Le notizie dal sud del mondo
Attentato ad Algeri

Le notizie dell’agenzia MISNA del 12-13-dicembre 2007


ALGERIA 12/12/2007 0.36
DUPLICE ATTENTATO AD ALGERI: LA TESTIMONIANZA DI UN MISSIONARIO

“Il boato dell’esplosione è stato fortissimo…Seguito poco dopo dalle sirene delle ambulanze. La confusione è stata totale per almeno 45 minuti, con macchine bloccate, gente sotto shock per strada, soccorritori all’opera e trasfusioni…. Ho camminato due ore per trovare un taxi e poter tornare a casa. Sono passato davanti al palazzo del Consiglio costituzionale, un lato è completamente distrutto”: lo dice alla MISNA, in un’altra testimonianza giunta in queste ore da Algeri, un ‘Padre Bianco’ (della Società dei missionari d’Africa), la cui congregazione fu fondata nel 1868 dall’allora arcivescovo di Algeri, il francese Carlo Marziale Allemand Lavigerie. Questa mattina, intorno alle 10, il missionario si trovava nel quartiere di Ben Aknoun, teatro di uno dei due attentati, per recarsi negli uffici di un’ambasciata. “Il quartiere ospita migliaia di giovani, è sede di un’università e di numerose scuole, che sono state chiuse dopo l’esplosione. Siamo tutti molto preoccupati” ha proseguito la stessa fonte, riferendo che il bilancio ufficiale in circolazione in queste ore ad Algeri è di circa 16 morti. Secondo altre fonti di stampa, le vittime degli attentati perpetrati a Ben Aknoun e Hydra potrebbero essere oltre una sessantina.
[CC]


ALGERIA 12/12/2007 8.17
ATTENTATI AD ALGERI: QUALCHE REAZIONE DI STAMPA

"L’Algeria sta attraversando una zona di forti turbolenze; e questo sfortunatamente lascia grandi porte aperte al terrorismo": lo scrive Djamel Zerrouk sul quotidiano «El Watan» citando osservatori non meglio identificati e ricordando «un fronte sociale in ebollizione a causa di una brusca diminuzione del potere d’acquisto e una resa quasi totale per quel che riguarda la politica» non escluse le eventuale modifiche costituzionali per dare al presidente in carica la possibilità di un terzo mandato. «Teleguidati da potenze straniere o in azione per proprio conto – aggiunge Zerrouk – i terroristi hanno scelto questo periodo di ‘agitazione’ per prendere l’iniziativa. Non bisogna dimenticare che questo doppio attentato giunge appena qualche giorno dopo la visita del presidente francese Nicholas Sarkozy». Altre fonti di stampa algerine e internazionali sottolineano che - a parte il meno probabile legame simbolico con l’attentato dell’11 settembre 2001 a New York - l’11 dicembre è una data molto importante nella storia dell’indipendenza algerina; nel 1960 quel giorno si svolsero manifestazioni decisive per l’indipendenza e contro una visita del generale Charles De Gaulle, allora presidente francese. Uno dei palazzi danneggiati ieri si trova sul boulevard chiamato appunto «11 Dicembre 1960». All’agenzia di stampa americana «Associated Press» (Ap), Louis Caprioli, gia dirigente dei servizi di intelligence francesi, ha detto che a suo avviso i chiari riferimenti all’indipendenza riscontrabili negli attentati di ieri sono “un modo di dire a chi è al potere oggi che sta tradendo i gloriosi combattenti della rivoluzione”. [MB]


