Lettera
Umberto Galimberti su D di Repubblica risponde alla lettera di Miriam Della Croce

Il cristianesimo dei miracoli
Leggiamo nel Vangelo di Giovanni (20,29) che Gesù disse: "Voi credete perché vedete, ma beati saranno coloro che crederanno senza vedere"
Risponde Umberto Galimberti
Foto di Giovanni Troilo
 
Mercoledì sera, 3 novembre, Bruno Vespa ha dedicato la trasmissione alla terza delle sue passioni: miracoli e stimmate. La prima, stando al numero di trasmissioni che vi dedica, è costituita dai fattacci di cronaca nera. La seconda, alla politica. L'altra sera si parlava di Natuzza Evolo. L'immagine che è stata mostrata più di sovente è stata quella piuttosto raccapricciante delle stimmate sul corpo di Natuzza. Tra gli illustri invitati: Luisa Corna e Walter Nudo. C'erano poi un vescovo, un giornalista, e altri, ma, come sempre accade nelle trasmissioni vespine dedicate a temi religiosi, era assolutamente assente una voce cristiana che potesse dimostrare che le stimmate sono teologicamente un assurdo. È impossibile, infatti, attribuire a Dio un intervento che produca effetti negativi (piaghe dolorose e sanguinolenti) sul corpo delle sue creature. Sarebbe come bestemmiare. La piaghe le producono gli uomini. Ma chi era Natuzza? Era una persona analfabeta che del Vangelo aveva capito assai poco. Analfabeta, ma capace di ricorrere a piccole furbizie: "Io ripeto solo quello che l'angelo mi dice. Ad esempio se una mamma mi chiede: "Di che è morto mio figlio?", e dice questo per provarmi, l'angelo mi risponde: "Lei lo sa già", e io dico a quella persona: "Voi lo sapete" (Natuzza Evolo e gli Angeli, di don Marcello Stanzione). Oppure furbetto era l'angelo? Ma come descriveva Natuzza gli angeli con i quali aveva tanta familiarità? Diceva che erano "bambini bellissimi, luminosi, sollevati da terra". L'esito del processo canonico è scontato. Natuzza salirà agli onori degli altari. Ma è cristianesimo questo? Miriam Della Croce
 
Risposta di Umberto Galimberti
 Condivido la sua malinconia nel constatare che c'è chi si incarica di diffondere un cristianesimo, che, al pari delle religioni animiste, trova nelle apparizioni e nei miracoli il fondamento della fede e il sigillo della santità. Non mi pare sia questo il messaggio originario che Cristo ha voluto dare a quanti riponevano e ripongono la loro fede in lui. E ne è prova il fatto che non ha esitato a mostrare a tutti il dolore della sua passione e a pochissimi il miracolo della sua resurrezione, quasi a significare che il suo messaggio non doveva trovare conferma nell'eccezionalità del miracolo, ma nella partecipazione al dolore che affligge la condizione umana. E invece la fede che si appoggia alle apparizioni e ai miracoli che cosa attende da questi due eventi che fuoriescono dall'ordine naturale? A me pare che quanti si nutrono di questa fede attendono la guarigione dalla malattia, il risolvimento istantaneo di problemi che angustiano, la protezione contro la precarietà dell'esistenza, l'auspicio di un futuro felice perché conforme alla proprie aspirazioni e ai propri desideri. In pratica, con i loro pellegrinaggi, con le loro devozioni i fedeli che si affidano ad apparizioni e miracoli, anche se non consapevolmente, vogliono di fatto piegare la volontà di Dio all'esaudimento dei loro più pressanti bisogni e più ardenti desideri. Ma soprattutto vogliono sapere se Dio esiste davvero, altrimenti inutile e vana sarebbe la loro preghiera. E allora che prova migliore c'è dell'esistenza di Dio e della sua attenzione per la condizione umana di quella offerta dalle apparizioni e dai miracoli? Apparizioni e miracoli sottoposti a verifiche scientifiche col piacere di constatare che di fronte a certi fenomeni la scienza è muta. La cosa non mortifica la scienza che, per il solo fatto di essere un sistema ipotetico deduttivo, è ben consapevole dei propri limiti. La cosa mortifica la fede se questa prende quota a partire dai limiti della scienza e non dalla natura del messaggio che, nel caso del cristianesimo non è lì a dirci che il soprannaturale esiste all'unico scopo di esaudire i nostri bisogni e i nostri desideri. Una religione come quella cristiana che, piaccia o non piaccia, ha dato forma e sostanza alla cultura dell'Occidente dovrebbe difendersi da quanti alimentano l'infantilismo della religiosità, perché non è educativo far presa sugli aspetti più primitivi e più ingenui della nostra psiche e consegnare ad essi l'immagine di Dio. Del resto non era proprio Gesù che, in occasione della sua trasfigurazione, "proibì ai suoi discepoli di raccontare ad alcuno quello che avevano visto"? (Vangelo di Marco, 9,9).
 

 

 


Domenica 28 Novembre,2010 Ore: 16:43