Lettere
Santa pazienza

di Veronica Tussi

Caro direttore,
come credente, mi sembra un po’ patetico questo sforzo di tanti credenti di voler a tutti i costi dimostrare che la fede non debba alle volte rinunciare alla ragione. Eppure gli interrogatvi senza risposta che pone la credenza nel Dio del Vangelo, sono noti a tutti. Lo stesso Benedetto XVI, nel suo libro "Gesù di Nazaret" dà un piccolo esempio. A pagina 56 scrive: “Naturalmente si può chiedere perché Dio non abbia creato un mondo in cui la sua presenza fosse più manifesta; perché Cristo non abbia lasciato dietro di sé un ben altro splendore della sua presenza, che colpisse chiunque in modo irresistibile". E sapendo che una ragionevole risposta non c’è, conclude: "Questo è il mistero di Dio e dell’uomo, che non possiamo penetrare". Il che significa: se vogliamo credere in Dio, dobbiamo rassegnarci ad accettare le contraddizioni che ne conseguono. La fede in Dio pone limiti alla ragione. Pazienza! Un credente però può anche perderla, la santa pazienza, quando i limiti alla ragione non sono posti dalla fede in Dio, ma dal Magistero ecclesiastico. La speranza è che la Chiesa, come si è resa conto d’aver calpestato la ragione nel passato, ed abbia cristianamente chiesto perdono, così possa rendersi conto tra qualche secolo degli errori attuali, e chiedere ancora perdono.


Veronica Tussi



Venerdì, 18 gennaio 2008