Lettera
Il frate di Pietrelcina e la santa corbelleria

di Attilio Doni

Padre Pio il 17 ottobre 1915, scriveva a padre Agostino: “Tutti i tormenti di questa terra raccolti in un fascio, io li accetto, o mio Dio, io li desidero qual mia porzione... Voi [padre Agostino] poi mi esortate ad offrirmi vittima al Signore per i poveri peccatori. Questa (offerta) la feci una volta e la vado rinnovando ancora più volte al giorno. Ma come va che il Signore non mi esaudisce?”. La risposta sarebbe dovuta essere: “Non ti esaudisce, caro figliolo, semplicemente perché il Signore non è come quell’ufficiale delle SS, che ad Auschwitz esaudì la richiesta di padre Kolbe". Dio, a differenza dell’ufficiale delle SS, non dà tormenti a nessuno, innocenti o colpevoli che siano; né toglie tormenti ad uno dei suoi figli per darli ad un altro figlio. Dio non è dispensatore di dolori. Dio non è un capriccioso tiranno”.
Padre Pio è il santo che diceva: “Ringrazia e bacia dolcemente la mano di Dio che ti percuote; conviene addomesticarsi con i patimenti che piacerà a Gesù mandarvi” (Il sorriso di Dio, Ed. Paoline, 2001). Era anche persuaso, il frate di Pietrelcina, che ai tormenti divini si aggiungessero le vessazioni diaboliche. Una sorta di associazione a delinquere divino-satanica. Ma non si deve pensare che solo padre Pio abbia commesso questo gravassimo errore che offende l’intelligenza, offende Dio, ed ovviamente non trova fondamento alcuno nel Vangelo. Nessun sostenitore di questa santissima corbelleria, infatti, cita il Vangelo. Tutti si aggrappano a san Paolo, il quale nella lettera ai Colossesi, la cui autenticità non è certa, scriveva: “Ora io gioisco nelle sofferenze che sopporto per voi, e completo nel mio corpo ciò che manca dei patimenti del Cristo... “. Versetto che Elio Peretto commenta così: “Non è facile capire come Paolo completi nel suo corpo ciò che manca alle sofferenze di Cristo. é certo che l’atto redentore di Cristo fu perfetto e sovrabbondante” (La Bibbia – Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni Paoline). Ed invece sono sorti come funghi i nuovi redentori, i quali non si sono mai resi conto di sminuire il sacrificio di Cristo.
Tommaso da Celano, il biografo del Santo d’Assisi, pure era persuaso della santa corbelleria. Nella Vita Prima, racconta: “Anzi, poiché non aveva ancora completato nella sua carne quanto mancava alla Passione di Cristo, sebbene ne portasse nel corpo le stimmate, incorse in una grave malattia d’occhi, come se Iddio mandasse a lui un nuovo segno della sua misericordia... “ (Fonti Francescane, Editio Minor, Editrice Francescane, pag. 280).
Alcuni santi, poiché il Signore non sempre era disposto a regalare loro tormenti, se li procuravano da soli, al punto da abbreviare la loro esistenza Un sorta di lento suicidio. Una sorta di auto-eutanasia. Basti ricordare santa Caterina da Siena e santa Gemma Galgani. Se non si fossero sottoposte a patimenti e inutili privazioni (inutili, giacché il Signore non è come quell’ufficiale) avrebbero potuto vivere più a lungo. Ma ai santi tutto è permesso.
Qualcuno penserà che erano altri tempi, che anche padre Pio appartiene al passato, e che certamente oggi nessuna persona di buon senso crede nella santa corbelleria. Ed invece a crederci sono in moltissimi, anche persone colte e intelligenti. Il che dimostra come spesso all’intelligenza possa accompagnarsi l’ingenuità. Una di queste persone, tanto per fare un nome, è Antonio Socci, il quale chiama padre Pio “Alter Christus”, e, assieme a Paolo Brosio, è persuaso che santi e Madonne accompagnino i loro miracoli con profumi di viola, lavanda e gelsomino. I miracoli di Gesù che odore avevano? Di gigli. Sicuramente di gigli di campo. Ma si tratta solo d’ingenuità, o c’è dell’altro? C’è dell’altro, ma lo dirò un’altra volta.
Attilio Doni



Lunedì 08 Febbraio,2016 Ore: 18:20