Lettera
Parusia

di Renato Pierri

Gentile direttore, immagino che a Lucia Annunziata, sia sfuggito che l’autore della curiosa lettera che appare oggi (31 marzo) su La Stampa, sia un testimone di Geova. Gli risponde, infatti, seriamente: "Difficile risponderle. Un’affermazione di fede, una riflessione sulla fine del mondo, non sono argomenti di dibattito, ma convinzioni da rispettare". Rispettare, sì, ma vogliamo almeno rilevarne l’assurdità? L’autore annuncia tranquillamente "l’imminenza del ritorno di Cristo"; ci informa che "in molte chiese riformate la Parusia è un evento importante ma lungi dall’essere alle porte" (cito sempre le sue parole); parla di un "Agnello fortemente adirato".
Riguardo alla parusia, Gesù disse: "Vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo...In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accadrà" (cf Mt 24). Però di generazioni ne sono passate tante, tantissime, e la venuta "imminente" non c’è stata. San Paolo fraintese le parole di Gesù, ma poi ebbe a ricredersi: "Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore...di non lasciarvi così facilmente confondere...quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in questo modo" (2 Tessalonicesi). Le attese apocalittiche raggiunsero il culmine nell’anno Mille, ma oggi nessuna chiesa di grande tradizione attende il ritorno di Cristo così come è descritto dalla Bibbia. Fine del mondo imminente, Agnello fortemente adirato (questa poi!): è la tecnica "del bastone e della carota" su cui proliferano tante sètte e gruppi pseudoreligiosi.



Renato Pierri



Lunedì, 31 marzo 2008