Lettera
Una risposta a Piero Fassino, Furio Colombo, Emanuele Fiano

Sul boicottaggio della fiera del libro di Torino


di Pietro Ancona

Caro Direttore,
mettersi in tre ad insultare coloro che non condividono che la Fiera del Libro di Torino venga dedicata al sessantesimo anniversario dello Stato di israele è grottesca operazione di aggressività politica e tentativo plurimo di mortificare e mettere a tacere il dissenso.

Non mi meraviglia. Chiunque in Italia azzarda una critica allo Stato di Israele è quantomeno "antisemita". Fascista, hitleriano.....

Lo Stato di Israele non è un indifeso agnellino belante. E’ una potenza nucleare che ha chiuso in un orrendo muro che dovrebbe suscitare lo sdegno di tutto il mondo civile una popolazione affamandola riducendola allo stremo togliendole dignità e libertà.

Protestare perchè una fiera del libro venga dedicata a questo Stato è giusto, doveroso, legittimo. Gli intellettuali di Israele non c’entranno. In ogni caso fanno assai poco per lenire le sofferenze dei palestinesi. Hanno fatto assai di più i soldati di Israele che hanno preferito andare in galera piuttosto che seviziare ed uccidere la popolazione civile palestinese. Celebrare il sessantesimo dello Stato che affligge tutti i suoi vicini, ha ridotto macerie diverse volte una intera nazione (libano) ha erotto un Muro che è una vergogna dell’umanità come l’Olocausto è inaccettabile. E’ imperativo morale dichiararsi in dissenso. Lo Stato di israele è uno stato razzista che pratica il razzismo anche al suo interno. Infatti non tutti i cittadini di Israele hanno gli stessi diritti. Vedere in particolare la condizione degli ebrei sefarditi e degli ebrei del Negev le cui terre vengono financo avvelenate


Pietro Ancona


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La lettera di Pietro Ancona fa riferimento al seguente articolo di Piero Fassino, Furio Colombo, Emanuele Fiano pubblicato sul quotidiano l’Unità (http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72633 )




Contro il boicottaggio

di Piero Fassino, Furio Colombo, Emanuele Fiano

C´è qualcosa di estremamente paradossale, tradizionale e violento, nell´idea di boicottare la Fiera del libro di Torino, a motivo della centralità tematica dei sessant´anni dalla fondazione dello Stato di Israele. È paradossale che da certa sinistra estrema si invochi il boicottaggio della cultura; ma è purtroppo anche una tradizione che non tramonta in alcune parti di quella sinistra. Si colpiscono così le voci più limpidamente critiche della società israeliana, come quel David Grossman che ha rifiutato di stringere la mano ad Olmert, denunciando con forza quelli che erano per lui i tragici errori nella conduzione della guerra in Libano.

Ma sarebbe paradossale anche se si volessero colpire scrittori schierati a favore della politica del governo Olmert. Sarebbe estraneo all´idea di libertà nella quale noi crediamo; perché il boicottaggio contro la cultura di un intero Stato, è violenza politica.

Il vero dramma è che parte della sinistra radicale italiana, nonostante importanti evoluzioni in senso diverso, come la ferma contrarietà al boicottaggio espressa da Fausto Bertinotti, continui a ritenere Israele "cosa" distante dalla sfera dei valori progressisti, dalla storia del movimento socialista, dall´etica politica che ha contrassegnato il Risorgimento, da cui il sionismo discende e soprattutto dalla Liberazione dal nazifascismo.

Torniamo qui, perché è qui che continua a esserci un nervo scoperto: la festa dei sessant´anni della fondazione di Israele dovrebbe essere festa per tutti i progressisti, di tutto il mondo. Perché un popolo perseguitato ha trovato la sua legittima casa, perché uomini e donne in fuga dall´Europa hanno avuto una patria in cui riconoscersi e rifugiarsi, perché il Medio Oriente ha conosciuto in questo modo un´isola di democrazia e sviluppo, in un panorama di Stati non democratici, compresi quell´Egitto e quella Giordania sotto cui erano un tempo Gaza e la West Bank.

Qui non sono in discussione gli errori politici commessi da una governo o dall´altro, come non sono in discussione i diritti dei due popoli coinvolti, qui è in discussione il diritto ad esistere dello Stato di Israele, che dovrebbe essere patrimonio e impegno di difesa per tutti coloro che si riconoscono nella lotta al nazifascismo e alle leggi razziali e non è in discussione il diritto all´esistenza di uno stato palestinese che era stato proclamato insieme alla nascita dello stato di Israele e che sarà come hanno detto gli scrittori israeliani che ci apprestiamo a onorare a Torino, il destino e il futuro dei due popoli.

Stupisce che vi sia ancora chi non capisce a sinistra che boicottare Israele vuol dire boicottare ogni speranza di pace anche per i palestinesi; il boicottaggio sarebbe un atto di guerra in più in un aerea del mondo in cui mille voci da una parte e dall’altra implorano diritti, pace e dialogo.

Per questo ci schieriamo contro il boicottaggio della Fiera del Libro: non solo perché progressisti e amici di Israele, ma anche perché vogliamo una sinistra laica e aperta alla ragione. Ancora e sempre, l´amicizia con Israele è sinonimo di amore per la libertà e per il progresso.

Sinistra per Israele

Pubblicato il: 04.02.08 Modificato il: 06.02.08 alle ore 8.17



Mercoledì, 06 febbraio 2008