Lettera
Parole come macigni

di Francesca Ribeiro

Gentile direttore, ieri sera (13 nov.) mons Rino Fisichella, durante la trasmissione di Bruno Vespa, riferendosi al caso Englaro, ha detto che bisogna essere rispettosi del dolore altrui e che le parole pesano come macigni. Parole sacrosante che vorrei fossero tenute presenti da tutti coloro che sono contrari alla sospensione della alimentazione alla donna da 16 anni in stato vegetativo. I macigni non cadono su un corpo privo di coscienza e sensibilità, ma su coloro che amano la persona Eluana Englaro. Parlare, come ha fatto il cardinale Barragan, di "terribile morte per fame e per sete" e di assassinio, non solo è un infierire sui familiari di Eluana, ma è anche dimostrazione d’ignoranza della lingua italiana. Fame: "Vivissimo desiderio di mangiare, sofferenza prodotta dalla necessità di nutrirsi" (A. Niccoli); sete: "Bisogno di ingerire acqua, caratterizzato da una sensazione di secchezza del cavo faringeo" (Devoto - Oli). Il corpo di Eluana, però, non soffre e non ha sensazioni. Assassinio: "Omicidio perpetrato con singolare violenza e crudeltà" (Devoto - Oli).

Francesca Ribeiro



Venerd́, 14 novembre 2008