Lettera
Da un punto di vista religioso, è un pessimo film.

di Renato Pierri

Domenica 23 marzo Rai1 tra tanti film sulla Passione, ha scelto La Passione di Cristo del regista Mel Gibson. Per rendersi conto di quanto questo film sia lontano dallo spirito del vangelo, basta leggere il seguente versetto di Matteo: “E così rilasciò loro Barabba, mentre Gesù, dopo averlo flagellato, lo consegnò perché fosse crocifisso” (Mt 27,26); ed il commento che ne fa il teologo Angelo Lancellotti: “I due gravissimi atti con cui si conclude il processo sono appena accennati; ciò è indice del vivo ribrezzo che suscitava il loro ricordo nella Chiesa apostolica” (Matteo, Nuovissima Versione della Bibbia, Edizioni Paoline). Il messaggio dell’amore del Cristo per gli uomini, è stato trasmesso tramite l’amore di coloro che lo conobbero, e che non indugiarono mai nella descrizione minuziosa insistente gratuita delle sue sofferenze. Questione d’umanità, oltre che di religiosità. Nessuno per ricordare una persona cara, penserebbe di fotografarla momento per momento, mentre è in agonia sul letto di morte. Occorre un certo distacco, mancanza d’amore, forse un po’ di cinismo. Il film di Mel Gibson è irriguardoso verso il Signore; e l’unico messaggio trasmesso dal robot a lungo flagellato, è quello della cattiveria e della ottusità degli uomini. Da un punto di vista religioso, è un pessimo film.

Renato Pierri



Martedì, 25 marzo 2008