Lettera
Negazionismo evangelico

di Normanna Albertini

Si chiama revisionismo? Oppure negazionismo? Posso capire chi mette in dubbio l’esistenza stessa di Cristo, soprattutto se non credente o di un’altra religione, ma andare a mettere mano ai vangeli sinottici, a tutta una tradizione che, comunque, aveva una sua valenza etica anche simbolica, con Dio che s’incarna in un bimbo povero, profugo, figlio di una ragazza madre, perseguitato, senza casa, senza nulla, completamente inerme, immagine della condizione di coloro per i quali ha mostrato la sua preferenza, mi pare veramente il colmo! E lo si vuole giustificare con la frase riportata qui sotto, presa dal vangelo di Matteo:
"Quando Giuseppe si svegliò, fece come gli aveva ordinato l’angelo di Dio e prese Maria in casa sua. E senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù" (Mt 1:24-25).
Così, quest’anno, Gesù nasce a casa di suo padre, quello putativo, come deve essere per ogni famiglia normale… Soltanto che, secondo i vangeli, la sua non era una famiglia “normale”: la normalità, per i poveri, è l’eccezionalità!
“La composizione del presepe in piazza San Pietro di quest’anno è ambientata nella casa di Giuseppe.
L’intero insieme compositivo si sviluppa su tre ambienti: la Natività, che domina il centro della rappresentazione, è collocata in un patio coperto all’interno di un’abitazione. Questa è stata interpretata come un edificio dimesso dove Giuseppe ha ricavato la propria dimora e la sua bottega da falegname.
All’interno della casa, su un ballatoio, sono stati collocati gli angeli che assistono alla nascita di Gesù. Questi non vogliono solo evocare l’Annunciazione di Maria e il colloquio avuto con Giuseppe, ma hanno anche la funzione di annunciare l’evento e di assistere e proteggere il neonato, la Chiesa e la vita umana.
Sul lato destro della Natività è ricreata la bottega da falegname, allestita con i suoi tipici strumenti.
Sul lato sinistro è stata invece ricostruita una locanda, luogo dai diversi significati: momento di vita collettiva, contrapposizione della vita materiale a quella spirituale, e, infine, riferimento al viaggio di Maria e Giuseppe verso l’Egitto, reso ancora più intenso dalla strada che sale verso i confini della città.
Ai lati della Natività sono presenti l’acqua e il fuoco: la prima, simbolo di purezza e sorgente di vita, sgorga da una fontana; nel forno dell’osteria, invece, brilla la fiamma, trionfo della luce sulle tenebre, rappresentante la vita stessa nonché la luce e la forza che viene da Dio.”
Il vangelo di Matteo, però, dice:
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.

Gesù nacque a Betlemme, “Casa del pane”, nacque come tanti pastori di allora e tanti poveri di oggi, nacque da una giovane povera e in viaggio, come tante donne di oggi, nacque senza sicurezze, povero, riconosciuto soltanto dai poveri.
Che in Vaticano si arrivasse a tanto proprio non l’avrei mai immaginato. E’ di moda il negazionismo storico, scientifico e ambientalista. Ora siamo pervenuti al negazionismo evangelico. Auguri.



Sabato, 15 dicembre 2007