20 dicembre 2009
CHRISTMAS IN GAZA cento città per la pace.

a cura di do Nandino

ANCHE NELLA TUA CITTA' DOMENICA 20 dicembre convoca persone e gruppi, promuovi incontri pubblici e anima celebrazioni domenicali dell'Eucarestia per FAR MEMORIA del I° anniversario del massacro di Gaza e per unirsi alla festa del NATALE presieduta in quel giorno dal Patriarca di Gerusalemme Fouad Twal con la gente della Striscia. Comunica subito il IL NOME DELLA TUA CITTA' a nandyno@libero.it per essere inserito nell'elenco delle cento città.


 

ANCHE NELLA TUA CITTA' DOMENICA 20 dicembre convoca persone e gruppi, promuovi incontri pubblici e anima celebrazioni domenicali dell'Eucarestia per FAR MEMORIA del I° anniversario del massacro di Gaza e per unirsi alla festa del NATALE presieduta in quel giorno dal Patriarca di Gerusalemme Fouad Twal con la gente della Striscia.Organizza un piccolo o grande evento segnalando il nome della tua città, l'ora e la sede dell'incontro a nandyno@libero.it utilizzando i diversi
 
STRUMENTI:
1. Due VIDEO da scaricare e da proiettare in pubblico. 
·       "Il bello di Gaza", presenta documenti inediti del massacro. Lo puoi scaricare da http://www.box.net/shared/uaeddmf2ic
·       "Recintati a morte", è un'intervista ad Abuna Manuel. Lo trovi su You Tube.
2. La PREGHIERA da usare durante le MESSE e incontri di preghiera (allegato "La preghiera")
3. L'INVITO DEL PATRIARCA di Gerusalemme mons. Fouad Twal (allegato Il Messaggio del Patriarca)
4. LA TESTIMONIANZA del parroco di Gaza racchiusa nel libro "Un parroco all'inferno", Edizioni Paoline (allegati Copertina e Scheda presentazione)
5. IN DIRETTA DA GAZA potrete comunicare il 20 dicembre al telefono con don Nandino, presente nella delegazione: 00972 54 3176361
CHRISTMAS IN GAZA è internazionale perchè sta mobilitando diversi Paesi del mondo
 
info: nandyno@libero.it 347 3176588.

 

SCHEDA di presentazione del libro
 
Nandino Capovilla, UN PARROCO ALL'INFERNO, edizioni paoline
 
«È la prima volta che esco da Gaza, dopo aver vissuto quattordici anni in prigione. Gaza è una prigione… ». È vero, Gaza è una prigione, come dice don Musallam, una prigione a cielo aperto: le porte vengono aperte quando lo decidono gli usurpatori, quelli che dal 1967 continuano a occupare militarmente la Cisgiordania e Gaza. Quelli che sui Territori Occupati hanno continuato a costruire colonie e a trasferirvi, contro ogni legalità internazionale, la propria gente. Ma parlare di prigione per Gaza non è forse corretto: in prigione dovrebbero starci quelli che hanno commesso crimini e che per questo devono pagare il prezzo della libertà. Ma a Gaza il prezzo viene pagato dalla popolazione palestinese che non ha commesso reati, che dovrebbe avere il diritto di muoversi liberamente, per viaggiare, per curarsi, per commerciare, per lavorare, per studiare e che invece viene assediata, bombardata, uccisa.
L’assedio di Gaza è una punizione collettiva. Non è punire i responsabili che hanno tirato rockets sulla popolazione civile israeliana, ma è vendetta contro donne, uomini, bambini. E questa punizione, oltre a essere crudele, è persecuzione, è il tentativo di distruggere ogni possibilità di sviluppo di una popolazione distruggendo, come è stato fatto non solo dopo la presa del potere di Hamas a Gaza, ma anche prima in tutti gli anni dell’occupazione militare, le industrie, il porto,
l’aeroporto, i ministeri, gli alberi, strade, scuole. La politica israeliana sbandierata come difesa, oltre a continuare un’occupazione coloniale, vuole coltivare odio e violenza.
 
La testimonianza di abuna Manuel Musallam raccolta da don Nandino è una testimonianza preziosa, che, dice lui stesso, vuole « restituire verità e dignità a coloro che dall’inferno della prigione di Gaza e di tutta la Palestina occupata non hanno potuto e non possono essere ascoltati da chi vive fuori dalle sbarre ».
 
