Lettera
Se non interviene Dio, perché mai dovrei intervenire io?

di Renato Pierri

Caro direttore,
i vescovi, pronunciandosi contro l’eutanasia, nel messaggio per la Giornata per la vita, si sono appellati al fatto che "la vita umana è un bene inviolabile e indisponibile". E’ lo stesso principio cui si appellano anche i non credenti contrari all’eutanasia. La Chiesa, in proposito, alle volte si richiama a versetti dell’Antico Testamento, dove si possono anche trovare concetti in contrasto col Vangelo, ma non fonda mai la sua posizione sul Vangelo stesso. Quando parla di eutanasia, non fa mai riferimento al Signore del Vangelo. E un motivo c’è. L’eutanasia, praticata su persone soggette a sofferenze insopportabili, risponde pienamente al comandamento dell’amore verso il prossimo; ovviamente qualora il suo fine sia unicamente il vantaggio del malato. Di contro, l’atteggiamento di colui che davanti alla sofferenza più atroce, preferisce lavarsene le mani (se non interviene Dio, perché mai dovrei intervenire io?), non risponde al comandamento fondamentale di Gesù. Non è umano.

Ed è disumano invitare un bambino che nasce, tanto per fare un esempio, con una grave manifestazione di spina bifida, il cui calvario sarà più lungo di quello relativamente breve del Cristo, a fare affidamento sulla "virtù della fortezza", secondo quanto espresso con sconcertante disinvoltura dai vescovi della Cei.

Renato Pierri



Mercoledì, 15 ottobre 2008