Lentamente la giustizia arriva in cile

di Giulio Vittorangeli

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento. ]
Biografia Giulio Vittorangeli


Due notizie giunte dal Cile, fra giugno e luglio 2008, avrebbero meritato maggiore attenzione da parte dei nostri sempre piu’ eurocentrici mezzi d’informazione.

La prima e’ la condanna a due ergastoli di Manuel Contreras, il capo della Dina, la famigerata polizia segreta del regime di Augusto Pinochet (1973-1990). Contreras e’ stato riconosciuto dal tribunale di Santiago del Cile come il mandante dell’attentato terroristico del 30 settembre del 1974 a Buenos Aires, dove un’autobomba uccise il generale costituzionalista Carlos Prats e sua moglie Sofia Cuthbert.

Con Contreras sono stati condannati a pene comprese tra i 15 e i 20 anni di carcere altri cinque terroristi, all’epoca dei fatti alti ufficiali dell’esercito.

L’autore materiale dell’attentato, Michael Tawnley, doppio agente della Cia e della Dina, vive invece negli Stati Uniti sotto un programma di protezione per testimoni.

Per uno dei maggiori mandanti del golpe fascista di Pinochet e delle conseguenti sue pratiche terroristiche, l’allora segretario di stato statunitense Henry Kissinger, la giustizia invece, almeno per ora, non arrivera’.

Ricordiamo ancora la sua celebre frase, riferita proprio al Cile: "Non vedo perche’ dovremmo starcene con le mani in mano a guardare un Paese diventare comunista a causa dell’irresponsabilita’ del suo popolo".

Poco sensibile al principio democratico che esige il rispetto della volonta’ popolare, convinto che la lotta al comunismo sia troppo importante perche’ gli elettori cileni possono essere lasciati a decidere da soli, Kissinger insieme a Nixon, allora presidente degli Stati Uniti, era tra i piu’ accaniti avversari di Salvador Allende, democraticamente eletto nel 1970 presidente del Cile.

I documenti desecretati durante la presidenza Clinton dimostrano che il governo degli Stati Uniti mediante la Cia aveva cercato di rovesciare Allende gia’ immediatamente dopo la sua elezione, e che - come del resto era gia’ noto - fu il decisivo mandante del golpe dell’11 settembre 1973 che porto’ all’uccisione di Allende e alla dittatura di Pinochet.

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La seconda notizia e’ la riapertura dell’inchiesta sulla morte di Victor Jara.

Il giudice cileno Juan Manuel Fuentes ha deciso la riapertura del processo sull’assassinio di uno dei piu’ grandi intellettuali cileni, Victor Jara, cantautore e attivista politico; tra i fondatori del movimento della "nuova canzone cilena" e sostenitore di Salvador Allende. Fu ucciso il 16 settembre 1973, pochi giorni dopo il golpe militare di Augusto Pinochet, nello stadio nazionale di Santiago dove erano stati rinchiusi gli oppositori. I testimoni hanno raccontato che al suo arrivo allo stadio gli furono subito spezzate e bruciate le mani cosi’ che non potesse piu’ suonare la sua chitarra; poi fu ucciso.

Un primo processo per l’uccisione di Victor Jara, il cui corpo senza vita venne ritrovato nei pressi del cimitero di Santiago, si era concluso il 15 maggio 2008 con l’incriminazione del colonnello Victor Manriquez, all’epoca a capo del campo di prigionia creato all’interno dello stadio della capitale.

Accogliendo la petizione dei familiari dell’intellettuale, il giudice ha ora ordinato un’inchiesta per identificare gli esecutori materiali dell’assassinio e i responsabili delle torture a cui Jara fu sottoposto durante i giorni di prigionia.

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Le inchieste sui crimini della dittatura, ultima in ordine di tempo quella che ha portato all’arresto e al rinvio a giudizio di 98 ex agenti della Dina coinvolti nella cosiddetta "Operacion Colombo" con cui nel 1975 si tento’ di coprire l’assassinio di 119 oppositori politici attribuendolo a scontri interni tra militanti di sinistra, dimostrano che lentamente la giustizia arriva anche in Cile.

Certo, sono stati necessari 35 anni e la testardaggine di chi ha lottato, spesso in solitudine, perche’ fosse fatta giustizia: in prima persona i familiari delle vittime.

Intanto e’ venuto un altro 11 settembre (del 2001), che ci ha lasciato tutti sgomenti. In nome dell’11 settembre 2001 sono state fatte guerre "preventive", sono stati massacrati civili (definiti ipocritamente "effetti collaterali"), distrutte citta’ e civilta’.

Ma resta piu’ vivo che mai il messaggio di speranza che viene dal lontano Cile di Salvador Allende, per chi crede nella giustizia e nella solidarieta’ dei popoli basta ascoltare le parole dell’ultimo discorso del presidente cileno, "La storia e’ nostra e la fanno i popoli", o le canzoni di Victor Jara, ad iniziare dalla indimenticabile "Te recuerdo Amanda".

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Numero 573 del 9 settembre 2008



Marted́, 09 settembre 2008