Lettere
«io sono un blasfemo! Io dico»

di Giovanni Carbone

Caro Gianni ti ringrazio che mi metti al corrente di tante tue riflessioni anche se spesso non le condivido. Ti prego, però, di non inviarmi più elaborati dileggiatori della Religione Cattolica che va rispettata, se non altro, per l’appartenenza cui fa riferimento la nostra tradizione. Comprendi, che chi si sforza, mal riuscendoci, di trovare Dio non sente la necessità di ascoltare considerazioni che, in sostanza, sono blasfeme ed offendono tutti coloro che, per la loro vita, hanno avuto un fermo riferimento nelle sacre scritture e nell’istituzione ecclesiastica e che vanno rispettati, pur essendo tanti, al pari delle minoranze sociali. Saluti affettuosi. Luigi (nome fittizio). 31 ottobre 2007.

Ti sono grato per la considerazione che riservi alla mia corrispondenza, anche se spesso non ne condividi i contenuti. Come te, anch’io non approvo i motivi per i quali dovrò essere accorto a cosa inviarti nelle prossime eventuali occasioni. I miei destinatari sono circa 600. Sarebbe per me faticoso e superfluo eliminare dai contatti ora uno ora l’altro per ragioni diverse. Non mi esimo però a rispettare la tua sacrosanta volontà. Ad evitare di selezionare gli elaborati, magari con altri difetti interpretativi, non esito a cancellarti dalla mia lista.

Trovo prima doverose alcune riflessioni. Spedisco e ricevo abbondante posta elettronica. Mi limito ad eliminare i messaggi poco graditi inviatimi da amici e quant’altri, senza esternare i miei sentimenti, convinto che dell’altro sono tenuto ad accettare il buono e l’opposto, ciò che mi fa piacere e ciò che mi tedia. Diversamente provo a non innalzare muri, tentando di illustrare i miei convincimenti contrari. Provo a non irritare la suscettibilità dell’interlocutore che mi ha ritenuto in ogni caso idoneo a saper ispezionare gli argomenti, a ben valutarli ed eventualmente cestinarli. Delle parti in gioco di un qualsiasi rapporto, l’una accetta dell’altra il più e il meno, il bello e il brutto, il buono e il cattivo.

Margherita Hac, astrologa sedicente atea, ha sposato un teologo. Non mi risulta siano separati, nonostante inevitabilmente avranno molto da dirsi, non importa in quale tono se con sarcasmo o ironia o… Sicuramente si rispettano pur nelle contrarietà, né credo l’uno rappresenti una minaccia alla formazione intellettuale dell’altro, fatta salva la condivisione di concetti per convinzione soggettiva.

Ho svolto attività educativa negli Istituti minorili. Sono stato vicino ai devianti d’ogni sorta. Li ho sentiti bestemmiare e parlare lingue a me poco note. Non ho mai sentito vacillare il mio credo e neanche ho avvertito l’offesa. Ho fatto invece attenzione a sapermi rivolgere a loro in fase di crescita. Piuttosto che imporgli una dottrina religiosa, li ho sollecitati ad interrogarsi su “chi sono, per chi sono, dove sarò”, preferendo ridurre ai minimi termini il discorso orientato alla scoperta di una verità accettabile universalmente.

Mi capita di passare da un canale all’altro della televisione in cerca del programma gradito. Ebbene! quante trasmissioni sono, a mio avviso, di un’indicibile povera volgarità, magari sono anche molto seguite ed apprezzate dagli spettatori. Trovo spesso blasfeme le riviste di gossip e lo stesso periodico “Famiglia Cristiana” quando riporta le rubriche rivolte a lettori di classe: arredamento, cucina, moda… quando esalta il falso volontariato, le adozioni a distanza, praticate… Non lo trovo diretto ai fedeli per fede né penso sia edito da chi lavora per Dio, ma da chi lavora in suo nome. Blasfemi sono i figli dei colletti bianchi, i bulli più pericolosi. … Va bene: sono un blasfemo.

Platone, o non importa quale filosofo, non costituisce la filosofia. È un filosofo che ha collaborato a edificare il castello filosofico. Una dottrina - buddismo, islam, cristianesimo… - non è la religione ma una sua parte. Come ogni medaglia, ognuna ha la diritta e il suo rovescio. Il Capo dello Stato non costituisce la Nazione che rappresenta. Dire delle sue pochezze non significa mettere in discussione la Costituzione del Paese. Poniamo per ipotesi il Capo dello Stato indossa per protocollo in ogni cerimonia un cappello diverso e una divisa comprensiva d’esosi gioielli, dov’è il problema se il Popolo sovrano disdegna la relativa spesa avvertendo l’inutilità di tali paramenti? Tanto contrasterebbe con i suoi discorsi diretti ai cittadini e attinenti all’eliminazione del costoso superfluo. Il rispetto, non importa tra quali parti, deve essere sempre reciproco, pena soffrirne le conseguenze. Il rito, la cerimonia, la dottrina, il protocollo, gli organi, gli organismi, l’organizzazione sono componenti di un credo ma non sono il credo. A parità, dovessi io rispettare incondizionatamente il fallibile Capo dello Stato, preferisco compiere una costruttiva azione anche se a scapito dell’osservanza di una legge poco rispettosa dell’altro.