ALGERIA 12/12/2007 13.29
ATTENTATI AD ALGERI: QUALCHE REAZIONE DI STAMPA-2

“Fino a quando?”: è questo il titolo dell’editoriale di ‘El Watan’, uno dei quotidiani a maggiore diffusione in Algeria che apre la sua prima pagina sul duplice attentato che ieri nella capitale Algeri ha causato la morte di 30 persone e il ferimento di oltre un centinaio, con 28 ancora ricoverati in ospedale. Nel suo editoriale, il direttore Omar Belhouchet – lui stesso scampato a diversi attentati – fa una comparazione tra la sua città e Baghdad: “Algeri – scrive – ricorda la capitale irachena sfigurata in seguito all’invasione americana; gli algerini ricadono nell’inferno delle auto-bomba degli anni 1993-1998 (...) ma sono stanchi, vorrebbero vivere nella pace e nella sicurezza”. A fargli eco sul quotidiano indipendente “Liberté” è Mounir Boudjema: “Mantenere la calma è un lusso che i genitori delle vittime di ieri hanno tutto il diritto di perdere. E noi con loro”. Per il giornalista algerino, con i due attentati è stato lanciato un doppio messaggio: “Uno interno colpendo la sede del Consiglio costituzionale, culla della legalità e guardiano della Costituzione; l’altro esterno, contro gli stranieri che, nel loro insieme, erano soddisfatti del ritorno della sicurezza in Algeria”. A richiamare alla calma dalle sue colonne è il quotidiano “El Moudhahid: “Due auto-bomba fatte esplodere da alcuni terroristi non devono far credere a una rinascita del terrorismo; quelle di ieri sono in realtà azioni che tradiscono una profonda confusione, una perdita di riferimenti e l’impossibilità per i terroristi di continuare a credere che la vittoria sia alla fine di un cammino fatto di violenza”. Intanto, fornendo gli ultimi dati sul numero delle vittime (tra cui cinque stranieri che si trovavano all’interno o nelle immediate vicinanze di un edificio dell’Onu), il ministro degli Interni Noureddine Zerhouni ha affermato che l’attentato è opera di “ciò che resta dell’organizzazione terroristica del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc, per alcuni noto con il nome di al-Qaeda nella terra del Maghreb, ndr). Il portavoce del governo Abdelaziz Belhkadem ha invece deplorato il comportamento tenuto da alcune agenzie di stampa straniere che nelle ore seguite alle esplosioni hanno fornito bilanci esagerati e non veritieri sul numero di morti e feriti. Sottolineando che l’Algeria non ha alcun interesse a nascondere il numero reale delle vittime, Belhkadem ha qualificato come immorale questo gioco al rilancio soprattutto perché si trattava di vite umane. (AZ) (GB)[CO]


ALGERIA 12/12/2007 21.45
ARCIVESCOVO DI ALGERI SUGLI ULTIMI ATTENTATI (esclusiva MISNA)


“Poichè anno dopo anno l’Occidente comincia una nuova guerra contro un paese arabo-musulmano o solo musulmano - e nel frattempo dal 1948 non è riuscito a risolvere in maniera giusta il problema della PAlestina - è quasi ovvio che si crei un clima favorevole per ideologi che fanno del rancore diffuso a tutti i livelli della società lo strumento per conquistare nuovi adepti ed esecutori di attentati”: lo ha detto alla MISNA monsignor Henri Teissier, arcivescovo di Algeri, commentando il duplice attentato che ieri nella capitale algerina ha causato la morte di 30 persone e il ferimento di numerose altre. “Il popolo algerino – ha detto il porporato – ha sofferto molto durante gli anni della guerra civile (1992-1995) e dopo il 2000 abbiamo sperato di poter finalmente godere del frutto della pace per costruire un avvenire migliore. Purtroppo, ci sono ancora gruppi armati che ricorrono alla violenza e che non hanno rinunciato a queste forme di azione”. L’arcivescovo, sottolineando che non esistono motivazioni politiche o religiose tali da giustificare simili atti, ha collegato la situazione algerina alla generale instabilità del Medio Oriente che a sua volta lascia spazio a ideologie che fanno della violenza un loro strumento d’azione: “E’ dal 1948 che l’Occidente tenta invano di regolare la questione palestinese, e nemmeno negli anni più bui della guerra civile algerina si è fatto ricorso ad attentatori suicidi”. Ma il contesto internazionale non può essere, secondo monsignor Teissier, l’unico movente: “Se i giovani che hanno piazzato quelle bombe fossero vissuti in condizioni economiche favorevoli alla costruzione di una famiglia, avrebbero sicuramente guardato con altro occhio il valore della vita umana”. Un contesto internazionale differente, un quadro economico positivo insieme a uno sforzo continuo per il dialogo religioso, possono allora essere la soluzione dei mali di oggi: “Noi cristiani siamo con la società algerina; fa parte della nostra vocazione, soffriamo insieme al popolo le minacce alla pace; condividiamo le pene, ma vorremmo certamente condividere con molta più intensità le gioie”. (AZ/GB) [CO]

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Giovedì, 13 dicembre 2007