Don Musallam racconta dei giorni dell’aggressione dei soldati israeliani a Gaza: racconta storie, sofferenze di persone, racconta dell’essere cristiano in mezzo ai musulmani, si appella ai cristiani del mondo perché vedano la verità, perché aiutino la comunità cristiana, ma soprattutto gli
esseri umani umiliati e offesi ai quali sono stati tolti tutti i diritti da un’occupazione militare che uccide tutto e tutti. Si indigna don Musallam come ci indigniamo noi, che seguiamo con trepidazione e dolore gli avvenimenti e cerchiamo di esortare a che la comunità internazionale, i
nostri governi, si assumano la responsabilità di far sì che Israele rispetti i diritti umani e la legalità internazionale. Ma non è solo Israele che deve rispettare la legalità: siamo anche noi, i governi, l’ONU, perché, quando permettiamo a Israele ogni sorta di sopruso e di violazione del diritto,
siamo responsabili di non fare applicare quanto noi stessi sottoscriviamo nei trattati.
Non abbandonare Gaza, togliere l’embargo che, oltre a procurare sofferenza e ingiustizia, aliena le possibilità di pace e riconciliazione. La popolazione di Gaza non può continuare a morire per l’embargo, soffocata nei tunnel che oggi sono l’unico modo per procurarsi cibo.
 
(Dalla Prefazione di Luisa Morgantini, già Vicepresidente del Parlamento europeo)
 
UN PARROCO ALL'INFERNO è l'intervista-testimonianza ad uno dei leader protagonisti della storia palestinese degli ultimi anni, è uno dei rarissimi testi usciti ad un anno dalla guerra che tanti lutti ha portato e contiene anche alcune straordinarie Lettere di abuna Manuel alla sua gente e a Papa Benedetto. L'allegato con un estratto di un'inchiesta internazionale sulle violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza, impreziosisce e completa l'opera allargandone i focus.

 

 

 

 

Ritorna ancora a Gaza, Signore!
 
                                                            «Il terrore piomberà su di voi come un turbine» (Proverbi 1,27)
 
Signore nostro Dio, a Natale, un anno fa, un disastro si è abbattuto su di noi come una tempesta.
Sotto i bombardamenti eravamo affamati e assetati. I nostri bambini piangevano.
Non trovavamo pane per loro nè acqua per placare la loro sete.
 
Tutti:«Perché, Signore, stai lontano,
ti nascondi nel tempo dell’angoscia            (Salmo 10,1)
 
Le finestre e le porte delle nostre case sono state distrutte dalle detonazioni delle bombe
e noi deperivamo nel freddo di dicembre e dell’inverno che avanzava.
I nostri corpi raggelati dalla paura, dalla sete e dalla fame,
non potevano consolare i piccoli che si rannicchiavano su di noi.
 
Tutti:«Perché, Signore, stai lontano,
ti nascondi nel tempo dell’angoscia          
«Quello sarà un giorno di tribolazione e d’angoscia,
 giorno di calamità e di miseria (Sofonia 1,5)
                                                                                                       
Morivano gli innocenti, soprattutto i bambini, le donne e i vecchi.
Chi resisteva viveva all’addiaccio, per le strade e nei cimiteri, sotto le bombe, piangendo e urlando,
mendicando pietà, consolazione e protezione.
 
Tutti: «Voglio dar libero sfogo al mio lamento,
         voglio parlar nell’amarezza dell’anima mia.»           (Giobbe 10,1)                                                                                                               
 
Ma Il mondo restava indifferente alla nostra pena, muto e lontano da noi.
I carri armati e le bombe ci massacravano e noi ci sentivamo profondamente umiliati.
 
Tutti: «Voglio dar libero sfogo al mio lamento,
         voglio parlar nell’amarezza dell’anima mia.»
 
«Gioite nella speranza, siate pazienti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera» (Romani 12,12)
 
E’ trascorso un anno e ancora soffriamo per la fame, la sete, gli stenti,
l’assedio, l’umiliazione e la paura. Tra la schiavitù e la morte non c’è davvero scelta.
E se la morte si imporrà a noi, i nostri cuori ritroveranno il coraggio necessario per affrontare la morte.
 
Tutti: Signore della Pace, fa piovere la pace su di noi!
 
Signore, fa che impariamo a sentire il grido delle vittime di tutti i conflitti
come oggi sentiamo quello delle voci che si levano da Gaza.
Perdona la nostra sordità, apri le orecchie e i cuori all’angoscia del nostro prossimo.
 
Tutti: Signore della Pace, fa piovere la pace su di noi!
 
E anche noi, con la consolazione che riceviamo da Dio,
fa che possiamo consolare chi si trova in qualsiasi genere di afflizione!» (2 Cor 1,4)
 
Signore Gesù, quando sei passato da Gaza, fuggendo la minaccia di Erode, noi ti abbiamo protetto.
Ti abbiamo nutrito. Abbiamo riscaldato il tuo corpo indebolito. Ti supplichiamo: ritorna ancora a Gaza!
Non dimenticare il tuo popolo di più di tremila cristiani e un milione e mezzo di musulmani.
Signore della Pace, dona la pace alla nostra terra.
Siamo assetati di giustizia: Vieni Signore Gesù.                       
Preghiera di Padre Manuel Musallam, 5 novembre 2009

IL MESSAGGIO del Patriarca Twal



Mercoledì 09 Dicembre,2009 Ore: 16:39