Tu stesso, caro Luigi, sei testimone, tuo malgrado, del seguente avvenimento. Un minore della periferia di Caserta giunse in Tribunale per i minorenni al fine di ottenere il dissequestro del suo motorino. In quel tempo ero addetto al disbrigo anche di tali pratiche. Al momento in cui il minore ne sottoscriveva il rilascio, m’accorsi delle sue profonde lacune scolastiche. Aveva frequentato le prime due o forse tre classi elementari a malapena. Come poteva aver eluso la scuola dell’obbligo? Il caso metteva in dubbio il lavoro del maestro, del direttore didattico, della medicina scolastica, la validità della potestà genitoriale, del servizio sociale e in ultima analisi quello del Tribunale, competente a sentenziare sull’evasione dell’obbligo scolastico. Raggiunsi telefonicamente l’assistente sociale del paese, residenza del minore, per sapere se conosceva in qualche modo il caso. Impegnai il servizio sociale a seguire il minore fino al termine dell’anno scolastico. Eravamo all’inizio di marzo. Il mio intento era quello di fargli conseguire, attraverso un accertamento culturale, la quinta elementare, previo un accelerato corso didattico. Negai al minore il dissequestro del mezzo che avrebbe ritirato solo dopo il conseguimento della licenza elementare. Divenni, senza alcun ripensamento, responsabile d’eventuali amare conseguenze, anche d’ordine giuridico. Tante e tali furono le accese discussioni. A metà giugno il minore ritornò in Tribunale, ben vestito, impomatato e con gli occhi luccicanti quanto una galassia di stelle. Mostrò fiero il suo titolo scolastico. Manco avesse conseguito la laurea. In mano portava una tavoletta di fine cioccolato. Tenne ad assicurare che si era già scritto per un corso serale di scuola media. Ritirò il decreto di dissequestro. I contrari alla mia iniziativa si divisero il cioccolato che io volevo che l’imberbe si riprendesse.

Ero pericoloso! Mettevo in difficoltà il buon andamento dell’Ufficio. Non davo seguito ad un provvedimento indiscutibile del giudice. Ero, insomma inaffidabile! Nessuno ha messo in discussione le omissioni dei vari operatori, responsabili dell’istruzione del minore. Io bestemmiavo. Diffamavo l’istituzione. Di fatto ho creduto superare la legge, già in precedenza violata dagli stessi organi della giustizia, per un bene superiore. Ed oggi, pur fuori contesto, sembra continui ad essere un blasfemo, poco rispettoso della Religione Cattolica che va rispettata, bla… bla… bla… Che torto io commetto contro la religione cattolica se metto in dubbio l’infallibilità di Sua Santità il Papa? A mio avviso il Papa è fallibile come tutti gli altri fratelli e sorelle. Non conosco né deità né semidei sulla terra. Il primo comandamento dice: “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio fuori di me”. Che torto io commetto contro la religione cattolica se trasmetto l’articolo di Flavia Amabile “Spesi più di 1,5 milioni di euro per la visita del Papa a Napoli” pubblicato su La Stampa del 22 ottobre scorso, perché l’ho condiviso? L’articolo recita testualmente:

“…Uno poi legge il conto finale delle spese che tutti noi sosteniamo per permettere proprio la visita di papa Benedetto XVI a Napoli. E scopre che per dodici ore di trasferta, in totale duecento chilometri di viaggio, si superano i 1,5 milioni di euro. Più in dettaglio: 750 milioni d’euro stanziati da palazzo Chigi (a Napoli per l’occasione arriva anche Prodi), 350 mila euro dal Comune, 400 mila dalla Regione per addobbi floreali, accoglienza, interventi strutturali. A questi vanno aggiunti 120 mila euro previsti dall’Autorità portuale per l’atterraggio con l’elicottero. … E, allora, se per esempio il Vaticano pronunciasse la classica frase “non fiori ma opere di bene” riferendosi agli addobbi floreali in strada e in chiesa, oppure “niente pranzo per noi” o qualcosa del genere, uno potrebbe trovare più credibili le parole del cardinale Sepe e condannare con maggiore forza le scritte contro il papa sui muri della città”.

