
effettuata da tempo” spiega un’altra fonte contattata a Yangon dalla MISNA. “ Comunque se non si abita nelle zone ‘calde’,
quelle vicino alle pagode che fanno da cornice alle proteste di questi giorni, e fatta eccezione per il coprifuoco dalle 21
alle 5 non si direbbe che tutto quello che le televisioni trasmettono stia accadendo proprio qui vicino”. Ieri, al termine
di una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Cina e Russia hanno bloccato l’adozione di sanzioni, richieste dagli
Stati Uniti e 27 paesi europei. I 15 hanno espresso “preoccupazione” per le violenza nella ex Birmania e “forte sostegno”
per una visita prima possibile dell’inviato Ibrahim Gambari. [AdL]
MYANMAR 27/9/2007 13.31 PROTESTE, CINA E RUSSIA INVITANO AUTORITA’ AD ‘AUTOCONTROLLO’
La Cina ha esortato oggi la giunta militare del Myanmar ad evitare un inasprimento delle tensioni di fronte alle proteste
che da giorni portano in piazza migliaia di cittadini e monaci buddisti. All’indomani di una riunione d’emergenza del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nel corso della quale Pechino e Mosca si sono dichiarate contrarie ad una risoluzione che
ordinasse nuove sanzioni contro il regime della ex-Birmania, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jang You, ha
espresso “preoccupazione per gli ultimi avvenimenti” e la speranza che “la comunità internazionale possa offrire assistenza
costruttiva per una prossima normalizzazione”. Arrivando oggi a Pechino per i colloqui sul disarmo nucleare della Corea del
Nord, il diplomatico americano Christopher Hill ha chiesto alla Cina di “usare la propria influenza” sul paese vicino per
arrivare ad una soluzione pacifica della crisi. Dal canto suo, Mosca ha definito “controproducenti” i tentativi di
“sfruttare gli avvenimenti in Myanmar per fare pressioni sulle sue autorità o intromettersi negli affari interni del
paese”. Secondo la Russia, gli sviluppi della situazione “non minacciano in alcun modo la pace e la sicurezza nella
regione”, condizioni necessarie per adottare nei confronti del paese nuove sanzioni. “Speriamo che i vertici del Myanmar,
come i partecipanti alle manifestazioni, diano prova di autocontrollo e non permettano che la situazione si deteriori” ha
specificato la diplomazia russa. Intanto oggi si sta registrando un’altra giornata di tensioni in Myanmar, dove un uomo, un
fotografo giapponese, secondo informazioni in circolazione sulla stampa internazionale, sarebbe rimasto ucciso in una
carica della polizia contro i manifestanti. Almeno 100 dimostranti sono stati arrestati e decine di migliaia dispersi nei
pressi della pagoda di Sule sotto la minaccia di un’azione “estrema” da parte delle forze dell’ordine, che hanno sparato
colpi d’avvertimento. Ieri almeno sei persone, tra cui cinque monaci buddisti, erano rimasti uccisi negli scontri.[AdL]
MYANMAR 27/9/2007 20.46 PROTESTE, GIUNTA MILITARE CONCEDE VISTO A INVIATO BAN KI-MOON
L’inviato dell’Onu Ibrahim Gambari ha ottenuto dalla giunta militare di Yangon un visto per recarsi in Myanmar: lo ha
annunciato questa sera il ministro degli Esteri di Singapore George Yeo, al termine di una riunione dell’Asean –
l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico. La notizia è stata confermata dal segretario generale del Palazzo di
Vetro, Ban Ki-moon, che aveva chiesto alla giunta militare di ricevere Gambari: “Il segretario è stato informato che il suo
emissario speciale sarà il benvenuto” ha riferito la portavoce di Ban, Marie Okabe. Dall’Asean è intanto stato rivolto al
regime un appello a “cessare immediatamente” l’uso della forza contro i manifestanti; nel corso della riunione
dell’associazione, secondo una nota ufficiale, i ministri dell’Asean si sono detti “scioccati dall’aver appreso dell’uso di
armi automatiche” e “hanno espresso la propria repulsione al collega birmano dopo i resoconti secondo i quali le
dimostrazioni in Myanmar sono state represse con la violenza e ci sono state vittime”. I membri dell’Asean – che riunisce
Birmania, Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam - hanno anche chiesto a
Yangon “di usare la massima moderazione e di trovare una soluzione politica” alla crisi”. Oggi, secondo la televisione di
Stato birmana, le vittime dei disordini sono state nove, otto manifestanti e un giornalista giapponese; non si hanno invece
per il momento conferme da parte di Berlino sulle voci circolate in giornata di un giornalista tedesco ferito o ucciso.[FB]
MYANMAR 28/9/2007 0.21 PENSIERO DELLA NOTTE
“La Chiesa nel Myanmar sta pregando per la pace e per lo sviluppo del Paese. E’ un impegno che tutte le parrocchie hanno
assunto dal 1° febbraio dello scorso anno. Specialmente in questo difficile momento tutti i cattolici sono impegnati nella
preghiera e nell’offerta di Messe speciali”. (Da una dichiarazione di monsignor Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e
segretario generale della Conferenza episcopale del Myanmar, intervistato dalla Radio Vaticana.)
[CO]
C’è chi soffia sul fuoco del Myanmar…
Mentre in Myanmar ci sono già alcune vittime della protesta e dello scontro con i militari e l’inviato dell’Onu Ibrahim
Gambari raggiunge il paese con un mandato di “dialogo e riconciliazione”, alcuni grandi mezzi d’informazione, una buona
parte del ‘web’ e altre organizzazioni di varia natura sembrano assumere iniziative e toni soltanto idonei a
spettacolarizzare e inasprire il conflitto in atto, contribuendo a trasformare in una tragedia una protesta allorigine
pacifica. Le cui cause, dinamiche e sviluppi sono tutt’altro che chiari, vista la difficoltà di raccogliere in quel paese
notizie attendibili. Che sono soprattutto di fonte o governativa o del dissenso: ovvero di parte. Chiunque giustamente
protesti contro un regime militare indifendibile non può trarre alcun vantaggio da toni esasperati (ed esaperanti) con i
quali tra l’altro si tenta di mascherare la scarsità di informazioni complete e oneste su un paese che appare finora
“blindato” rispetto alla possibilità di attingere a fonti di informazioni serene e obiettive. Da giorni, fedeli a una vera
difesa dei diritti umani - ma soprattutto a un giornalismo documentato e pacato - la MISNA continua a tentare di ottenere
notizie verificate e verificabili attraverso fonti né di parte né di propaganda. Nelle strade di Yangon e altrove nel paese
sono in gioco vite umane da rispettare e proteggere anche con notizie che possano innanzitutto aiutare il dialogo anziché
contribuire a un altro focolaio di guerra (Vedi Pensiero della notte)[CO]
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Venerdì, 28 settembre 2007
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