Lettera
Scomunica per le donne sacerdote

di Renato Pierri

Gentile direttore, il Vaticano, ha pubblicato un decreto (Osservatore Romano - 29 maggio) che minaccia di scomunica immediata chiunque ordini una donna come sacerdote. Questa misura riguarda, allo stesso modo, ogni donna ordinata sacerdote. La notizia non fa scalpore. Nessuno protesta. Neppure le donne protestano. E qual è ancora nel terzo millennio il serio motivo che la Chiesa adduce per evitare il rischio che una donna diventi sacerdote, e magari cardinale, e magari (Dio ce ne scampi!) anche Papa? Eccolo: “Gesù Cristo non ha chiamato alcuna donna a far parte dei dodici. Se egli ha fatto così, non è stato per conformarsi alle usanze del suo tempo, poiché l’atteggiamento, da lui assunto nei confronti delle donne, contrasta singolarmente con quello del suo ambiente e segna una rottura voluta e coraggiosa” (Congregazione per la Dottrina della Fede - Inter Insigniores). Ma è ovvio che non fu il timore di infrangere le regole dell’epoca, a determinare la decisione del Signore, bensì la consapevolezza che chiamare delle donne a far parte degli apostoli, sarebbe stato non solo perfettamente inutile, ma anche di serio ostacolo all’evangelizzazione del mondo. Il Signore sapeva perfettamente che nessuna donna avrebbe potuto sostituire gli apostoli, in quel periodo ed in quella società. Le difficoltà, già insormontabili per un uomo, sarebbero state impossibili da superare per una donna. Al tempo di Gesù, legalmente, la donna era considerata minorenne, e quindi irresponsabile. Ma le donne cristiane di oggi si sono un pochino emancipate rispetto alle donne della Palestina di duemila anni fa. Cristo "qui e ora", non farebbe distinzioni di sorta, e se dovesse scegliere gli apostoli nel nostro tempo, non esiterebbe a nominare sei donne e sei uomini.


Renato Pierri





Giovedì, 05 giugno 2008