È cronaca: un romeno rapina e riduce in fin di vita una donna nella periferia di Roma. Cosa fa cambiare una politica rapidamente da un giorno all’altro? Forse che non sono all’ordine del giorno i delitti efferati come questo ed anche peggiori? Si mobilita il Parlamento. Si sgombra la zona male abitata da altri romeni. Il Capo del Consiglio ha un filo diretto con le Autorità della Romania. Si rimpatriano molti extracomunitari. Si aggravano le leggi vigenti. I giornali riempiono le pagine. Come mai si fa meno per Napoli dove negli ultimi anni si contano a centinaia e dall’inizio dell’anno si contano a decine i morti barbaramente ammazzati? Per la Calabria in pasto ai voraci avvoltoi? Per i cittadini, vittime dell’usura bancaria? Per i morti, vittime della disoccupazione o del lavoro precario? No, non posso continuare l’elenco dei fatti e misfatti. È troppo lungo! Le ragioni sono altrettanto tante!

Provo a tirar fuori qualche altra bestemmia. Sarà che i balordi, stranieri e non, stanno toccando le alte sfere sociali? La moglie dell’ufficiale della Marina; il giornalista Sposini; Milva; il calciatore Tizio, il cantante Caio, l’artista Sempronio, il politico X, imprenditori, orefici, tabaccai… Tanti anni d’abbandono, tanta falsa politica, sette milioni e più di gente ridotta al lastrico, ora tutto di un botto sembra si vuole riprendere il filo della matassa a cominciare però con la repressione. Evviva! Finalmente esistono gli extracomunitari e lori problemi per i quali bisogna intervenire con politiche appropriate!… Questo balordo romeno è venuto in Italia in cerca di fortuna per essere forse a servizio delle regole della globalizzazione che pretendono che acquisti il cellulare, il computer, l’auto, metta al mondo dei figli per i quali è facile consumare di più… Si è ritrovato sotto il ponte senza nemmeno la corrente elettrica e magari l’acqua potabile, senza lavoro, speranza e dignità. Il balordo è un mostro da sbattere all’ergastolo! Non si poteva rimediare a seguito d’altri simili episodi, con interventi preventivi? I mille esosi galli del Parlamento avrebbero dovuto fare anche qualche cosa di più fattivo, oltre che a cantare ad evitare morti annunciate? Il balordo romeno, assassino maledetto, ora è vittima anche dell’esclusione a vita. Che costo! Ci sarebbe costato di meno provvedendo per dovere per lui a momento debito!

Negli anni novanta mi dedicavo ad un gruppo d’extracomunitari di Pineta Mare, presso Castelvolturno, provincia di Caserta. Ho conosciuto tanti africani. Adusi allo spaccio di droghe e prostituzione erano soprattutto i nigeriani. Le Forze dell’ordine entravano spesso nei ghetti abitati dagli africani per controlli. Molti di questi lavoravano a nero ma con continuità e onestà. “Mister John, sono venuti nella notte i … militari. Hanno rovistato tutto, hanno messo tutto a soqquadro, poi hanno squartato le valigie, hanno sequestrato i nostri risparmi asserendo che erano il bottino di furti senza rilasciarci nessuna prova a riguardo…”. “Mister John, Patric è morto in un incidente stradale. Si trattava di un di noi. Hanno zittito tutto per… mancanza di prove”. “Mister John, il padrone di casa pretende 300 mila lire per posto letto. Siamo in otto in una stanza con un sol gabinetto e costretti a lavarci all’esterno con i secchi” “Mister John, il caporale ha saputo che ho svolto un lavoro presso…, ha preteso lo stesso la percentuale come quando è lui che ci procura il lavoro”… … …

Con ciò voglio dir male degli ideali politici? Dell’Arma? Della religione cattolica? Assolutamente. Voglio dir male della politica partitica, delle disfunzioni dei sistemi, posti a tutela dei cittadini, della piovra che fagocita tutti e tutto, dei falsi santi e santoni, dei venditori di fumo e quant’altro. Degli illeciti. Un conto sono i principi, le regole, il giusto e la giustizia, gli ideali… altro sono i sistemi, gli uomini poco saggi, poco interessati ad entrare in un ruolo per vocazione, molto interessati ai loro ….

