Lettera
13 milioni di armi

di Enrico Peyretti, Torino, 18 luglio 2008

Ecco una riflessione su una notizia di stamani. Sento a Primapagina, da non so quale giornale , che 13 milioni di italiani hanno un’arma in casa. 13 su 60. E’ un aspetto tra i peggiori e più pericolosi della attuale politica della paura. Si sa, dalle statistiche dei paesi dove l’armamento privato è più diffuso, che l’arma facilita e accresce gli omicidi, sia per odio privato, sia per vera o presunta difesa privata. "Chi ha un martello in mano scambia il mondo per un chiodo" dice un proverbio americano (sì, proprio americano). Chi ha un’arma in mano scambia ogni ombra per un nemico mortale. Avere in mano la morte altri (un’arma non è altro che questo) ci trasforma in pericolosi padroni della vita altrui: basta un errore, uno scatto d’ira, un momento di panico, e siamo omcidi, cioè umanamente morti noi stessi. Dice quella notizia che la concessione di porto d’armi è oggi facilmente ottenibile. La cultura civile e morale deve risalire questa china orrenda. Deve anche denunciare il relativo commercio. L’arma è un veleno mortale. Come i veleni per le industrie farmaceutiche, così l’ama deve poter essere prodotta soltanto nella strettissima quantità necessaria alle forze legittime di polizia; il cui senso non è la violenza, ma la forza, regolata e limitata dalle leggi. Forza e violenza sono due realtà sostanzialmente differenti. Lo sviluppo di polizie private è pericolo e barbarie, è cedimento dello stato ai poteri di fatto. In quella piccola notizia grandi e gravi problemi di civiltà.


Enrico Peyretti, Torino, 18 luglio 2008



Domenica, 20 luglio 2008