Lettera
Il rimorso di Raskòlnikov è casa d’altri tempi

di Elisa Merlo

Ragazzi normali, dalle facce normali, dai comportamenti normali, appartenenti a famiglie normali, compiono azioni che ci lasciano attoniti, sgomenti. La vita per loro sembra non contare nulla, così come sembra essere priva di significato la sofferenza di una coetanea. Però, può sembrare assurdo, ma non è facile oggi far capire ad un ragazzo che tormentare una persona, oppure ucciderla è male gravissimo. Una volta il male era (apparentemente) dall’altra parte; dalla parte di chi stava fuori dalla legge, fuori dalla società; di qua c’erano le regole, la legge civile e morale, c’era il bene. I cattivi di là (apparentemente), i buoni di qua (apparentemente). Ma oggi qualcosa è cambiato: le informazioni arrivano a valanghe, e i ragazzi apprendono che la vita di una persona non conta nulla per la mafia, ma non conta nulla neppure per i potenti della terra che stanno dalla parte dove ci sono le regole e la legge civile e morale. Sanno che i potenti possono decidere di sacrificare migliaia di persone innocenti, per fare una guerra non assolutamente necessaria. Sanno che la vita di un bambino non conta nulla per chi fabbrica bombe a grappolo, o altre armi micidiali. Sanno che per le multinazionali conta poco la vita e la sofferenza di milioni di persone. Sanno che il valore della vita è molto molto relativo, anche per la natura che non distingue tra uomini e formiche. E si confondono, e non distinguono più tra bene e male. E possono tormentare e massacrare, e non sentirsi in colpa. Il rimorso di Raskòlnokov è cosa d’altri tempi.


Elisa Merlo



Venerd́, 23 maggio 2008