Lettera - Pedofilia
Sul caso di pedofilia ad Agrigento: lettera aperta

di Marco Marchese

Al Sig. Procuratore Generale della Repubblica di Palermo

E p.c. Al Sig. Procuratore della Repubblica del Tribunale di Agrigento

E p.c. Al Presidente Ufficio GIP del Tribunale di Agrigento

E p.c. Al direttore Sanitario dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento

E p.c. Alla redazione del giornale “La Repubblica”

E p.c. Alla redazione del giornale “La Sicilia”

E p.c. Alla redazione del “Giornale di Sicilia”

Gent.mo Procuratore,

a scriverLe è un’associazione impegnata nella difesa dell’infanzia violata fatta tra l’altro da diversi giovani che da bambini hanno subito sulla propria pelle la violenza dell’abuso.

Lottiamo instancabilmente con mille difficoltà per proteggere e tutelare i nostri bambini.

Le scriviamo in merito alla notizia diffusa qualche giorno fa da diversi giornali riguardanti la violenza subita da una bambina di 4 anni ad Agrigento ad opera di un pedofilo recidivo, in libertà nonostante una condanna per abusi.

Con la presente Le chiediamo ufficialmente di volerci spiegare com’è possibile che un pedofilo fosse in libertà, e che non fosse riconosciuta la sua pericolosità sociale tanto da permettergli di abusare di una bambina non appena avutane l’occasione. A cosa serve ad un pedofilo mettere una firma presso una stazione dei carabinieri, dove si reca (apprendiamo dai giornali) con una bambina? Questo non gli avrebbe mai impedito di abusarne!

Riteniamo che questa non sia una giustizia equa, soprattutto non riteniamo che questa giustizia tuteli i bambini. Chi ha permesso a questa persona di stare in libertà e di abusare di una bambina di 4 anni, ha una responsabilità enorme dinanzi alla piccola e dinanzi alla società intera. Sappiamo che la legge ha previsto che il pedofilo tornasse in libertà, e che un giudice doveva applicare la legge, ma qualcuno ha pensato a quello che sarebbe successo? Si sa che i pedofili non guariscono da soli! Che senso ha adesso “piangere sul latte versato”? Ci sa molto da ipocriti dato che da tempo associazioni come le nostre denunciano le assurdità della giustizia e delle sentenze. Tanto per capirci ne citiamo alcune: il pedofilo assolto perché sonnambulo, quello a cui si riduce la pena perché innamorato, quello che ritiene l’abuso meno grave perché la ragazzina non era più vergine, o perché inizialmente il rapporto l’ha voluto pure lei, oppure perché il pedofilo non ha usato violenza fisica (come del resto è proprio dei veri pedofili) o se aveva chiare tendenze omosessuali. Potremmo continuare fino ad arrivare a citare di quei casi in cui il pedofilo dopo la sentenza di condanna torna tranquillamente a casa e incontrando la sua vittima per strada le ride in faccia.

Purtroppo accade questo nella nostra giustizia, e molte di queste vittime cercano poi il sostegno in noi volontari, ma, ci creda, spesso è veramente difficile dire loro di continuare ad avere fiducia nella giustizia!

Chiediamo che come in America e come proposto in Inghilterra, siano resi pubblici e noti gli indirizzi di coloro che sono stati condannati per reati contro i minori, perché solo così potremo sapere se il nostro vicino ha subito una condanna per pedofilia e se la sta scontando a casa in libertà o in carcere. Cosa viene prima, la privacy di una persona che non ha avuto scrupoli di abusare di una bambina, o il diritto di una bambina ad essere tutelata?

Dalle notizie diffuse dai mass media abbiamo anche appreso che la bambina è stata portata in ospedale dove i sanitari hanno riscontrato delle abrasioni nelle parti intime della piccola che è poi stata portata a casa dalla madre che solo dopo ha sporto denuncia. Se questo è vero ci chiediamo se i sanitari non avrebbero dovuto immediatamente avvisare le forze dell’ordine in presenza di un sospetto abuso come del resto previsto dalla legge? E se la madre non avesse fatto la denuncia?

Non ci abitueremo alle sentenze di chi considera l’abuso meno grave se commesso da chi è innamorato di una bambina, o se la ragazzina non è più vergine, o alle tante sentenze simili. Ma soprattutto non accetteremo che dei pedofili vengano rimessi in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare, soprattutto se condannati per gli stessi reati. Non stiamo parlando di evasori fiscali stiamo parlando di persone che abusano di bambini, il nostro futuro, e nessuno mai potrà ridare loro quello che un pedofilo condannato ma in libertà ha loro rubato!

Attendiamo una risposta chiara e decisa della magistratura affinché possiamo avere fiducia in essa, ma sopratutto perché i bambini possano essere veramente tutelati.

RingraziandoLa per la Sua attenzione Le auguriamo buon lavoro.

A nome delle vittime

Associazione per la Mobilitazione Sociale Onlus

Marco Marchese



www.mobilitazionesociale.it

marco.marchese@mobilitazionesociale.it

via Malaspina 27, Palermo

Tel Fax. 091/2510319

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Martedì, 19 febbraio 2008