Egregio «Sig. Vaticano»

di Vittoria Pagliuca

Una “letterina” semplice semplice al “Sig: Vaticano” dopo aver saputo del blitz della polizia all’ospedale di Napoli dove una donna ha abortito


Egregio “Sig. Vaticano”,
complimenti, Lei è riuscito a farmi provare, per la prima volta, un sentimento nuovo per me: disprezzo senza se e senza ma.

Lei, questo disprezzo, me l’ha provocato con il Suo atteggiamento e voglio gridarglielo in faccia. Senza nascondermi. Con nome e cognome.

Lei è entrato a forza nelle nostre case, tutti i giorni, attraverso la televisione, con i suoi rimproveri, con i suoi consigli, con la sua visione distorta del mondo. Con il suo fanatismo insopportabile. Con il suo fondamentalismo da Lei tanto criticato nei confronti di altre religioni.

Ehi, dico a Lei, chi Le dà il diritto di intromettersi nelle questioni del nostro Stato? Chi Le dà il diritto di giudicare se sia giusto o no che due persone si amino e vogliano vivere assieme pur non essendo legati dal vincolo del matrimonio? Chi le dà diritto di affermare che il rapporto omosessuale sia contro natura? Chi Le dà diritto di giudicare una donna che voglia o sia costretta ad abortire?

Ehi, dico a Lei, che ne sa del dolore che prova proprio colei che è costretta ad abortire? Lancinante, straziante, che ti distrugge, fisicamente e psicologicamente. Criminale è chi che non lo capisce, non la donna che abortisce.

Ehi, dico a Lei, come può criticare il “degrado di Roma”, “dagli affitti troppo alti”, quando l’Apsa, che gestisce le Sue proprietà, è il primo immobiliarista della nostra città? Perché se è così “sensibile” al “caro affitti” non li abbassa?

Le ricordo che la città di Roma non Le fa pagare, stupidamente, l’ICI. E lo Stato italiano Le elargisce, stupidamente, attraverso le convenzioni per le Sue cliniche e scuole private, un altro bel po’ di soldi.

Ehi, dico a Lei, almeno abbia il buon gusto di stare zitto. Anzi, dica grazie. Questi soldi regalati a Lei, potrebbero essere destinati veramente a chi ne ha bisogno. A chi non rischia di perdere “l’anello del pescatore” perché, vivendo sotto i ponti, nelle macchine, nelle stazioni o per strada, non ne ha neanche uno di latta.

Ehi, dico a Lei, Le propongo io, questa volta, una moratoria: stia in silenzio almeno durante la campagna elettorale. Non telefoni più, almeno fino al 13 aprile, ai nuovi crociati italiani, di centro-destra e di centro, che per qualche voto in più si sono venduti l’anima, il cervello e la dignità, diventando Suoi servi.

Ehi, dico a Lei, si occupi solo della Sua Città del Vaticano, dove noi non ci siamo mai permessi di mettere bocca.


Vittoria Pagliuca



Venerdì, 15 febbraio 2008