Leonardo Bofdf, francescano plurilaureato, è stato docente in alcuni dei più prestigiosi atenei d’Europa e degli Stati Uniti. Dopo una serie di richiami e di processi ecclesiastici, è stato costretto nel 1992 ad abbandonare l’ordine. Dal 1993 insegna etica e religione all’Università di Rio de Janeiro. Nel 2001 è stato insignito con il premio Nobel alternativo a Stoccolma. Gianni Minà chiede a Leonardo Boff

GM: La cosa interessante, nel malessere generale, è che, per esempio, più della metà delle persone che manifestavano contro il summit del G8 a Genova, nel luglio del 2001, apparteneva al mondo cattolico. Mancavano alcuni partiti della sinistra tradizionale, ma c’erano i cattolici. A uno come Leonardo Boff, che ha pagato un prezzo molto alto per aver chiesto alla Chiesa cattolica un impegno più esplicito nella Chiesa, cosa suggerisce questa constatazione?

LB: Vedi, bisogna fare una distinzione tra il cattolicesimo, il cristianesimo, come movimento storico e d’ideali, e la struttura direttiva che ha usurpato la missione della Chiesa autentica. Questa gerarchia non è parte della Chiesa, i suoi componenti non sono il popolo di Dio, sono semplicemente il gruppo dirigente, che spesso si è rivelato in ritardo sui tempi, a volte retrogrado, su alcune questioni, persino reazionario, come nel caso del cardinale Joseph Ratzinger, teologo fondamentalista, che ha il coraggio di affermare che l’unica Chiesa è quella romano-cattolica e che l’unica vera religione è quella cristiana! Dichiarazioni del genere ci ricacciano in pieno Medioevo. Ma i cattolici, i cristiani che vengono qui a Porto Alegre –e sono moltissimi-, o che sono andati al G8 di Genova, non hanno nulla a che vedere con le gerarchie ecclesiastiche. Eppure sono loro i veri discepoli di Gesù Cristo, gli autentici eredi del messaggio evangelico, che pone al centro la vita, i poveri, la speranza, la solidarietà, e per il quale la Terra non è un mero serbatoio di risorse da sfruttare, ma un grande sacramento di Dio, che esige rispetto. La Terra è l’unica cosa che abbiamo, ed è casa di Dio e dell’uomo. … la vera natura d’ogni fede non è fondamentalista, è aperta. Vivere l’esperienza religiosa significa arrivare a comprendere che Dio è più grande della nostra mente e del nostro cuore; significa capire che Dio è presente in ogni essere, e in tutte le religioni, e che ogni cammino, diritto o tortuoso che sia, conduce a Lui. Questa è l’intuizione fondamentale dell’esperienza originaria di Gesù Cristo, che dobbiamo recuperare e ribadire in tutta la sua forza contro i fondamentalismi, contro le istituzioni cattoliche, come l’Opus Dei, che sono fondamentaliste in politica e in religione. La spiritualità è una dimensione oggettiva dell’uomo, e deve essere accolta nella sfera del politico, se vogliamo costruire una globalizzazione dal volto umano. …la teologia della Liberazione è frutto di una rivoluzione, che porta ad!
accogli
ere il Vangelo come una buona notizia perché parte dai poveri. Solo a partire dai poveri, infatti, il Vangelo appare come un annuncio di vita e di liberazione. Per il ricco invece, il messaggio del Vangelo è un messaggio di crisi, di necessità di cambiare, di sofferenza sconosciuta. Non per i poveri, insomma, ma con i poveri. L’opposto dell’assistenzialismo, un atteggiamento che la chiesa ha spesso avuto verso gli ultimi. …la Chiesa non ha mai abbandonato i poveri… ma è restata sempre chiusa nel suo “per i poveri”. Pochi, come san Francesco, si sono fatti poveri essi stessi e sono partiti dalla condizione degli ultimi, che significa lavorare insieme a loro, con la loro cultura, la loro visione del mondo, dando valore alle intuizioni che essi scoprono da soli e facendo corpo insieme a loro. …I poveri sono i soggetti della propria liberazione e la Chiesa una semplice alleata.

Vito Mancuso è docente di Teologia moderna e contemporanea presso la facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. Il suo libro, edito nell’agosto 2007 “L’anima e il suo destino”, termina così: Amare la vita. Alla fine sta tutto qui. Occorre mantenere in vita lo spirito dell’infanzia, la forza primigenia con cui la natura ci ha generato. Il messaggio di questo libro è che la vita non tradisce, e a chi, a sua volta, non la tradisce, essa dà in premio se stessa. Dice la sapienza di Israele: “Chi pratica la giustizia si procura la vita”. Basta solo essere giusti. Tutto qui, qualcosa di molto semplice, che ogni uomo vede da sé. Simplex sigillum veri.

Quanto alla censura, forse ne ho parlato indirettamente? O non ne voglio parlare! Ora mi fermo qui. Retorica a parte, ricambio gli affettuosi saluti.
04 nov. ’07.


Giovanni Carbone



Domenica, 25 novembre 2007