Lettera
Obiettività storica

di Elisa Merlo

Gentile direttore,
ingenuità o altro può indurre Sergio Romano (Corriere della Sera del 16 giugno) a scrivere, rispondendo ad un lettore :"Non credo che l’espressione «mani sporche di sangue» si adatti a George W. Bush. Ha commesso un clamoroso errore politico, ha dato retta a pessimi consiglieri, ha preso decisioni avventate di cui ha male calcolato le conseguenze e, forse, non è particolarmente intelligente. Ma non è un assassino ed è persino possibile che credesse di agire, invadendo l’Iraq, per il bene del suo Paese se non addirittura dell’umanità"? Si può definire errore politico la sciagurata decisione di devastare con una terribile guerra un Paese la cui popolazione, soprattutto infantile, era già stata decimata dall’embargo? Ed è storicamente lecito giustificare l’azione criminosa affacciando l’ipotesi che Busch potesse credere di agire per il bene del suo Paese se non addirittura dell’umanità? E che vuol dire? Ammesso che sia vero, il fine giustifica i mezzi? In base a questo ragionamento un giorno uno storico ci dirà che in fondo Hitler credeva di agire per il bene della Germania se non addirittura dell’umanità. E allora? Questo lo rendeva meno colpevole?

Elisa Merlo



Marted́, 17 giugno 2008